BARI, PROFESSORE PICCHIATO A SCUOLA.
DI GIOIA: “COSÌ I FIGLI CRESCONO SENZA RISPETTO DEGLI ALTRI E DI SÉ”
Antonio Di Gioia, ex presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi della Regione Puglia: “Va promosso un clima culturale e sociale che scoraggi sul nascere comportamenti aggressivi, intimidatori e violenti”
«È fondamentale sottolineare che i figli dovrebbero affidarsi, essere educati ed imparare dagli adulti, dai genitori, soprattutto in questo particolare momento storico sociale in cui dilaga la violenza in diverse forme». Antonio Di Gioia, ex presidente dell’Ordine delle psicologhe e degli psicologi della Regione Puglia, commenta così l’aggressione ad un docente di un istituto di Bari da parte del padre di una studentessa. Dinanzi a certe scene di violenza la domanda da porsi è “quali adulti stanno guardando i nostri figli?”. Noi adulti non siamo immuni da rabbia, aggressività, dal conflitto, nostri limiti e contraddizioni, ma dovremmo saper gestire diversamente ed istintivamente situazioni di provocazioni, conflitto, nel rispetto di sé e degli altri. «È venuto meno – spiega Di Gioia – il senso del riconoscimento dell’altro, della tolleranza, vi è più la tendenza ad esaltare l’individualismo, la competizione a scapito del riconoscimento dell’alterità. Sempre più giovani crescono senza autorevolezza genitoriale, padri e madri che hanno difficoltà ad essere autorevoli e/o tolleranti, comprensivi, quando è necessario. I ragazzi, dunque, crescono con pochi riferimenti che gli permettano di riconoscere il rispetto del sé e degli altri. Non ci si pone facilmente il senso del limite, si è decisi a superarlo per ricoprire un ruolo di leadership negativa, calpestando qualsiasi sentimento che rimandi alla tolleranza e alla cooperazione, alla coesione». Non è mia intenzione entrare nel merito del comportamento del genitore, ma è evidente che tale atteggiamento rappresenta un campanello di allarme sociale a cui porre attenzione. Rilevante è anche l’aspetto emulativo, che riguarda ogni fase della vita ma è più significativa soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, età in cui si subisce in maniera forte l’emulazione delle persone che si frequentano. È un fenomeno che è sempre esistito. Per educare un bambino serve la collaborazione di un’intera comunità educante, con un ruolo di primo piano affidato alla scuola e alla famiglia, alle quali è anche affidata la responsabilità di istruire i giovani. «Va promosso – continua Di Gioia – a partire dagli ambienti familiari e scolastici, un clima culturale e sociale che scoraggi sul nascere certi comportamenti prepotenti e prevaricatori. Il ruolo dello psicologo è fondamentale per aiutare Scuola e famiglia e comunità, a dialogare con programmi condivisi ed interventi psicosociali e psicopedagogici. Sia a casa che a scuola è importante insegnare il rispetto verso gli altri, favorire l’autostima e formare, sia gli adulti che i ragazzi, ad affrontare i conflitti, a gestire le emozioni e a rispettare la convivenza civile e le regole».
redazione