Martedì 7 giugno, ore 19.00
Accademia delle Scienze, Villa La Rocca – Bari
Il concerto avrà anche una matinée nello stesso giorno, alle 10,30, nella Biblioteca Metropolitana di Bari De Gemmis (strada Lamberti 3), in collaborazione con l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, comitato Provinciale di Bari).
Tutti i dettagli sul sito collegiummusicumbari.it: biglietti a 10 euro (intero) e 7 euro (ridotto per studenti, over 65 e diversamente abili). Infotel: 340.499.38.26 – 338.645.05.76.
«Un mio buon vecchio amico, il poeta Iakovos Kambanellis – spiega Theodorakis -, fu imprigionato a Mauthausen durante la seconda guerra mondiale. Nei primi anni Sessanta egli scrisse le memorie di quel periodo con il titolo “Mauthausen”. Nel 1965 scrisse anche quattro poesie sull’argomento e mi diede la possibilità di metterle in musica. Cosa che feci con grande piacere, anzitutto perché mi piaceva la poetica dei testi, in secondo luogo perché io stesso fui imprigionato durante l’occupazione nazista in carceri italiane e tedesche, ma principalmente perché questa composizione offre l’occasione di ricordare alla generazione più giovane della storia, quella storia che non deve essere dimenticata. Prima di ogni cosa, la Cantata “Mauthausen” è indirizzata a tutti coloro che soffrirono sotto il fascismo e che lo combatterono. Noi dobbiamo avere sempre ben presente i crimini nazisti, poiché quella è l’unica garanzia e il solo modo di essere sicuri che non si ripetano ancora. Come possiamo vedere, ogni giorno il fantasma del fascista è ben lontano dall’essere sepolto. Raramente esso mostra il suo vero volto; culture e mentalità fasciste esistono in tutto il mondo. Per noi che abbiamo dovuto vivere tutto quel periodo di orrore, il compito più importante è proteggere i nostri figli da tale pericolo».
Quanto al monologo di Scardicchio, la storia consiste nel racconto di un turista che, giunto in escursione al campo di prigionia nazista di Terezin (Repubblica Ceca), vi incontra casualmente un piccolo musicista. Al termine del loro colloquio la sua percezione di quella tragedia storica, nonché delle proprie personali certezze, si ritroveranno radicalmente mutate. «Il testo – afferma Cosimo Lerario – nasce dalla esigenza di rielaborare il tema del genocidio ebraico del secolo scorso emendandone la rievocazione dalla consueta (seppure inevitabile!) lugubre modalità espressiva con cui viene comunemente narrato. Senza, con ciò, assolutamente misconoscerne né sminuirne sia orrore che tragicità. Il racconto di quegli eventi viene condotto in un ambito espressivo essenzialmente metafisico e spirituale; in tal modo collocando la Morte stessa (che ovviamente ne costituisce l’elemento portante) in una dimensione confortante ed onirica, se non addirittura fiabesca. Al punto da rendere questo testo particolarmente idoneo a illustrare la storia di quegli eventi alle generazioni più giovani. Dolore e disperazione restano, quindi, sullo sfondo della vicenda; mentre in primo piano spiccano da protagonisti l’Arte e la Musica, che restano i soli unici strumenti in grado di conferire i connotati della Eternità a qualsivoglia nefanda esperienza umana». Questo reading è tratto dal racconto con il medesimo titolo vincitore, nel 2019, del Premio della presidenza della Camera dei Deputati alla XXV edizione del concorso internazionale di Narrativa Inedita “Città di Bitetto”.