Anima Mea, “I due Orfei” a Palo del Colle (sabato 24 novembre) e Barletta (lunedì 26 novembre)

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Anima Mea va alle origini del melodramma. Il festival itinerante diretto da Gioacchino De Padova nella Rete di musica d’arte Orfeo Futuro presenta al pubblico di domani il progetto «I due Orfei» dedicato all’invenzione dell’antico nella musica italiana del Seicento. Un omaggio a Claudio Monteverdi, Stefano Landi, Girolamo Frescobaldi e Giovanni Steffani che l’Ensemble Merides presenta sabato 24 novembre al Rigenera Laboratorio Urbano di Palo del Colle (ore 10 e 11.30) e lunedì 26 novembre all’Istituto Ettore Fieramosca di Barletta, che era stata una delle quattro scuole pugliesi coinvolte nell’evento Happiness Trains al Petruzzelli dello scorso 3 novembre.

 

Seguendo la stessa direttrice dell’iniziativa dedicata ai Treni della Felicità, che ha visto il coinvolgimento di 350 studenti delle scuole di musica della regione nell’Orchestra Keep in Touch, Anima Mea risveglia altre memorie e apre alle nuove generazioni con un lavoro finalizzato alla formazione dello spettatore attraverso un viaggio alle radici dell’Opera affidato ai soprani Annamaria Bellocchio ed Ester Facchini e agli strumentisti Gioacchino De Padova (viola da gamba), Giuseppe Petrella (tiorba e chitarra), Antonio Magarelli (clavicembalo) e Gaetano Magarelli (organo).

Una delle più importanti invenzioni musicali della modernità, il canto solistico e teatrale, nacque all’interno di un dibattito ‘immaginifico’ tra musicisti, commediografi e poeti riuniti nella cosidetta Camerata dei Bardi, nella Fi­renze di fine secolo XVI, convinti di voler ripristinare nella musica del loro tempo i principi fondanti delle rappre­sentazioni teatrali della Grecia Antica. In realtà Giulio Caccini, Jacopo Peri, Ottavio Rinuccini, Vincenzo Galilei conoscevano poco o nulla di come intervenisse la musica nelle tragedie greche; orientavano le loro ipotesi sulla base del principio di unità della arti performative: parola, movimento e musica dovevano costituire un unico organismo di rappresentazione contribuendo ad essa con quell’equilibrio che, dal loro punto di vista, si era perso nei secoli recenti di dominio incontrastato della polifonia, per sua natura ‘non rappresentativa’.

Con l’idea di restaurare un modo di cantare il più possibile vicino alla declamazione della parola, così come essi immaginavano che fosse nel teatro antico, inventarono il ‘Recitar Cantando’ e con questo, inconsapevolmente, spalancarono le porte ad un nuovo mondo sonoro che nel giro di pochi anni diventò il Melodramma. Le storie su cui per anni si esercitò il nuo­vo genere furono tratte dalla mitologia antica: Orfeo, Euridice, Arianna, Apollo, Dioniso. Ma l’impulso del canto moderno non fu solo Melodramma, perché invase con entusiasmo anche l’antico genere del madrigale, riducendo il numero delle voci e centrando il canto sulla nuova scienza del basso continuo, il più duttile principio di generazione dell’armonia, capace di assecondare e rivestire di suono ogni piega del testo cantato.

Info www.animamea.it

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