Bari: allo Spazio Murat Diego Perrone / Sussi e Biribissi / Sculture e disegni

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Si è svolta questa mattina nello Spazio Murat la conferenza stampa di presentazione di Sussi e Biribissi / Sculture e disegni, la mostra personale di Diego Perrone che fino al 10 settembre resterà aperta al pubblico.

 

Il Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari, fortemente voluto dal Comune e diretto da Massimo Torrigiani, realizza così il suo secondo progetto espositivo con una mostra dedicata al lavoro più recente di Diego Perrone (Asti, 1970), tra gli artisti italiani più significativi e seguiti sulla scena dell’arte contemporanea internazionale.

Inserendosi nella fase germinale del nascente rapporto tra Polo, territorio e mondo dell’arte, la mostra di Perrone – la prima in un’istituzione pubblica del Sud Italia – persegue l’obiettivo di inserire il progetto barese nella geografia delle istituzioni culturali in Italia e all’estero. L’opera dell’artista, infatti, interpreta e amplifica temi di cruciale importanza non solo per le arti visive, quali il legame con i luoghi delle proprie origini, il rapporto con le eredità culturali e materiali e le loro metamorfosi, attraverso idee e tecniche nuove. E una abbondante dose di ironia.

“Sono felice di portare a Bari, per la prima volta in città ma anche in un’istituzione pubblica del Sud, un artista come Diego Perrone – ha commentato Massimo Torrigiani, direttore artistico del Polo per l’arte e la cultura contemporanea – un creatore eccezionale, tra gli italiani più seguiti della scena internazionale. Sono certo che il suo lavoro, realizzato con un materiale tradizionale come il vetro ma trattato in modo assolutamente originale, non mancherà di colpire gli occhi e l’immaginazione di chi verrà a vedere la mostra”.

“È stato interessante lavorare in un luogo ricco di storia e suggestioni come lo Spazio Murat – dichiara Diego Perrone -. Le sue caratteristiche architettoniche hanno inciso molto sulla forma della mostra. Le vetrate che si affacciano sulla piazza e la strada instaurano un dialogo diretto e continuo tra l’interno e l’esterno, e la luce naturale è perfetta per esaltare il vetro, materia prima delle sculture. Il muro antico retrostante la sala, visibile ma separato dal resto, è pensato come uno spazio altro, ideale per ospitare i nuovi disegni. Ho poi voluto recuperare l’opera di Sol LeWitt, presenza ingombrante e distintiva, per prendere definitivamente possesso dello spazio”.

“Pochi artisti affascinano come gli scultori – ha sottolineato Silvio Maselli, assessore alle Culture e al Turismo -. Dare corpo e vita alla materia inerte è davvero sorprendente e, ogni volta, lascia attoniti scoprire il percorso tecnico che ha portato alla produzione plastica di un’opera, scorgerne il senso, comprendere l’emozione che essa trasmette. Ospitare nello Spazio Murat, luogo centrale di Bari pur se ancora incompleto tecnologicamente, tanto da obbligarci a percorsi necessari nelle arti plastiche invece che anche figurative, l’arte di Diego Perrone onora la nostra città e allude al percorso preparatorio del Polo contemporaneo delle arti che verrà – a breve – per restituire Bari ai grandi percorsi internazionali della creazione e del dialogo tra arte e territorio, arte e temi della contemporaneità, arte e mondo.

Benvenuti, dunque, in questo ennesimo viaggio nel cuore di un artista, tra i più importanti, che segnerà un’ulteriore tappa di avvicinamento al nostro sogno di una Galleria pubblica delle arti per Bari”.

Sussi e Biribissi sarà aperta al pubblico dal 14 luglio al 10 settembre 2017 nello Spazio Murat, primo dei tre edifici destinati a costituire la sede del Polo per l’arte e la cultura contemporanea della città, fino alla rigenerazione, ora in corso, del Teatro Margherita e dell’ex Mercato del Pesce.

LA MOSTRA

La visione e la poetica di Diego Perrone sono radicate nel fascino particolare e misterioso della vita di provincia. La vita rurale e l’intimorente e nebbioso paesaggio in cui, tra le colline natali dell’artista, sono disseminate piccole ville brutaliste, sono per Perrone l’epicentro di tutte le sue nevrosi. L’artista sfida queste psicotiche, ma a quanto pare impeccabili, esistenze in punta di piedi, dentroe fuori uno stato di intontimento surreale abitato da macchine agricole, pesci e forme inquietanti.

In questa mostra, l’artista presenta una nuova serie di disegni a biro su carta e soprattutto sculture in vetro, che continuano la ricerca che negli ultimi anni lo ha portato a sperimentare senza sostai processi di fusione di questo materiale. Con questi lavori Perrone sfida la nozione borghesedi ordinarietà, giocando con i sentimenti di familiare e non familiare, personale e impersonale, affrontando la sensazione, a volte calmante a volte opprimente, di vuoto. Allo stesso modo, con la riproduzione di All bands di Sol LeWitt, esposta sul pavimento dello spazio espositivo, l’artista instaura un dialogo insolito tra le sue opere e il luogo, omaggiandone l’identità e la storia.Le opere fondono paesaggi mentali, siano essi reali o immaginari, di origine duplice e differente:il trattore, archetipo della vita di campagna e della relazione ancestrale che l’uomo intrattiene conil suolo, fertile e vitale; e il pesce, immerso in un’esistenza liquida e ovattata, come il suono sott’acqua, sensibile alle vibrazioni e ai riverberi della luce, ma incapace di distinguere con nitidezza ciò che gli si muove davanti.

L’orecchio, presenza costante nella simbologia dell’opera di Perrone sin dagli esordi, è una cavità dove pieno e vuoto si alternano continuamente, la soglia di accesso che consente di sprofondare, dal mondo esterno, in un tempo e uno spazio rarefatti e in continua evoluzione. Il canale uditivo ci trasporta dalla forma anatomica del cranio ai confini sfumati della mente, il luogo dove si forma e custodisce il pensiero umano, imprevedibile e sfuggente.

Sussi e Biribissi, il titolo della mostra, si riferisce all’omonimo romanzo per ragazzi del 1902 di Nipote Collodi – pseudonimo di Paolo Lorenzini, nipote, appunto, del più celebre zio Carlo. Il libro racconta le vicende di due ragazzini che, affascinati dal Viaggio al centro della terra di Jules Verne (1864), decidono di intraprendere a loro volta la gloriosa impresa. Per addentrarsi nel sottosuolo, però, scelgono la via della fognatura di una fantomatica città italiana: calandosi nel buco per il centro i due iniziano un viaggio che li trasformerà profondamente nell’aspetto e nel comportamento. Moccolotti alla mano, vivande frugali e un gatto parlante per compagno, dalla fogna i due passano alla cantina di un convento e da lì al manicomio, incontrando talpe e topi, frati indignati, guardie inflessibilie bisbetiche megere. Un’escursione leggera e appassionante nei meandri più profondi della cultura popolare italiana, e del nostro esserne parte.

Sono frammenti di pensieri i tre disegni esposti, prodotti appositamente per la mostra di Bari. Realizzati con una semplice penna biro rossa, sono frutto di un gesto ossessivo e meticoloso, intricati fili di capelli in cui ritroviamo quelle stesse tracce delle campagne astigiane e gli abissi sottomarini che compongono l’universo visionario dell’artista.

Al confine tra oggetti di design e visioni distorte dell’anatomia umana, le imponenti sculture sono realizzate con una tecnica antica e insolita, la fusione del vetro. Un materiale per sua natura rigido e pesante, trasformato nel processo in materia vischiosa. Grandi quantità di vetro fuso vengono colate in un calco di gesso posto successivamente in forni ad alta temperatura, nei quali il materiale subisce un lento processo di raffreddamento – fino a sei settimane – necessario a evitarne la frantumazione.

Pure nella loro monumentalità, le opere in vetro di Perrone somigliano più a ologrammi che a statue, a schermi più che a rilievi. Bucano lo spazio, più che riempirlo. Si discostano, infatti, dai tratti distintivi della scultura – l’alternanza di chiari e scuri, la presenza tangibile della massa, la fisicità plastica dell’oggetto e la sua essenza figurativa – per assumere le sembianze di immagini, ambigue visioni pittoriche e immersive. Nell’osservarle, queste si trasformano e rigenerano continuamente, mutando anche di significato. Ogni scultura è costituita da un unico blocco di materia, e ciascuna si mostra nel pieno della sua nudità fisica ed espressiva.

I colori all’interno delle sculture, ottenuti tramite miscele di minerali e ossidi infusi di pigmenti sciolti nel vetro, sono nuvole dai contorni indefiniti che filtrano attraverso la superficie traslucida del materiale, in modo incontrollato e imprevedibile. Il processo di realizzazione dell’opera, la sua natura spesso collaborativa – le sperimentazioni qui presentate sono l’evoluzione di una collaborazione con l’azienda Vetroricerca Glass & Modern di Bolzano – è tra gli elementi più significativi della produzione di Perrone: variabili, errori e imprevisti sono parte integrante della concezione stessa dell’opera e sottolineano l’importanza che l’artista conferisce al materiale. È lui, con le sue potenzialità e i suoi limiti, a dettare le regole del gioco. Una sfida per l’artista, spinto a ricercare soluzioni nuove a problemi nuovi, ad applicare metodologie note per inventarne di diverse, a ricercare nelle più recenti tecnologie possibilità e direzioni altre per dare forma alla sua visione. A osservare, attraverso il fascino della scoperta, ma anche la frustrazione del compromesso e del fallimento, come la materia diventa arte.

La mostra si completa con la pubblicazione di un libro d’artista, il primo di una serie che verrà realizzata dal Polo, concepito da Perrone, che lo ha disegnato insieme all’artista grafico Tommaso Garner. Pubblicato in italiano e inglese, con un contributo critico di Barbara Casavecchia e una conversazione tra Perrone e la curatrice e storica dell’arte Florence Derieux, il volume approfondisce la produzione di sculture in vetro dell’artista, avviata nel 2011, ed è il primo a coprire in modo esaustivo il lavoro di un artista italiano tra i più seguiti della scena internazionale.

 Il periodo di apertura della mostra prevede due incontri pubblici con curatori e critici per esplorare il lavoro di Perrone nel contesto della scena artistica nella quale è nato e si è sviluppato, e un inedito laboratorio per bambini condotto dall’artista. Un contributo alla geografia attuale dell’arte in Italia,e al disegno del progetto del nascente Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari.

Il coordinamento e la produzione della mostra sono a cura di Spazio Murat.Si ringrazia la galleria Massimo De Carlo, Milan/London/Hong Kong per la collaborazione.

 IL LIBRO

 Titolo: Diego Perrone. Sculture di vetro 2011 2017Progetto grafico: Tommaso GarnerTesti: Barbara Casavecchia e una conversazione tra Florence Derieux e Diego Perrone

Pubblicato da: Comune di BariEdizione: 300 copie, italiano e ingleseDue volumi inseriti in una busta in PVC. Formato chiuso: 279×390 mm

 BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

 Diego Perrone è nato ad Asti nel 1970 e lavora e vive a Milano. Le sue mostre personali includono: Herbivorous Carnivorous, Massimo De Carlo, Milano (2017); Self-portrait, Casey Kaplan, New York (2017); Void-Cinema-Congress-Death, Massimo De Carlo, Londra (2014); Scultura che non sia conchiglia non canta, Casey Kaplan Gallery, New York (2013); Il Servo Astuto, Museion, Bolzano (2013); La mamma di Boccioni in ambulanza e la fusione della campana, CAPC Musèe d’Art Contemporain, Bordeaux (2007); Totò nudo e la fusione della campana, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2005). Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni prestigiose: Curated by (?), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2016); Ennesima. Una mostra di sette mostre sull’arte italiana, Triennale di Milano, Milano (2015); Nathalie Djurberg & Diego Perrone, Whitechapel Gallery, Londra (2008); After Nature, New Museum, New York (2008); The Shapes of Space, Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2007); Perspectif Cinema 2003-2004, screenings, Centre Georges Pompidou, Parigi (2004); Animations, P.S.1 Contemporary Art Center, New York (2001). Diego Perrone ha partecipato alla 53esima Biennale di Venezia – Il Palazzo Enciclopedico, (2013), e alla 50esima Biennale di Venezia – sezione La Zona (2003), entrambe a cura di Massimiliano Gioni.

 IL POLO PER L’ARTE E LA CULTURA CONTEMPORANEA

 Il Polo per l’arte e la cultura contemporanea del Comune di Bari si propone di esplorare i diversi linguaggi delle arti visive, performative e musicali, la cultura del progetto e le loro relazioni con altri ambiti di ricerca, umanistica e scientifica, attraverso attività espositive, sceniche, didattiche, ludiche, di intrattenimento e di produzione culturale. Con particolare, ma non esclusiva attenzione ai rapporti tra locale e globale, tra arte, design e territorio; e con lo sguardo rivolto alla cultura di Bari e della Puglia dal dopoguerra a oggi nella più ampia geografia culturale dell’Europa e del Mediterraneo.

 INFORMAZIONI

Spazio Murat / Piazza del Ferrarese, Bari / www.spaziomurat.it

Orari di apertura:

Dal Martedì al Sabato Domenica 11:00 – 20:0011:00 – 13:00 / 16:00 – 20:00Lunedì ChiusoFestività Chiuso Martedì 15 agosto

 Tel. 0802055856Sito: http://www.spaziomurat.it/; www.comune.bari.it

 Facebook: https://www.facebook.com/spaziomurat/ Instagram: spaziomurat

Il biglietto d’ingresso alla mostra è acquistabile presso la reception di Spazio Murat. Ingresso intero € 3 / Ingresso ridotto € 2 (valido per minori di 18 e maggiori di 65 anni)

 Visite guidate:– ogni giovedì dalle 18 alle 19– su prenotazione il martedì e il sabato dalle 11 alle 12 oppure 18 alle 19.

Ufficio stampa Comune di Bari

di Antonio Carbonara

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