BARI – Due proiezioni di film di Mimmo Mongelli all’edizione 2025 del Bifest: “Bluerose” e il corto “Cussiah! Il più bell’albero” 

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BARI – Due proiezioni di film di Mimmo Mongelli all’edizione 2025 del Bifest: “Bluerose” e il corto “Cussiah! Il più bell’albero”

Due proiezioni di film con la regia di Mimmo Mongelli impreziosiscono l’edizione 2025 del Bifest di Bari: «Bluerose», nella sezione festivaliera «A Sud», e il cortometraggio «Cussiah! Il più bell’albero», nell’ambito delle iniziative del Comune di Bari per il «Fuori Bifest».

Martedì 25 marzo – AncheCinema (ore 11) – «Bluerose»

 

Giovedì 27 marzo – Anche Cinema (ore 15,30) – «Cussiah! Il più bell’albero»

Nell’edizione 2025 del Bifest si terrà un doppio appuntamento con opere del regista barese Mimmo Mongelli, entrambe all’AncheCinema di Bari: la prima proiezione riguarda il film «Bluerose», che sarà presentato nella selezione ufficiale della sezione «A Sud», martedì 25 marzo alle 11; Mongelli presenterà il lungometraggio con il critico cinematografico Luigi Abiusi, e interverrà anche l’attrice protagonista Antonella Maddalena.

Il secondo appuntamento si terrà giovedì 27 marzo, alle 15,30, con la proiezione del corto «Cussiah! Il più bell’albero», al quale prenderà parte sempre il regista, per presentarlo al pubblico.

«Bluerose» è un’opera di impegno etico, su un argomento di rilevanza, passato troppo sotto silenzio: le conseguenze del Lockdown. Un racconto denso e leggero, drammatico e ironico. Bluerose è una donna avvenente, vedova da due anni di un marito amatissimo. Una solitudine mesta e dolorosa accompagna le sue giornate. A nulla valgono gli interventi affettuosi dell’amica Giulia. Ora, alla solitudine, si è aggiunto l’isolamento, imposto per la pandemia. Al lavoro provvede in smartworking, al resto con qualche sortita. Se la solitudine, la avverte come uno stato metafisico, in cui si manifestano i tanti spettri dell’esistenza, l’isolamento invece è uno stato psicofisico coatto, che nega il primo principio di libertà, la libertà di movimento. Quando questa viene meno, viene meno la condizione umana. La libertà negata porta a scelte radicali, fino all’abbandono della propria materia corporea. Bluerose decide che questa è la via più giusta da intraprendere; ma la morte non può essere solo un trapasso che ci si procura con un gesto risolutivo. La sua deve manifestarsi come una entità che la consuma. Una prova a cui sottoporsi, a cui sottoporre la stessa grande mietitrice. L’isolamento diviene allora lo stimolo della sua ricerca, l’occasione di una prova irrefutabile, dell’obbligatorietà della vita o del suo contrario. Così parte la sfida, la roulette russa, in cui il suo “cupio dissolvi” potrà divorare tutto il resto, compresi dolore, trasgressione, reati contro legge.

 

«È un film che indaga su stati d’animo – spiega Mongelli -, considerazioni, pensieri del personaggio, con iperrealistica sensibilità, che racconta un caso di solitudine estremizzato dall’isolamento, che parla di necessità biologiche e di scelte esistenziali, su cui spesso si danno giudizi troppo facili, omologati e rassicuranti. Un film di sperimentazione in tutte le sue forme, dai dialoghi alle riprese, dalla recitazione agli ambienti, dalle musiche alla fotografia, senza che ciò tradisca la godibilità narrativa del racconto».

 

Quanto al corto «Cussiah! Il più bell’albero», si racconta la bellezza magica e ancestrale della Puglia: il lavoro è stato presentato in anteprima all’Istituto Italiano di Cultura di New York, nel corso degli eventi programmati per il Columbus Day lo scorso ottobre, ed è prodotto da Regione Puglia – «Pugliesi nel mondo». Questo progetto cinematografico è la strada individuata dalla Regione Puglia – Pugliesi nel mondo per raccontare il fenomeno del cosiddetto «turismo delle radici», al centro delle attività del programma Italea voluto dal  Ministero degli Esteri per il 2024.

 

Il film “Cussiah!” è dunque un omaggio alla natura della Puglia, in particolare agli alberi monumentali (faggi, lecci, vallonee ed ulivi), silenziosi guardiani e figure protettrici della nostra vita, disseminati nelle campagne e nelle foreste secolari di una terra che non finisce mai di stupire. Alla natura maestosa si affianca la pietra dei muretti a secco, delle case coloniche, delle caverne, dei trulli e dei pagliari, dei menhir e dei dolmen, quella massiccia o intagliata, quella intonsa o manipolata per centinaia di generazioni dalle genti, che ad essa hanno legato la propria esistenza, affidandola così all’eternità.

 

I paesaggi rurali e arcaici diventano infine memoria ancestrale delle tradizioni, i miti, le leggende, le storie dei popoli di Puglia, su cui l’umanità ha costruito il proprio sapere più profondo, forse misconosciuto, ma impossibile da annientare, perché molto della conoscenza attuale non può prescindere da esso. Emergono così molti personaggi caratteristici della Puglia: San Michele Arcangelo, il Licantropo, Greguro e Margherita, la Grande Madre, il Cavaliere Templare, il Vampiro, i Monacelli, la Fata della Casa, la Masciara, San Giuseppe da Copertino, il Demonio. E, non ultimi, i propri cari, andati altrove.

 

Le indimenticabili note di uno dei musicisti più importanti dei nostri tempi, René Aubry, si susseguono per tutta la durata del film di Mongelli, suggellando l’amore del compositore francese per la Puglia.

Nella trama del film, la giovane newyorchese Lu deve realizzare l’ultimo desiderio del padre, pugliese di quinta generazione: dissotterrare la capsula del tempo, che egli ha nascosto 40 anni prima, sotto «il più bell’albero», durante il suo unico viaggio in Puglia. Le circostanze di una morte improvvisa dell’amato genitore, però, lasciano sospesa la indicazione di quale sia «il più bell’albero», custode del prezioso messaggio alla posterità. Così Lu comincia la sua caccia al «tesoro», accompagnata dall’omonima Lucrezia, coetanea, lontanissima parente, e da Ranieri, altro remoto giovane congiunto.

Nel corso del viaggio per l’intera regione, da Sud a Nord, le regalità silvane, l’onnipresente presenza lapidea del territorio e del lavoro dell’uomo, nonché i personaggi magici, misteriosi, mitologici delle tradizioni folkloristiche, la scortano in un susseguirsi di eventi inaspettati e coinvolgenti, per un’esperienza indimenticabile, che la impianterà saldamente nelle sue origini paterne, ormai riconosciute pari a quelle altre materne, africane.

 

Il casting ternazionale che impreziosisce il lavoro è costituito dalla protagonista Ellie May Todd, oltre a Andrew ShaldonMesicret Chimdi FufaRascel Lamera e prestigiosi attori pugliesi, tra cui Alfredo TraversaNicola EboliAntonella MaddalenaCinzia ClementeIvan dell’EderaVito Lopriore; nonché i giovani co-protagonisti Martina Ceglie Michele Lobaccaro. La sceneggiatura è scritta dallo stesso Mongelli insieme a Salvatore De Mola, direzione della fotografia a cura di Angelo Stramaglia Michele Di Fonzo, effetti speciali di Antonio Minelli, costumi di Rosa Lorusso, scenografia di Mattia Lorusso, trucchi di Carmen Siena e acconciature di RaduIstudor.

REDAZIONE

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