BARI, 11 AGO – “Sono morti da innocenti, non si può morire così. La sola colpa di mio marito è stata quella di andare a lavorare e di spaccarsi la schiena tutte le mattine”.
Sono le parole di Anna, la vedova di Luigi Luciani, ammazzato insieme con il fratello Aurelio, entrambi agricoltori, perché testimoni dell’agguato in cui sono stati uccisi tre giorni fa a San Marco in Lamis il boss Mario Luciano Romito e suo cognato Matteo De Palma. Anna, psicologa e professoressa in una scuola media del paese, racconta:”La settimana scorsa io e Luigi stavano organizzando la festa per il primo compleanno di nostro figlio; oggi, invece, mi ritrovo a dover scegliere la bara per mio marito. Non si può morire da innocenti, non si può morire così”. “Come faccio – si chiede – a metabolizzare un lutto così violento? Come faccio a spiegare ai miei figli quanto accaduto al loro papino. Un’intera famiglia è distrutta. Mia cognata è distrutta. Ad ottobre darà alla luce la bambina che non conoscerà mai il padre”
ansa
di Antonio Carbonara