Una lunga sentenza che pone parzialmente fine alla vicenda dello scioglimento del Comune di Valenzano per infiltrazioni mafiose. E’ stata emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio e pubblicata in data 08/03/2019. Sentenza che può essere respinta con opposizione entro 30 giorni.
Tutto parte dal 23 settembre 2017, quando viene deliberato dal Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Comune di Valenzano, in provincia di Bari. A seguire il decreto del Presidente della Repubblica e la contestuale nomina della Commissione Straordinaria Prefettizia. Antonio Lomoro viene accusato di aver agito nelle sue funzioni in un modo piuttosto discutibile, soprattutto con il tessuto locale criminoso. Con lui anche altri amministratori, alcuni dei quali devo rispondere individualmente di altre accuse e per altre situazioni. Gare di appalto, favori a parenti ed amici e poi la nota mongolfiera fatta volare in aria in occasione della festa patronale di San Rocco e sulla quale, oltre al nome del santo, compariva il nome di una famiglia “mafiosa”. In tale occasione rileva la relazione ministeriale, “la giunta non avrebbe condannato né stimmatizzato l’episodio, rilasciando, per contro, dichiarazioni tendenti a minimizzare l’accaduto”. Mentre il ricorrente dichiara “di essere stato del tutto estraneo al programma redatto dal comitato organizzatore e che il lancio sia avvenuto nel cuore della notte e senza che vi abbiano preso parte sindaco e assessori, i quali non erano, in concreto, nella possibilità di conoscere e prevenire l’evento”. L’on. Dario Ginefra (PD) era intervenuto con una interrogazione parlamentare.
Il sindaco Lomoro aveva condannato l’accaduto e si era espresso negativamente contro una certa stampa.
In conclusione, “gli atti gravati, non sono riusciti ad evidenziare, per assenza di univocità e concretezza delle evidenze utilizzate, la ricorrenza di un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi, tale da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali in quanto tesa a favorire o a non contrastare la penetrazione della suddetta criminalità nell’apparato amministrativo”.
Antonio Carbonara