Una chiusura in anticipo, senza alcuna comunicazione, del progetto Centro Diurno Socio-Educativo Riabilitativo e Servizio Domiciliare per persone videolese pluriminorate presso il “Messeni Localzo” di Rutigliano. L’amara notizia è stata appresa dai genitori dei circa 30 pazienti che si recano nella struttura.
Una lettera di dolore quella di Antonio Manzolillo, padre di Massimo, un giovane ragazzo videoleso che da anni si reca nella struttura “Messeni Localzo” di Rutigliano. Nella stessa si rammenta l’incontro avuto nella sede della Città Metropolitana in data 04/04/2017, alla presenza del presidente regionale Unione Italiana Ciechi, Luigi Iurlo, del presidente provinciale Unione Ciechi, Vito Mancini, del rappresentante dei genitori, Antonio Manzolillo, del segretario generale, Dino Fusco, del consigliere delegato alle politiche sociali, Valenzano Giuseppe, del dirigente del servizio controllo dei fenomeni discriminatori Welfare, Nunzia Positano. Nell’incontro si confermava il servizio sino al 16 giugno 2017, con l’impiego di ulteriori stanziamenti finanziari. Nessuna spiegazione da parte dei responsabili della città metropolitana.
“Non è giusto che i nostri figli oltre ad essere stati penalizzati dalla Divina Provvidenza, debbano anche essere maltrattati dai nostri Politici, Dirigenti e Rappresentanti, che non hanno avuto neanche la delicatezza di informarci dei motivi per i quali il progetto è stato interrotto. Certamente la sensibilità non la si ha e non la si prova, se non quando si ha in famiglia un soggetto disabile, a maggior ragione se è un pluriminorato. Se quest’ultima parola non fosse chiara, parliamo di giovani che oltre alla cecità, hanno diverse patologie invalidanti“.
Sono le parole del genitore che ha sottoscritto la lettera, voglio sottolineare -continua Manzolillo, “la gioia che provano i ragazzi nel frequentare il centro che dà loro la possibilità di relazionarsi, di svolgere attività che li fanno sentire soddisfatti e felici, che offre uno scopo alle loro giornate. Per l’Amministrazione tre settimane rappresentano un risparmio di spesa, ma per i nostri ragazzi sono un occasione persa per socializzare, imparare, crescere. La mia lettera, oltre ad essere uno sfogo, è una viva e giustificata protesta verso coloro che dovrebbero tutelarci”.
Probabile un gesto di protesta dei genitori dinanzi alla sede della Città Metropolitana.
di Antonio Carbonara