Cia Due Mari, «Canale colabrodo, dalla Lucania alla Puglia si perde il 50% dell’acqua»
L’organizzazione denuncia: «Scarsa manutenzione, strutture vetuste, nessun adeguamento da decenni». Preoccupazione dopo un sopralluogo lungo l’adduttore che dalla Basilicata porta acqua nel Tarantino. Questione costi, assenza di controlli e progetti, rischio esternalizzazione per la mancanza di personale. Il foto-reportage: canali ostruiti, sporchi, le richieste al Consorzio di Bonifica Stornara e Tara
Castellaneta – C’è scarsa manutenzione lungo il canale adduttore che, dalla Basilicata, trasporta acqua in Puglia per 35 km, in particolare in una porzione di territorio del versante occidentale della provincia di Taranto: Castellaneta, Palagianello e Ginosa.
«Secondo nostre stime, il quantitativo di acqua che parte dalla derivazione di San Marco, in Basilicata, e arriva a Palagianello, si dimezza a causa di perdite considerevoli».
A denunciare uno spreco e una situazione davvero inaccettabili è l’area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia, in seguito ad un sopralluogo tecnico effettuato in determinate zone dell’agro di Castellaneta e di Ginosa.
La struttura è vetusta, risale agli anni ‘60 e, come evidenziato dalla declinazione tarantina della CIA Agricoltori Italiani, non è mai stata oggetto di interventi di ammodernamento, nonostante le tante risorse rese disponibili dai vari bandi ministeriali nel corso degli anni e in ultimo con il PNRR.
«Peraltro i canali sono sporchi e in totale stato di abbandono – ha rimarcato Vito Rubino, direttore dell’Area Due Mari di CIA Agricoltori Italiani di Puglia – Il timore, più che fondato, è che lungo quei 35 km siano molte le perdite e diversi i punti di rottura».
«Occorre intervenire celermente sul Consorzio di Bonifica Stornara e Tara di Taranto», ha aggiunto Rubino, ricordando fra l’altro la chiusura del Casello 4 di Castellaneta per mancanza di personale. A breve, anche altri caselli seguiranno la stessa sorte, perché il personale si è ridotto in maniera considerevole e la sostituzione, volendo utilizzare soltanto gli stagionali, non è semplice, come qualcuno invece ipotizza, occorre l’affiancamento per un certo periodo, affinché vi sia piena conoscenza del territorio e dell’ubicazione degli impianti consortili. Anche coloro che gestivano la manutenzione sugli impianti sono stati posti in quiescenza, e non sono stati sostituiti né vi è stato l’affiancamento necessario. Dobbiamo scongiurare lo spauracchio dell’aumento dei costi, in quanto a nostro avviso, per eseguire la manutenzione, quasi sicuramente si ricorrerà all’intervento di imprese esterne, nonostante l’eccellenza costituita fino a ieri delle squadre interne di manutenzione, vero punto di forza e fiore all’occhiello per diversi anni del consorzio di bonifica Stornara e Tara».
Ma il tempo stringe: tra qualche settimana, infatti, l’intero canale adduttore dovrebbe trasportare acqua per irrigare le colture pregiate dell’arco ionico occidentale e per la CIA, che non ha nascosto preoccupazione, al momento non è pervenuta nessuna notizia certa sull’avvio della stagione irrigua, al fine di consentire agli imprenditori agricoli tarantini un’accurata programmazione aziendale.
«Il trasporto di acqua a cielo aperto comporta uno spreco notevole di risorse da arginare subito, anziché pensare ad eventuali aumenti del costo – ha ribadito il direttore Rubino – La politica deve intervenire rapidamente, dando priorità, tramite fondi ministeriali o del PNRR, ad oculate opere di ammodernamento anche affidandosi a strutture specializzate, che forniscono le opere chiavi in mano, atteso che il consorzio Stornara e Tara ci risulta non disporre di progetti immediatamente cantierabili e di personale per fare progetti.
«L’area Due Mari – ha dichiarato Pietro De Padova presidente CIA Due Mari – è irremovibile e giudica improponibile un eventuale aumento delle tariffe irrigue, considerato quanto accaduto nel corso del 2022 alle imprese agricole, che hanno dovuto fronteggiare costi elevatissimi e problemi di prodotto invenduto rimasto sulle piante».
«Non dimentichiamo poi che la Puglia è comproprietaria al 50% con la Basilicata dell’acqua della diga di San Giuliano – ha concluso Rubino – Quell’acqua, in Lucania viene erogata a 5 centesimi al metro cubo, in Puglia, invece, costa circa 11 centesimi in più. Nessuna notizia poi è giunta sulla rivisitazione degli accordi con la vicina Basilicata per l’erogazione di acqua dalla diga di Monte Cotugno, che alimenta l’impianto Sinni-Vidis. Il livello regionale di gestione dei consorzi commissariati e quello Provinciale del consorzio Stornara e Tara non dimostrano di essere in grado di offrire soluzioni concrete e immediate, probabilmente a causa di una scarsa conoscenza delle reali problematiche territoriali e di un andamento piuttosto lento. Riteniamo che l’efficacia e l’efficienza dell’azione dei consorzi passi innanzitutto dall’apporto di nuove professionalità che invece, a tutt’oggi, preferiscono scegliere altre strade, prendendo le distanze da un carrozzone in cui l’attuale governance stenta a fornire risposte adeguate. Siamo molto preoccupati e attendiamo vigili, insieme ai nostri associati, un repentino cambio di rotta che modifichi l’attuale stato delle cose, in caso contrario non escludiamo di scendere in piazza per far emergere la gravità di quanto è stato evidenziato».
redazione