«La dodicesima notte» di Shakespeare, nell’originale adattamento per la Compagnia Diaghilev di Massimo Verdastro, tra i grandi interpreti della scena italiana, torna per dieci recite (oltre ad alcune rappresentazioni riservate alle scuole) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari a gennaio, da venerdì 20 a domenica 22 e da venerdì 27 a domenica 29, e a febbraio, da giovedì 2 a domenica 5 (feriali ore 21, domeniche ore 19, posto unico 10 euro, info e prenotazioni 333.126.04.25).
Con quest’ultimo spettacolo, già rappresentato sempre al Van Westerhout per 22 repliche (tra serali e matnée) nello scorso mese di ottobre con grande successo di pubblico e critica, la Diaghilev conferma il suo impegno produttivo teso a promuovere un’idea di lavoro di qualità e di largo coinvolgimento del pubblico. Al tempo stesso, le linee di indirizzo seguite dalla Compagnia si riconoscono in un concetto di stanzialità progettuale che individua nel Teatro (inteso come spazio e come attività creativa) un fondamentale centro di aggregazione e un motore propulsore per incrementare i processi di crescita culturale del territorio e per favorire la valorizzazione e la più ampia fruizione del patrimonio artistico della nostra regione. Un percorso in sintonia con i programmi di residenza avviati da diverso tempo nella struttura teatrale molese con la collaborazione della Regione Puglia, Unione Europea, Teatro Pubblico Pugliese, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Comune di Mola di Bari.
Commedia platonica e tra le più raffinate del drammaturgo inglese, «La dodicesima notte» di Verdastro, cui Radio Tre ha dedicato un’intera puntata della trasmissione «Teatri in prova», affronta l’incertezza del vivere quotidiano, il tema dell’omosessualità e il contrasto tra illusione e realtà. Premio Ubu e Premio Eti Olimpici del Teatro, una carriera caratterizzata dalla scoperta, interpretazione e direzione delle nuove drammaturgie e una serie di collaborazioni da Peter Stein a Luca Ronconi, Verdastro ha curato con Marco Ortolani l’adattamento del testo scespiriano dalla traduzione di Masolino D’Amico esaltando la modernità di questa commedia priva di riferimenti a un’epoca e a un luogo precisi.
«Avrei, infatti, potuto immaginarla in un teatro elisabettiano come in una stazione spaziale», spiega Verdastro, che ha lavorato con un gruppo di giovani attori formato da Elisabetta Aloia, Antonella Carone, Teo Guarini, Francesco Lamacchia, Loris Leoci, Vito Lopriore, Tony Marzolla, Paolo Panaro, Giulia Sangiorgio e Giuseppe Scoditti.
Sono gli interpreti di questa commedia corale fondata sugli equivoci, sugli scambi di identità e di genere, nella quale amore ed espedienti si mescolano sapientemente attraverso le vicende di Sebastian e della sorella gemella Viola, che travestita da uomo si fa strada in un mondo dominato dagli uomini.
Naufraga con il fratello in una terra sconosciuta, l’Illiria, Viola decide di entrare a fare parte del nuovo mondo sotto spoglie maschili generando una serie di equivoci attraverso i quali i vari personaggi sveleranno la loro natura più profonda. «La Dodicesima notte è, infatti, la commedia dell’androginia, uno dei nuovi temi della cultura rinascimentale», racconta Verdastro. «Shakespeare fa suo questo dato culturale. E agli albori del XVII secolo concepisce un’opera in cui l’omosessualità dichiarata di Antonio nei riguardi di Sebastian, quella apparente del duca Orsino verso Viola-Cesario e quella nascosta di Olivia nei riguardi dello stesso personaggio, diventa elemento di contrapposizione al prevalente codice di comportamento eterosessuale. L’omosessualità – spiega ancora Verdastro – in Shakespeare è un sentimento in divenire, non una consuetudine culturale già acquisita. Per cui, nel travestimento di Viola, nel turbamento che lei prova e provoca negli altri personaggi, si avverte la volontà di trasgredire o sovvertire ordini di percezione già acquisiti, di sperimentare una diversa eccitazione della mente di fronte alle molteplici possibilità d’essere».
Scene e costumi portano la firma di Tommaso Lagattolla, le luci quella di Marcello D’Agostino. Musiche a cura di Marco Ortolani, preparazione vocale e musicale di Francesca Della Monica, mentre i movimenti mimici e l’assistenza alla regia sono di Giuseppe Sangiorgi.
di Antonio Carbonara