Bari, prolungata fino a mercoledì 26 settembre la mostra su Dalì

0
1064

Martedì 25 (16.15 – 18.30 – 20.40 – 22.45) e mercoledì 26 settembre (16.15 – 18.30 – 20.40) proseguono al Multicinema Galleria di Bari le proiezioni di «Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità», il film evento, che restituisce agli spettatori l’opportunità di spingersi oltre al personaggio, quell’opera d’arte vivente che Dalí stesso fu in grado di costruire, per conoscere da vicino il pittore e l’uomo, così come gli spazi da lui ideati che hanno contribuito a plasmare l’immortalità di un genio.

 

Per l’occasione la nota galleria d’arte barese Gagliano Arte presenterà al pubblico, all’interno della multisala, diciannove opere firmate da Salvador Dalì, una mostra esclusiva con alcuni capolavori del celebre artista spagnolo, frutto del suo inconfondibile ed estroso genio creativo. La Gagliano Arte, realtà attiva dal 1989 con lo scopo di offrire un punto di riferimento nel mercato dell’arte in Italia, detiene in esclusiva mondiale i diritti di riproduzione delle serigrafie su lastra argento delle opere di Dalì «I mestieri dell’uomo», di provenienza Rizzoli Arte SpA.

Nello specifico, le opere esposte sono tre bassorilievi provenienti dalla collezione «Football», un autoritratto di Dalì (opera unica), quattro serigrafie su lastra d’argento tratte dalla collezione «Le professioni», quattro bassorilievi appartenenti alla collezione «Arti», due bassorilievi tratti da «La Divina Commedia», cinque opere su carta de «La Sacra Bibbia». Lo spettatore, avrà, quindi la possibilità di immergersi concretamente nel surrealista mondo di Salvador Dalì, osservando da vicino alcune delle sue opere, prima di assistere alla proiezione del film che celebra l’anniversario della sua scomparsa.

«Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità»propone un viaggio esaustivo attraverso la vita e l’opera di Salvador Dalí, e anche di Gala, sua musa e collaboratrice. Il regista David Pujol ci guida, assieme a Montse Aguer Teixidor, Direttrice del Museo Dalí, e Jordi Artigas, coordinatore delle Case Museo Dalí, in un percorso che ha inizio nel 1929, anno cruciale per l’artista sia dal punto di vista professionale che personale, fino alla sua morte, nel 1989. È nel 1929, infatti, che l’artista si unisce al gruppo surrealista, suscitando le ire di un padre che non accetta un cambiamento così radicale e tenta di allontanarlo da Cadaqués, luogo dove Dalí trascorre le estati soleggiate con la famiglia prima della rottura. Nello stesso anno l’artista incontra Gala, l’amore intenso di una vita, una donna che comprende il suo talento e le sue ossessioni, una musa che lo ispira e con cui sperimenta piaceri e divertimenti, ma che allo stesso tempo sa riportarlo alla realtà e gli restituisce l’equilibrio necessario.

Percorrendo vicende non scontate, si attraversano intere geografie vitali: l’adorata casa a Portlligat, l’officina casalinga che, dalle finestre che si ingrandiscono con i progressivi ampliamenti dell’edificio, accoglie tutti i colori della Catalogna e i paesaggi tipici delle opere di Dalí. In origine una cella di soli 22 metri quadri, proprietà di Lidia, una figura paesana che con la sua “follia plastica” e “cerebro paranoica” influenzò spiritualmente l’artista: un piccolo nido appena sufficiente per due e che negli anni si trasforma in un’enorme casa studio circondata da uliveti, frequentata da artisti, personaggi pubblici e giornalisti. In questo viaggio tra luoghi, emozioni e arte, non può mancare Figueres, la città natale dove l’artista crea il museo-teatro Dalí, il suo testamento artistico. Proprio qui, nella Torre Galatea, Dalí decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita in una dimensione più intima con studi volti a comprendere il caos e a carpire l’agognato segreto dell’immortalità. Púbol rimane luogo immacolato per Dalí, castello donato all’amata Gala, simbolo di un amor cortese pensato per restituirle una desiderata dimensione intima che a Portlligat si era persa, tornando a un corteggiamento quasi antico. Un luogo dove l’artista accede solo su invito scritto della stessa Gala.

Ma sono anche la Parigi surrealista di Un Chien Andalou, prodotto e interpretato da Dalí e da Luis Buñuel, e la New York moderna e simbolo di speranza e risurrezione, ad essere protagoniste di Salvador Dalí. La ricerca dell’immortalità, un film evento capace di farci penetrare nell’animo creativo, geniale, tormentato, di colui che secondo il regista Alfred Hitchcock era “il miglior uomo in grado di rappresentare i sogni” e replicare il mondo del subconscio.

Un tour delle sue creazioni, la contemplazione della sua vita così intrecciata a quella di Gala, immagini e documenti, alcuni dei quali completamente inediti, avvicinano lo spettatore a un genio unico nella storia dell’arte. Un pittore che ha fatto di se stesso una straordinaria ed eccentrica opera, capace di assicurargli un posto tra i grandi maestri e nel mito e di regalargli quell’immortalità che ha cercato per tutta la vita. Messo allo specchio, appena nato, con la morte di un fratello che si è sempre sentito di dover riscattare e che lo ha spinto, così dichiara l’artista, a eccedere sempre nel corso della vita.

Ufficio stampa Multicinema Galleria

redazione

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.