È dedicato alla casa editrice milanese Bompiani il ciclo di appuntamenti online in programma a maggio di Case di Carta, dialoghi con autori ed editori, l’iniziativa della libreria Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie che ogni mese dà spazio ad un editore e alle novità in libreria. Mercoledì 12 maggio alle ore 19.30 incontro con lo staff della casa editrice Bompiani, martedì 18 maggio alle ore 19.30 presentazione de Il capitale amoroso di Jennifer Guerra e mercoledì 26 maggio ore 19.30 presentazione di Nessuna parola di noi di Gaia Manzini.
Mercoledì 8 maggio,ore 19.30 pagina facebook @VecchieSegheriamastrototaroprimo appuntamento dedicato alla casa editrice Bompiani con Beatrice Masini (direttrice divisone), Silvia Trabattoni (editor saggistica e non fiction), Giulia Ichino (editor narrativa) e Giorgia De Angelis (progetti scuole). Dopo essere stato segretario generale di Arnoldo Mondadori e direttore di Unitas, Valentino Bompiani nel 1929 fonda la sua casa editrice. La sede è a Milano, in via Durini 24. Il primo libro commissionato è una biografia di don Bosco scritta da Ernesto Vercesi, libro che inaugura la serie dei “Libri scelti per servire al panorama del nostro tempo”. La collana dà voce alle ideologie più diverse, a partire dagli americani Ford e Roosevelt per arrivare a Hitler: in Vita privata (1973) Bompiani ricorda che fu un professore ebreo, Angelo Treves, a proporgli di tradurre il Mein Kampf con questa motivazione: “Bisogna far conoscere chi è Hitler.” Nel 1932 del resto l’editore aveva pubblicato l’Hitler di Theodor Heuss, strenuo oppositore del nazismo e primo presidente della Germania postbellica. Dopo aver promosso gli almanacchi delle case editrici Mondadori e Unitas, Bompiani avvia il proprio Almanacco letterario: la prima serie esce dal 1930 al 1942 in forma di pubblicazione annuale dedicata a temi d’attualità culturale. Nel comitato editoriale con Valentino Bompiani ci sono Cesare Zavattini, Bruno Munari, Ugo Dèttore e molti altri tra le voci letterarie più significative di quel tempo. Sempre agli anni trenta risale l’inaugurazione della serie, fino ad oggi ininterrotta, della Letteraria. Tra i primi titoli Vita e morte di Adria e dei suoi figli di Massimo Bontempelli e Giro lungo per la primavera di Giuseppe Antonio Borghese, pubblicati nel 1930. Del 1934 è La condizione umana di Malraux, uno dei libri capitali della letteratura tra le due guerre. Nascono collane come “Idee Nuove” (1934), che si propone di approfondire le più recenti problematiche filosofico-culturali aprendosi alle correnti del pensiero europeo e americano, oltre che dare voce a giovani filosofi italiani come Abbagnano e Preti; o ancora le collane per ragazzi “I libri d’acciaio” (1930-1935) e le “Strenne per i giovani”, in cui escono tra gli altri Mary Poppins della Travers nella traduzione di Letizia Bompiani, sorella dell’editore, e I ragazzi della via Pál di Molnár, entrambi nel 1935. Un successo ininterrotto sarà quello del Piccolo Principe di Saint-Exupéry (1949), che continua ancora oggi a campeggiare nelle librerie e nelle classifiche. La narrativa resta il cuore della casa editrice grazie a voci come quelle di Cesare Zavattini, Archibald Cronin, Pasquale Festa Campanile e Alberto Moravia.
Quest’ultimo fece il suo ingresso in Bompiani con L’imbroglio (1937): il sodalizio che si creò tra editore e autore ha contribuito a disegnare l’alto profilo letterario della casa editrice. Nel 1949 verrà riproposto il capolavoro giovanile dello scrittore, Gli indifferenti, stampato per la prima volta nel 1929 dall’editore milanese Alpes. Con I racconti Moravia ottiene nel 1952 il Premio Strega. Dai romanzi La romana (1947) e La ciociara (1957) verranno tratti film di enorme successo. Nel 1960 esce un altro dei romanzi fondamentali dell’autore, La noia, da cui verrà ricavata una celebre versione cinematografica (1963) da Damiano Damiani. Sempre nell’ambito della letteratura italiana da ricordare Corrado Alvaro, Elio Vittorini, Guido Piovene, Vitaliano Brancati, Raffaele La Capria, Ercole Patti, Ennio Flaiano, fino ad arrivare a Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Piervittorio Tondelli e Umberto Eco. Eco entra in Bompiani nel 1959, e il suo primo libro viene pubblicato nel 1962. Si tratta di Opera aperta, a c cui si collegherà Le poetiche di Joyce (1966), edito prima in lingua inglese. Da Bompiani anche l’esordio nella narrativa: Il nome della rosa, uscito nella “Letteraria” nel 1980, ha ottenuto un successo di pubblico e di critica tale da farne un caso mondiale unico nella storia della letteratura italiana. Nel 1981 il romanzo ottiene il Premio Strega. A seguire Umberto Eco pubblicherà altri sei romanzi di grande successo: Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero Zero (2015).
Ma Bompiani è anche narrativa straniera: Elio Vittorini infatti è stato, con Pavese, il maggiore artefice della scoperta degli autori americani, trovando in Valentino Bompiani un interlocutore attento e disponibile. Di Steinbeck uscirono fra il 1938 e il 1940 Uomini e topi, Pian della Tortilla e La battaglia; traduttori d’eccezione Pavese, Vittorini e Montale. Degli ultimi anni è la ripubblicazione, con grande successo di pubblico e di critica, di questo grande autore americano con le nuove traduzioni di Furore (2013, Sergio Claudio Perroni), La valle dell’Eden (2014, Maria Baiocchi e Anna Tagliavini) e Uomini e topi (2016, Michele Mari). Tra gli altri autori che hanno arricchito il catalogo della casa editrice André Gide, Jean-Paul Sartre, Albert Camus (con la nuova traduzione di La peste a cura di Yasmina Melaouah nel 2017), T.S. Eliot, Joseph Conrad, fino alle prime opere di Philip Roth, a Patricia Highsmith, a Marguerite Yourcenar. E poi Erica Jong, Jay McInerney, Hanif Kureishi, Noah Yuval Harari, Lauren Groff; tra gli italiani Antonio Scurati, Alain Elkann, Lidia Ravera. Oggi Bompiani guarda come sempre al futuro senza dimenticare il passato, il proprio e quello della letteratura: del 2018 è il lancio di una collana di classici; negli ultimi anni molta energia è stata spesa per il lavoro di cura del catalogo, che resta la solida base del marchio.
Martedì 18 maggio, ore 19.30 pagina Facebook @VecchieSegheriemastrototaro,presentazione del libro Il capitale amoroso di Jennifer Guerra. Mentre il nostro immaginario è infarcito di amore – una versione romantica e fasulla, veicolata da romanzi, film e pubblicità –, la nostra società si comporta come un amante dal cuore spezzato: è cinica e sprezzante nei confronti dell’amore, considerato un sentimento stupido, inutile o noioso, una fantasia per adolescenti, un ripiego per chi non sa stare solo, un lusso per pochi. Questa contronarrazione è il frutto pericoloso dell’individualismo capitalista, un sistema che mentre stigmatizza la solitudine e colpevolizza chi la vive come indegno d’amore, ci vuole sempre più soli, divisi e in competizione fra noi. Concentrati su noi stessi, ci vediamo rubare il tempo che potremmo usare per coltivare le relazioni con gli altri, amore compreso. Ma il rimedio a questa crisi dell’amore esiste. Nell’epoca in cui le relazioni si basano sullo scambio, sull’utilità, sulla convenienza, sulla compatibilità, lasciare spazio invece a un amore incondizionato e libero, capace di passare dal singolo alla comunità, può essere una delle azioni più antisistema, rivoluzionarie e coraggiose che possiamo fare per cambiare la nostra società: un vero atto di resistenza in questi tempi sempre più divisi. Jennifer Guerra nata nel 1995 a Brescia, è scrittrice e giornalista. Ha lavorato come redattrice a The Vision, per cui ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Nel 2020 ha pubblicato Il corpo elettrico (Edizioni Tlon).
Mercoledì 28 maggio, ore 19.30 pagina Facebook @VecchieSegheriemastrototaro, presentazione del libro Nessuna parola di noi di Gaia Manzini. Per Ada, giovane copywriter, le parole sono un gioco: le armi con cui l’intelligenza sfida le leggi della responsabilità. Le parole che la raccontano, però, Ada sa avvolgerle nel silenzio. Per sua madre le parole servono a levigare le anomalie della vita: come il fatto che da sempre, nella casa sul lago, è lei a prendersi cura di Claudia, la bambina che Ada ha avuto quando era troppo giovane. Per Alessio invece più delle parole contano i gesti e le immagini. Lui e Ada sono una coppia creativa d’eccezione; l’uno completa l’altra in un’intesa felice destinata a portarli lontano, fino in America. Mettere molti chilometri tra sé e Claudia è, pensa Ada, il modo migliore per riconquistare il diritto alla giovinezza, quello che quando nasce un figlio perdiamo per sempre. E poi insieme ad Alessio lei andrebbe in capo al mondo, perché il suo sguardo la fa sentire nuova; la riconsegna a sé stessa, nonostante non ci sia una parola per descrivere l’emozione che li unisce. Nonostante Ada non gli abbia parlato di Claudia. Nonostante lui sia omosessuale. La limpida scrittura di queste pagine mette a fuoco i perimetri dentro ai quali finiamo per costringere le nostre vite. E sfida le parole, il loro bordo tagliente ma anche la loro illuminante semplicità. Gaia Manzini racconta due grandi amori difficili – tra una madre e una figlia, tra due amici sulla soglia del desiderio – e il cammino avventuroso di chi deve nascere due volte per conoscere sé stesso. Gaia Manzini vive e lavora a Milano; ha scritto Nudo di famiglia (Fandango 2009, finalista Premio Chiara), La scomparsa di Lauren Armstrong (Fandango 2012, selezione Premio Strega), Ultima la luce (Mondadori 2017). Collabora con “Il Foglio” e “L’Espresso”.
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