Nell’impaginato si parte da Antonio Salieri (1750-1825), con la «Fuga per quartetto d’archi» e il «Concertino da camera in sol maggiore» per oboe e quartetto d’archi. A seguire, toccherà a Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), con il Quartetto per archi n. 19 «delle dissonanze» K.465, e il Quartetto in fa maggiore per oboe e archi K. 370.
Sono numerose le domande fiorite attorno alla presunta (o reale) rivalità tra Mozart e Salieri. Nata principalmente da due opere molto diverse tra loro: la prima, nel 1830, è dello scrittore russo Aleksandr Sergeevič Puškin, con la piccola tragedia «Mozart e Salieri» (poi musicata da Nikolaj Rimskij-Korsakov); la seconda è il celebre film «Amadeus» (1984) di Milos Forman, vincitore di otto Premi Oscar. I fatti storici sono andati davvero come raccontato dall’opera teatrale e da quella cinematografica, con un Salieri invidioso del rivale fino al punto di provocarne la morte?
Pochi sanno che uno dei figli di Mozart, Franz Xaver Wolfgang, fu allievo proprio di Salieri il quale, a sua volta, in Italia, era stato allievo di violino di Tartini. La sua felice vita artistica nasce dunque nel 1766 quando il maestro di cappella viennese Gassmann lo porta alla corte di Giuseppe II e lì Salieri fa molta strada, sino a che, alla morte del suo maestro, l’Imperatore lo nomina a soli 24 anni direttore musicale dell’opera italiana. Egli fu uno fra più prolifici autori di musica da camera e musica sacra del ’700 ma anche di opere liriche ‘all’italiana’ che presentava spesso a Parigi; aveva esordito nel 1770 cui fece seguito, nel 1778, “L’Europa riconosciuta”, commissionatagli dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria per la inaugurazione, a Milano, del Nuovo Regio Ducal Teatro (l’attuale Teatro alla Scala).
Fra le sue 39 opere si ricordano “Prima la musica e poi le parole” (1786), “Tarare” (1787), “La grotta di Trofonio” (1785), “Axur Re d’Ormus” (1788) e “Falstaff” (1799), una storia in musica tratta da “Le allegre comari di Windsor” di Shakespeare, poi ripresa da Giuseppe Verdi per il suo “Falstaff”. Negli ultimi anni della sua vita Salieri probabilmente si ammalò di demenza senile, diventò cieco e a Vienna, ricoverato in ospedale, si sarebbe autoaccusato della morte di Mozart. Al suo funerale l’allievo prediletto, Franz Schubert, diresse il Requiem in do minore che lo stesso Salieri aveva scritto vent’anni prima, nel 1804, per celebrare in anticipo la propria morte».
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