Ospedale Covid Bari, 10 indagati per corruzione e falso

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La guardia di finanza di Bari sta notificando un avviso di conclusione delle indagini a dieci persone, nell’ambito di una inchiesta della procura di Bari sulla costruzione dell’ospedale Covid a Bari e su oltre 250 procedure ad evidenza pubblica per un valore di circa 100 milioni di euro.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti.

Secondo le indagini, per quanto riguarda l’ospedale Covid in fiera a Bari, con un importo a base d’asta di circa 9,6 milioni, l’allora dirigente della protezione civile Mario Lerario e l’allora responsabile unico del procedimento Antonio Mercurio, avrebbero condizionato di fatto la scelta del contraente con mezzi fraudolenti.

   Gli inquirenti evidenziano che l’allora dirigente ad interim della sezione protezione civile della Regione Puglia, Mario Lerario, e il responsabile unico del procedimento Antonio Mercurio, avrebbero condizionato la scelta del contraente con mezzi fraudolenti, consistiti nell’inserire nella lettera di invito trasmessa a 6 ditte (oggetto di sorteggio pubblico di cui non vi è̀ traccia negli atti) un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza – come evidenziato dai consulenti tecnici nominati da questa Procura – il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara. Entrambi, con un ulteriore componente della commissione di gara, avrebbero inoltre attribuito all’impresa da loro favorita punteggi numerici in maniera del tutto anomala. Inoltre la guardia di finanza evidenzia che gli indagati si trovavano, peraltro, quale presidente e componente della commissione, in una situazione di incompatibilità. Lerario fu arrestato in flagranza nel dicembre 2021 dopo aver ricevuto una mazzetta in cambio di appalti. La Corte d’Appello di Bari ha di recente ridotto a quattro anni e quattro mesi di reclusione (da 5 anni e 4 mesi) la condanna (ansa).

redazione

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