Non ha ancora trent’anni, Marianna Mappa, soprano barese in grande ascesa di scena sabato 31 agosto (ore 20.45) nel chiostro Santa Chiara di Mola di Bari per l’AgìmusFestival diretto da Piero Rotolo nella Rete di musica d’arte Orfeo Futuro, con il recital “Vissi d’arte: voci di donna tra Ottocento e Novecento” (info 368.568412). La cantante, che prima di scoprire il canto aveva dato dimostrazione di grande talento anche come pianista, è già una grande promessa della lirica. E non solo perché ha trionfato al Concorso Internazionale di canto lirico Valerio Gentile, sul quale l’Agìmus accende ancora una volta i riflettori, ospitando il vincitore durante una serata dedicata a Giovanni Padovano, indimenticato presidente del sodalizio molese e protagonista della vita culturale pugliese in un periodo di grande sofferenza personale.
Marianna Mappa, che si è diplomata in canto lirico e pianoforte al Conservatorio Verdi di Milano, dopo aver iniziato gli studi al Conservatorio Piccinni di Bari, ha già maturato una serie di importanti esperienze a livello nazionale ed internazionale. A partire dall’ammissione, nel 2016, al Centre Placido Domingo di Valencia, attraverso il quale ha poi interpretato, sia al Palau de Les Arte Reina Sofia che al Palau della Musica, ruoli importanti in “Turn of the Screw” e “Peter Grimes” di Britten, “Bastiano e Bastiana” di Mozart, “Madama Butterfly” di Puccini e altri titoli con registi del calibro di Davide Livermore ed Emilio Lopez e direttori quali Diego Matheus e Fabio Biondi. Ed è anche stata protagonista al Giovanni Paisiello Festival di Taranto lo scorso anno nell’opera “Le gare generose” diretta da Giovanni Di Stefano con la regia di Isa Traversi. Per l’Agìmus, accompagnata dalla pianista Angela Zaccaria, anche lei barese, e da Maurizio Pellegrini in veste di voce narrante, propone un florilegio di arie da opere di Mascagni (“Son pochi fiori” da “L’amico Fritz”), Puccini (“O mio babbino caro” da “Gianni Schicchi” e “Vissi d’arte” da “Tosca”), Giordano (“Dio di giustizia” da “Fedora”) e Cilea (“Io son l’umile ancella” da “Adriana Lecouvreur”) e, nella seconda parte, un repertorio tutto spagnolo con arie di Gimenez (“Me llaman la primorosa” da “El barbero de Sevilla”), Luna (“De España vengo” da “El niño judìo”) e Chapì (“Carceleras” da “La hijas de Zebedeo”).
redazione