Al Multicinema Galleria di Bari in proiezione il film documentario “Ferrante Fever”

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Martedì 3 ottobre (alle 16.00 – 18.30 – 21.00) prosegue per il secondo e ultimo giorno al Multicinema Galleria di Bari (Corso Italia 15, infotel: 080.521.45.63) la proiezione dell’atteso film documentario “Ferrante Fever”, diretto da Giacomo Durzi: un viaggio straordinario tra Napoli e l’America, attraverso l’opera di Elena Ferrante, scrittrice tanto popolare quanto inafferrabile.Di lei non si sa praticamente nulla, al di fuori della sua dichiarata origine napoletana e dei pochissimi elementi biografici che ha rivelato in La frantumaglia (Edizioni E/O, 2003), una specie di zibaldone che raccoglie tutti i pezzi, le lettere, i pensieri che hanno accompagnato il lavoro della scrittrice a partire dal 1992. Ma oggi – in un mondo dove l’apparire è tutto – questo negarsi è diventato uno scandalo.

 

Il film-doc ci conduce per le strade di New York, dove può capitare di imbattersi in una libreria con in bella mostra all’interno di una teca speciale, i romanzi di una misteriosa narratrice italiana. Una scritta al neon “molto anni 80”, coloratissima come quelle dei fast food, li illumina di luci cangianti, strillando “Ferrante fever”. Febbre Ferrante, proprio così. Perché a partire dal 2013, quando il severo critico letterario James Wood recensisce in termini entusiastici per il The New Yorker il primo romanzo del ciclo L’amica geniale, il caso Elena Ferrante – scrittrice sconosciuta e autrice di romanzi di successo che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità – travalica i confini nazionali e diventa un fenomeno globale. Alla fine del 2014, nello stilare la sua classifica annuale, la rivista americana Foreign Policy inserisce Ferrante tra le cento personalità e pensatori piu influenti del mondo. Gli estimatori sono molti, dalla scrittrice premio Pulitzer Elisabeth Strout a Jonathan Franzen, passando per i critici piu esigenti di New York Times, The New Yorker, Boston Globe ed Economist.

Il fenomeno sembra inarrestabile: persino Hillary Clinton,durante la campagna presidenziale, parla dei romanzi della Ferrante. «Ipnotici – dice agli ascoltatori del suo podcast – non riesco a smettere di leggerli». Insomma, gli americani vanno pazzi per la Ferrante. Ma non solo: nel frattempo i romanzi del ciclo L’amica geniale conquistano la critica e scalano le classifiche di tutta Europa, dal primo posto in Norvegia alle prime posizioni In Inghilterra, Francia, Germania.

E in Italia? Elena Ferrante si legge in metropolitana, in treno e sotto l’ombrellone, come la vera e la migliore letteratura popolare, che sa coniugare qualità stilistica, contenutistica e universalità tematica, all’intrattenimento per un pubblico vasto ed eterogeneo. Un tipo di narrativa che sembrava essere sparita dalle case degli italiani e dalle classifiche. Elena Ferrante è ormai diventata un mito. I lettori la premiano, ma tra gli addetti ai lavori infuria la polemica. La scrittrice continua a restare nell’ombra, nonostante il successo di romanzi come L’amore molesto e I giorni dell’abbandono e dei film da essi tratti, e ha già partecipato al premio Strega senza clamori né proteste, proprio con il suo primo romanzo nel 1992.

Il successo internazionale ha alimentato un’ondata di polemiche, proteste e illazioni sulla sua identità o sulla candidatura al Premio Strega nel 2015 con Storia della bambina perduta, ultimo romanzo del ciclo L’amica geniale, che ha visti contrapposti Roberto Saviano e Nicola Lagioia, poi vincitore. Chi è Elena Ferrante? Solo un nome dietro il quale si celerebbe un altro scrittore? Che siano Salinger o Pynchon, i Daft Punk, Banksy o Ferrante, come dimostra anche uno dei più divertenti dialoghi di The Young Pope (la serie di Paolo Sorrentino) chi sottrae il proprio volto alla ribalta mediatica attira ancora di più la bramosia dei cultori.
Ma è nei suoi libri che la Ferrante va cercata. Dove altro sennò? «I libri non hanno alcun bisogno degli autori, una volta che sono stati scritti», sostiene, idea esplicitata dalle copertine dei suoi romanzi che raffigurano donne senza volto (senza testa) o di spalle. Libri in cui – in apparente contraddizione – l’autrice sembra voler raccontare molto della propria vita privata. Ferrante Fever si confronta con l’opera di Elena Ferrante, ricercandone l’identità tra le sue righe.

ansa

redazione

 

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