BARI – Sabato 28 dicembre il regista Ferzan Ozpetek presenta in 2 sale «Diamanti»

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Sabato 28 dicembre al Multicinema Galleria di Bari, al termine della proiezione delle 18,10, e all’inizio di quella delle 21, sarà ospite in sala il regista Ferzan Ozpetek, per presentare il suo ultimo film «Diamanti». A dialogare con lui ci sarà il critico cinematografico Giuseppe Grossi. È il quindicesimo film di Ozpetek, con uno straordinario cast corale: Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa, Sara Bosi, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Vinicio Marchioni, Paola Minaccioni, Edoardo Purgatori, Carmine Recano, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Mara Venier, Giselda Volodi, Milena Vukotic. Il lungometraggio, con la sceneggiatura dello stesso Ozpetek (scritta insieme a Carlotta Corradi e Elisa Casseri), è in tutte le sale da giovedì 19 dicembre, distribuito da Vision Distribution. La canzone tema del film – «Diamanti» – è interpretata da Giorgia, che ritorna a collaborare con il regista italo-turco a 19 anni di distanza dopo «Gocce di memoria» per «La finestra di fronte».

Biglietti acquistabili in cassa e on line (costo 7,50 euro), su  multicinemagalleria.18tickets.it, info 080.521.45.63.

La storia si svolge nella Roma degli anni ’70. Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare, finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie un luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli ruoli marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile.

«Come accade quasi sempre per i miei lavori – spiega Ferzan Ozpetek –, che siano film, romanzi o spettacoli teatrali, parto da un’esperienza personale, ricordi di vita, talvolta forti suggestioni e persino visioni trasfigurate, come potevano essere le mie “Fate” e le “Magnifiche Presenze”. Domina sempre uno spunto autobiografico. E questo film scava nella memoria di quando negli anni ’80, come aiuto regista, frequentavo le sartorie di cinema e teatro – Tirelli tra le più celebri – dove incontravo i grandi costumisti e naturalmente registi importanti, attrici, attori. Luoghi che mi affascinavano, sentivo l’incanto di quei santuari laici del bello, dove la creatività si declinava con ingegno, forte laboriosità e dedizione. 

A quelle stanze animate soprattutto di donne mi sono ispirato per sviluppare l’idea di “Diamanti”, un cinema raccontato e “vestito” attraverso le storie di chi quei costumi li inventa, li disegna, ne testa i tessuti, palpa le storie, ricerca ostinatamente i punti di colore perfetti, le decorazioni, la mania per i dettagli che contribuiscono all’armonia della confezione finale, a volte veri capolavori. È anche un omaggio alla ricca tradizione dello stile, dell’eleganza raffinata e confortevole allo stesso tempo, alla grande artigianalità, e nell’evocare tutto questo ho voluto mostrare tra gli altri anche i costumi originali di Claudia Cardinale ne “Il Gattopardo” e Romy Schneider in “Ludwig”, entrambi film di Visconti. 

Questo progetto era l’occasione ideale per potere raccontare un mondo attorno al quale eleggere le donne a protagoniste assolute, e l’ho fatto convocandone molte di quelle con cui ho lavorato nella mia carriera e con le quali mantengo, laddove possibile, rapporti di affetto oltreché stima professionale. Nel mio lavoro ho sempre avuto un’intesa molto bella con le attrici e io sono attratto dalle storie di donne, di quelle che hanno un rapporto di parentela, mamma e figlia, o sorelle, come in questo caso. Qui volevo trasmettere il rapporto che sentivo tra quelle meravigliose sarte di un tempo, ho visto che quando le donne lavorano insieme sanno dimostrare grande affetto e solidarietà tra loro. E la stessa complicità è nata sul set tra le attrici, che durante la pausa pranzo, ad esempio, se ne andavano a mangiare tutte insieme in una stanza. Mi piaceva l’idea di collocare le stesse attrici in due diverse epoche, per mostrare come possono trasformarsi fisicamente e nel carattere. “Diamanti” è anche un’opera che riconduce ad un periodo della mia gioventù, c’è la nostalgia per quel mondo ormai scomparso, abiti così non si fanno più, oggi si riadattano quelli esistenti. Il film è dedicato a Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti, tre donne e attrici straordinarie con le quali avrei voluto lavorare ma per un motivo o per l’altro le cose non sono andate come avrei voluto».

redazione

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