Mio padre era solito raccontare di un contadino che, solo grazie alla sua sagacia, era riuscito a liberarsi di un asino macilento e riottoso al lavoro, vendendolo in una fiera di paese.
Il caso volle, però, che, di lì a poco, durante una sagra, l’uomo vide proporsi lo stesso asino del quale s’era liberato; al che, dopo aver opposto un netto rifiuto, non poté fare a meno di dire qualcosa all’animale.
Mi capita spesso seguendo i talk show politici (perché tali ormai sono!) di assistere alla presentazione di politici pugliesi e di ascoltare il panegirico che se ne tesse, esulando, ovviamente, dalla considerazione di un consenso costruito rimestando fra sinistra salottiera e missini tatarelliani, senza non passare per gli ultras della squadra locale, e, inevitabilmente, non posso fare a meno di pensare alla storia che raccontava mio padre.
A proposito, solo adesso mi accorgo di non avere ancora riportato cosa il contadino disse all’asino: “Rafanìdde, fatt’accattà da ce non te canosce!”.
Gennaro Annoscia