Per introdurvi al prossimo appuntamento in cartellone al Garibaldi, venerdì 9 marzo, alle 21,00 (in abbonamento), affidiamo la parola all’ospite, un’artista che amiamo e ci piace considerare “residente”: il napoletano Arturo Cirillo. Fra i più autorevoli esponenti del teatro italiano, abbiamo scelto di seguirne da vicino l’itinerario artistico e così ci approssimiamo quest’anno a ospitarne la messa in scena di Lunga giornata verso la notte, di Eugene O’Neil, di cui è anche interprete insieme alla straordinaria Milvia Marigliano e a Riccardo Buffonini.
“Per concludere la trilogia americana, nata qualche anno fa dal desiderio di un incontro scenico con Milvia Marigliano, ho scelto Lunga giornata verso la notte di Eugene O’ Neill. Dopo i fortunati Zoo di vetro di Wiiliams e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee, ci confrontiamo con un altro grande drammaturgo statunitense. È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude. Una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con in più anche il senso di una malattia, e la dipendenza da droghe. Come nei due testi già portati in scena, anche qui ciò che m’interessa non è tanto uno spaccato americano, per di più in questo caso con personaggi d’origine irlandese, ma la forza dei dialoghi e la possibilità di costruire quattro grandi interpretazioni. E se negli spettacoli precedenti avevo usato un impianto volutamente non naturalistico per uscire dal melò e da una certa convenzionalità, qui è il teatro nel suo chiaro essere ad apparirmi alla mente. Il capofamiglia è un attore, dalla carriera incerta, il suo primogenito è stato un attore senza motivazioni, ma costretto a recitare dal padre, desideroso di vederlo in qualche modo sistemato. Ma attori li possiamo considerare tutti e quattro i protagonisti di questa rappresentazione di una lunga nottata, dove la nebbia è data dalla macchina del fumo, dove gli attori/personaggi escono e rientrano nel proprio camerino, come nella propria solitudine. Il testo di O’ Neill mi si è rivelato come un enorme celebrazione dell’immaginazione, dove i personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità, ma per citare il titolo di un libro di Elsa Morante, a vincere è il sortilegio: della droga, dell’alcol, ma soprattutto del teatro”.
Arturo Cirillo
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