Presentata oggi, venerdì 5 ottobre alle ore 11.00 presso la sede del Piccolo Teatro di Bari “E. D’Attoma”, in conferenza stampa, la stagione teatrale 2018/2019; fulcro della stagione è la rassegna teatrale dal titolo “ Mi batte forte il tuo cuore”, organizzata dal Piccolo Teatro di Bari per la prima volta insieme alla compagnia Acasă.
Presenti in conferenza, l’assessore alla cultura del Comune di Bari, Silvio Maselli, per conto del Piccolo Teatro di Bari la direttrice artistica Nietta Tempesta e l’organizzatore Stefano D’Attoma insieme alla regista e drammaturga della compagnia Acasă Valeria Simone.
La rassegna che partirà il prossimo 14 ottobre e conterà undici appuntamenti fino alla chiusura del 7 aprile 2019presenta al pubblico spettacoli che vantano una drammaturgia originale, coinvolgendo compagnie che svolgono una ricerca rivolta al presente e alla relazione con il pubblico concentrandosi su tematiche di forte impatto civile.
Valeria Simone, direttrice artistica della rassegna insieme a Marialuisa Longo, soffermandosi sulla scelta artistica dichiara: “Mi batte forte il tuo cuore, il titolo della rassegna, è ispirato all’ultima frase di una delle poesie della poetessa polacca Wislawa Szymborska e mostra l’elemento su cui abbiamo voluto porre l’accento in questa rassegna, ossia quello dell’empatia. L’empatia di chi racconta e di chi ascolta. La maggior parte degli spettacoli che abbiamo inserito, infatti, raccontano delle storie che noi abbiamo a cuore, che per noi è importante raccontare o su cui portare l’attenzione. Storie di donne e di uomini di oggi che, anche se non ci riguardano personalmente, fanno parte del nostro vissuto perché con quelle donne e quelli uomini condividiamo il presente e quel senso di collettività che ci rende umani. Sono storie di persone che hanno lottato per un sogno, storie di migranti, di rifugiati, di donne forti, che hanno dovuto resistere all’interno di un sistema spesso opprimente; infine, storie di relazioni.”
Il programma della stagione si apre, domenica 14 ottobre, con lo spettacolo Meg per gli amici di Sergio Velitti, diretto e interpretato da Nietta Tempesta accompagnata in scena da Mattia Galantino, Luciano Montrone e si chiude domenica 7 aprile con l’anteprima nazionale della nuova produzione della Compagnia Acasă: La Pescatrice di perle: uno spettacolo sulla filosofa e pensatrice Hannah Arendt, a partire dalla sua esperienza di vita come rifugiata e dalla sua osservazione del mondo nel XX secolo.
In programma nella rassegna Mi batte forte il tuo cuore gli spettacoli della Compagnia del Sole, Malalingua, Teatro Prisma, Areté Ensamble, Compagnia Licia Lanera e ancora Otto Marco Mercante e due spettacoli di Nietta Tempesta – Piccolo Teatro di bari Eugenio D’Attoma e della Compagnia Acasă.
Mi batte forte il tuo cuore è presentato dalla compagnia Acasă in partenariato con la rassegna Il Peso della Farfallapromossa da Clarissa Veronico per l’associazione Punti Cospicui e con lo Short Master di Teoria e didattica dei diritti delle differenze, femminismi e saperi di genere.
MI BATTE FORTE IL TUO CUORE
Rassegna a cura della Compagnia Acasă
Piccolo Teatro di Bari 2018/19
14 ottobre 2018
Nietta Tempesta – Piccolo Teatro di bari Eugenio D’Attoma
MEG PER GLI AMICI
di S. Velitti Regia di Nietta Tempesta
Con Nietta Tempesta, Mattia Galantino, Luciano Montrone
Meg per gli amici, per la regia di Nietta Tempesta, è un’opera teatrale che verte sulla domanda se una grande delusione può portare chi la subisce all’estrema decisione di togliersi la vita. E’ il pretesto letterario che invita a riflettere.
E’ giusto decidere di morire quando ci sembra più giusto o opportuno?
Esiste veramente il libero arbitrio o tutto è già scritto e ogni azione è condizionata da un disegno predeterminato a “altri” e a cui non si può sfuggire?
Il personaggio del racconto di Sergio Velitti si dibatte nel dubbio atroce se sia più giusto e onorevole togliersi la vita o ribellarsi a un destino che non gli appartiene e che lui non ha previsto.
Una domanda senza risposta! Ma se ci fosse qualcuno che lo aiutasse a dipanare il coacervo dei suoi dubbi?
E se quel qualcuno fosse la stessa morte?
Un gioco ironico e sottile che gioca abilmente sull’alternanza dei che, molto “umanamente”, fa nascere una sincera amicizia fra l’uomo e la morte.
Ma può l’uomo essere amico della morte e può la morte stessa essere amica dell’uomo al punto da soffrire per lui che sta per lasciare la vita eterna?
La pièce è un ‘ironica visione della vita e della morte, nonché dell’eterna contraddizione che questo dualismo fa nascere nell’uomo
21 ottobre 2018
Compagnia del Sole
LINGUA MATRIGNA
Progetto e regia di Marinella Anaclerio
con Patrizia Labianca
Da L’analfabeta di Agota Kristof
“…sono tornata analfabeta. Io che leggevo già a quattro anni. […]All’età di ventisette anni mi iscrivo ai corsi estivi dell’Università di Neuchàtel, per imparare a leggere.”
Agota Kristof è nata in Ungheria nel 1935. Il padre è un insegnante, l’unico insegnante del suo piccolo paese. A 14 anni entra in collegio. Nel 1956 lascia clandestinamente l’Ungheria. È la storia di una bambina poi ragazza e poi donna, costretta ad abbandonare la sua terra natale insieme al marito e figlia neonata, quando l’Armata rossa interviene in Ungheria per sedare le rivolte popolari per rifugiarsi in Svizzera. Sfida il freddo, la povertà, la sofferenza, la fame, la solitudine e la mancanza di qualcosa che in una situazione come quella dell’autrice, potrebbe essere considerata secondaria, invece non lo è affatto: la conoscenza della lingua. Con la perdita della Madre Patria, si diventa orfani della Madre Lingua. “ come spiegargli, senza offenderlo, e con le poche parole che so di francese, che il suo bel paese non è altro che un Deserto, per noi rifugiati, un deserto che dobbiamo attraversare per giungere a quella che chiamiamo “ integrazione”, “assimilazione”?.
In questa autobiografia scarna ma precisa, com’è il suo stile, la Kristof analizza e racconta la natura delsuo disagio più grande nella condizione di profuga: la perdita di identità intellettuale. Incapace di esprimersi e di capire cosa le succede attorno, non conoscendo la lingua francese, si definisce muta e sorda. Ed è questo che la messa in scena vuole urlare in silenzio allo spettatore….
4 novembre 2018
Otto Marco Mercante
CASA BARBABLU
Da un progetto di Otto Marco Mercante
Con Francesca Danese e Otto Marco Mercante
Otto Marco Mercante è partito da una riflessione, da delle domande, da questi interrogativi è nato lo spettacolo: ‘Sono rimasto molto colpito da alcuni fatti di cronaca che hanno colpito donne, uccise dal patner che diceva di amarle. Mi sono chiesto come è possibile che un marito, un fidanzato un amante arrivi a tanto? Mi sono interrogato prendendo in prestito l’archetipo di Barbablu, l’uomo che “divora” le donne dopo averle sposate. Ho voluto così sondare il rapporto di copia, dall’amore che prima unisce, all’indifferenza e poi alla tragedia, per mostrare ciò che accade a molte donne e anche a qualche uomo vittime di delitti maturati in famiglia, tra le mura domestiche.
Abbiamo voluto anche lasciare una componente immaginifica che corona e si alterna all’interno della narrazione scenica per rimandare a visioni oniriche che si intrecciano al racconto della narrazione vera e propria.’
18 novembre 2018
Compagnia Acasă
PARADISE
di Valeria Simone, regia Marialuisa Longo
con Lucia Zotti ed Elisabetta Aloia
Krystyna mette un annuncio su un giornale polacco. Cercansi braccianti. Ottima paga assicurata. In Italia. In molti rispondono a quell’annuncio, in molti parlano con lei che organizza tutto: la partenza e il viaggio, per poi affidarli ai loro datori di lavoro. In molti partono per la Puglia. Krystyna continua a ricevere telefonate, ad organizzare partenze. Poi alcuni spariscono, vengono scoperti i campi di lavoro e la rete criminale che li tiene in schiavitù. Krystyna non ci crede, forse si è inceppato qualcosa nell’organizzazione. Lei sa. Lei può dire. Lei può spiegare. Lei può dimostrare.
Chi è Krystyna? Dentro l’ingranaggio del caporalato che troneggia da sempre e delle regole dello sfruttamento del lavoro, scoprirà per la prima volta, i limiti della condizione umana.
Lo spettacolo è ispirato alle storie di migliaia di braccianti polacchi che tra il 2003 e il 2008 vennero in Puglia per lavorare nella raccolta dei pomodori. Molti di loro sparirono o furono trovati morti in circostanze inspiegabili. Grazie alla fuga e alla denuncia di alcuni studenti fu scoperta una fitta rete criminale che teneva in condizione di schiavitù i lavoratori. Nonostante i numerosi processi e le condanne che vedono intrecciati caporali stranieri e criminalità locale, lo sfruttamento dei lavoratori è ancora dominante in Puglia.
“Paradise” è la storia di una umanità schiacciata dal sistema dello sfruttamento che per salvarsi schiaccia a sua volta, forse in modo inconsapevole, ma travolta da una crudeltà che non salva nessuno
Il testo dello spettacolo è stato pubblicato nel volume “Donne e teatro 2016”
6 gennaio 2019
Nietta Tempesta – Piccolo Teatro di bari Eugenio D’Attoma
IL MAESTRO DI PIANOFORTE
Regia Nietta Tempesta
Direttore di scena: Claudio Farina
Con Dario Diana, Nietta Tempesta, Tiziana Grimaldi, Angelo Simplicio
Atmosfera da Belle Époque, ritmi sostenuti in uno scambio continuo di gag comiche e battute; tre personaggi apparentemente normali e ordinari vivono in un contesto assurdo e fuori da ogni logica che fa di loro stessi dei folli.
27 gennaio 2019
Compagnia Acasă
H24_ACASǍ
Ideatrice e dramaturg Valeria Simone
con Arianna Gambaccini, Rossella Giugliano,
Annabella Tedone, Marialuisa Longo, Maristella Tanzi
H24 _ Acasă è un progetto collaborativo, allestito sia in teatro che in luoghi non convenzionali, intende indagare la condizione delle badanti e delle colf che si trovano a vivere nel nostro paese spesso in situazioni di marginalità sociale. Si tratta di un progetto collaborativo, che parte dal coinvolgimento diretto delle donne di cui vengono raccontate le storie.
Spesso conseguenza di una disuguaglianza globale, queste donne, sono vittime di una disparità di genere, a favore di maggiore libertà e possibilità lavorative delle donne occidentali; partono da luoghi di estrema povertà e riescono ad ottenere un lavoro assumendo quei ruoli che le donne occidentali rifiutano o sacrificano: l’accudimento dei figli, dei genitori o dei disabili. Accudimento da una parte rifiutato dalle donne, dall’altro negato da uno stato sociale assente che trascura irrimediabilmente la necessità dell’assistenza.
“Acasă” in rumeno significa casa, quella da cui le donne partono e quella in cui si trovano a vivere e a lavorare, sentendosi sempre straniere e dove il tempo si sospende nell’attesa di un futuro remoto, del desiderato ritorno. Un tempo sospeso che dilata la loro presenza, perché devono essere sempre a disposizione, appunto 24 ore al giorno.
3 febbraio 2019
Compagnia Malalingua
OSTINATA PASSIONE
Di e con Marianna De Pinto
“Sono nata in Puglia nella sera del 31 luglio dell’infido 1927 e mi circondano secoli di
fuoco”.
Cecilia Mangini la prima donna documentarista italiana, il terzo occhio che ci racconta
la storia e ci insegna la responsabilità. Decenni di storia nazionale, di evoluzione di
costumi, di conquiste di diritti, di perdita di identità.
Dagli anni 30 agli anni 70 lo spettacolo segue, nel lavoro della documentarista in
particolare il filone femminile. Dai riti magico-religiosi del sud degli anni 50, alle donne
operaie della catena di montaggio, dalle tabacchine del Salento, alle emigrate del
sottobosco del lavoro domestico. Anni di cambiamenti e conquiste, in una forbice che
allontana sempre di più il progresso dallo sviluppo. La condizione della donna come e
quando è davvero migliorata? Quale è stato il prezzo da pagare per la desiderata parità?
“Essere donne”, “Stendalì suonano ancora”, “All’armi siam fascisti”, “L’inceppata”, “La
passione del grano”, “Maria e i giorni”: le immagini e i testi dei documentari di Cecilia
Mangini e di suo marito Lino del Fra e i versi di Pasolini si mescolano a racconti di
donne vissute in quel tempo, sospese tra il ricordo famigliare e la vera memoria storica.
“Se si voleva ricostruire il Paese si doveva in qualche modo ripartire dalla narrazione di
quello che c’era, dalla scoperta di un’Italia reale, con le sue miserie e le sue arretratezze,
le rovine materiali e i traumi collettivi”.
Lo spettacolo prende le mosse dal testo “Con ostinata passione” di Gianluca Sciannameo
per esplorare , l’Italia del dopoguerra con particolare riferimento alla condizione della
donna da un punto di vista sociale e lavorativo. Il tutto per tentare di rispondere alla
domanda finale: cosa, da allora, è cambiato?
10 febbraio 2019
Compagnia Licia Lanera
MAMMMA
Danilo Giuva, da un testo del drammaturgo Annibale Ruccello
Una madre è colei che dà inizio alla vita, è colei che rende possibile l’inizio di un altro mondo, che fa esistere un’altra volta, ancora una volta il mondo.
Nell’atto del concepimento la madre diventa creatrice e generatrice, il suo corpo cresce, si espande, acquista le sue forme, rivelando la sua trascendenza.
La maternità è l’evento in cui ogni madre incontra la dimensione irreversibile della perdita, è l’atto in cui la madre perde il frutto creato dal suo corpo e cessa di essere creatrice.
La maternità non è mai un evento biologico, ma innanzitutto una manifestazione del desiderio di reintegrare quel frutto nel suo corpo e di ripristinare il potere generatore della vita.
Ed è proprio dalla riflessione su questo desiderio e sulla sua degenerazione narcisistica che nasce Mamma, un tentativo di comprendere e sviscerare nel profondo il meccanismo catartico della maternità per mostrarne il reale cortocircuito che ne consegue. Il bug infetta il cervello della donna/madre nell’istante dell’espulsione, la trasforma brutalmente e tragicamente la rende metafora della disgregazione del nido familiare al punto di disconoscere ogni sua mansione naturale, rivelandosi una perfida e mutevole genitrice.
Per rappresentare questa parabola di ferocia materna, Danilo Giuva sceglie Mamma – piccole tragedie minimali di Annibale Ruccello, un autore con cui ha più di un elemento in comune: prima di tutto l’età, elemento sacrosanto di unione – Giuva ha, infatti, qualche anno in più di quanti ne aveva e il drammaturgo stabiese quando scrisse Mamma; in secondo luogo, l’elemento linguistico. Entrambi vengono da contesti di provincia dove la lingua e la sua parlata assume una funzione peculiare nella scrittura e nella resa scenica.
10 marzo 2019
Teatro Prisma
DENUNCIO TUTTI
Di Giovanni Gentile
con Barbara Grilli
Uno spettacolo su Lea Garofalo, vittima della Ndrangheta.
Che si fa di una persona così? Che si fa di una vittima che non è solo vittima silenziosa? Cosa fa il nostro Stato di una vittima che cerca di ribaltare il suo cammino e cerca di insegnare, con le sue azioni, come ribaltare il percorso di una società? Questa è la domanda che Lea Garofalo mi ha posto come autore e come regista. Che si fa di una vittima che afferma com’è terribile questo Stato che ti usa, ti ascolta, ti spreme e poi ti butta. La vittima di un ordine che si può definire “istituzionale”, perché la Ndrangheta è uno Stato, è dentro lo Stato, è lo Stato. E Lea Garofalo per questo Stato deve morire, da sola, abbandonata da tutti, così come sono stati abbandonati Falcone, Borsellino, Livatino, Impastato perché quando lo Stato abbandona, quello Stato ha gli occhi della mafia. Distruggono letteralmente il corpo di Lea Garofalo perché va distrutta l’idea che alla Ndrangheta ci si può ribellare, che dal senso di omertà mafiosa si può uscire. Ma non si può raccontare Lea se prima non si racconta come la Ndrangheta entra dentro la vita di ciascuno di noi e la influenza. Quando ho scritto questo spettacolo sentivo quanto fosse giusto mettersi accanto a Lea e denunciare. E io che sono una persona libera posso dire le cose che diceva Lea, ma ad ogni parola sono consapevole di perdere un grammo di questa libertà, perché quando si deve portare alla luce lo scandaloso mondo della Ndrangheta, l’alleanza assassina tra Stato e mafia, inevitabilmente sai che questa libertà la stai per perdere. Ma “per Lea si fa questo ed altro” ha scritto un giornale ed è giunta l’ora di parlare della cultura mafiosa non più come localizzata in certi luoghi, Sicilia, in Calabria, in Campania, ma riconoscere che tutto lo Stato, la cultura, l’apparato si sono impregnati di questo modello cupo, prepotente, vigliacco. Ma di questi atti coraggiosi, di queste figure coraggiose come Lea Garofalo ne abbiamo bisogno, oggi più che mai.
24 marzo 2019
Areté Ensamble
THE PROBLEM
di A.R. Gurney Jr.
tradotto, diretto e interpretato da Annika Strøhm Saba Salvemini
Una commedia sulla coppia e i suoi giochi di ruolo.
Una coppia trentenne al decimo anno di matrimonio. In un tardo pomeriggio nello studio di casa.
La moglie annuncia di essere incinta di 7 mesi…ne nascono una serie di confessioni sempre piu’
intricate…. La storia di due sposi alle prese con i loro desideri inconfessati.
In scena due attori. Il tema è la coppia ed i suoi giochi. I principi di analisi partono da una serie di
studi che mettono l'accento sui diversi giochi di ruolo che gli esseri umani intessono tra di loro.
Una commedia divertente recitata in uno curioso naturalismo che fa del pubblico un voyeur
divertito e degli attori i possibili vicini di casa.
L’autore: A.R.Gurney Jr. nato nel 1930 a Buffalo, New York. Romanziere e drammaturgo. Ha insegnato per diversi anni al M.I.T., Massachusetts. Durante la sua carriera ha vinto una gran quantità di premi ed è ora membro del Theatre Hall of Fame e dell’American Academy of Arts and Letters.
7 aprile 2019 (Anteprima nazionale)
Compagnia Acasă
LA PESCATRICE DI PERLE
Di Valeria Simone
Con Marialuisa Longo
Uno spettacolo sulla filosofa e pensatrice Hannah Arendt, a partire dalla sua esperienza di vita come rifugiata e dalla sua osservazione del mondo nel XX secolo.
Acasă Associazione Culturale.
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