Domenica 29 settembre, alle 21, nell’Auditorium Vallisa di Bari si conclude il «BARIfèst Theater», organizzato dall’associazione culturale «La Bautta» in collaborazione con Onirica Teatro, con la direzione artistica di Annamaria Fanelli, e il coordinamento di Mariapia Autorino e Vito Latorre (con il sostegno dell’avviso pubblico comunale «Le Due Bari»). L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento dei posti, con prenotazione obbligatoria su eventbrite.it. Infotel 393.101.40.63.
In scena lo spettacolo «Betùn», della compagnia francese «Teatro Strappato», per la regia di Vene Vieitez, con lo stesso regista sul palco, insieme a Cecilia Scrittore. Dopo essere stato presentato in Francia, Spagna, Svizzera, Germania, Cile e Bolivia, e in diversi festival internazionali (salutato sempre da ovazioni e meravigliose critiche), «Betún» è un indimenticabile spettacolo di maschere senza parole, con un grande significato, in una favola teatrale che si materializza e svanisce dinanzi al pubblico.
Betún è un bambino di strada, uno di tanti milioni, senza nessuno, senza niente. La sua storia è una poesia sul vuoto, che riesce a colmare di emozione il cuore del pubblico. Lo spettacolo pone l’accento proprio su quei 100 milioni di bambini che vivono nelle strade di tutto il mondo, dei quali 40 milioni in America Latina: Betún rappresenta quella faccia scomoda che ci guarda negli occhi e diventa lo specchio magico che mostra il lato peggiore della nostra specie. Betún è 100 milioni di bambini invisibili ma con un volto, il volto peggiore della nostra umanità.
Il lavoro di ricerca portato avanti da Teatro Strappato durante il viaggio in Bolivia fatto all’inizio del 2016, sui bambini che vivono e lavorano nelle strade delle metropoli dell’America Latina, ha portato alla scrittura di questo spettacolo senza parole. Ma che in realtà è in grado di dire molte cose. Una maschera di cuoio che diventerà per un momento il volto di milioni di bambini.
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