Si è costituito lo scorso 18 maggio a Bari il “Comitato Disabilità In-Difesa” che mira a raccogliere le esperienze delle famiglie con disabili e delle associazioni, cooperative sociali, insegnanti, educatori ed altri addetti ai lavori dell’area Metropolitana di Bari. Lo scopo è dare voce alle famiglie e a disabili che, a causa del lungo periodo di lockdown nella Fase 1 dell’emergenza covid 19, sono stati completamente abbandonati nell’isolamento domestico, costretti ad affrontare da soli il vuoto assistenziale e terapeutico determinato dalla chiusura dei centri di assistenza sociale e sanitaria.
L’iniziativa è partita da una call di Vito Spadavecchia sulla sua pagina Facebook dedicata alla disabilità. Vito è il papà di Francesco, un bambino autistico di 9 anni, e già da tempo si dedica ad attività legate al mondo della disabilità. Un’emergenza nell’emergenza, infatti, si sta sostanziando per tutte quelle famiglie che vivono situazioni di fragilità, sociale ed economica, nel momento in cui hanno dovuto, di fatto, provvedere autonomamente alla cura dei propri cari disabili, anche gravi.
Al pari dei medici, degli infermieri e di tutto il personale sanitario impiegato contro il Coronavirus a “mani nude”, senza mascherine adeguate e in generale senza D.P.I. a norma, anche tantissime famiglie combattono, ancora in Fase 2, la condizione dei propri familiari a mani nude, ovvero senza aiuti di sorta, in quanto la disabilità ha mille sfaccettature ed ha bisogno di piani terapeutici individualizzati che sono venuti meno. I servizi socio-sanitari, che interessano la popolazione disabile, si sono trovati impreparati per fronteggiare la pandemia, soprattutto per la mancanza di una cabina di regia, limitandosi ad attivare alcuni servizi telefonici o su piattaforme online, spesso inefficienti e inadeguati.
Per gli studenti con disabilità intellettive gravi, autismo e adhd la cosiddetta DAD (didattica a distanza) è stata quasi sempre fallimentare, soprattutto se prima dell’emergenza non si era costruita una leale collaborazione tra l’insegnante di sostegno, alunno e famiglia o per una situazione familiare poco serena o per mancanza di connettività e di strumenti tecnologici adeguati. Un altro diritto venuto meno, in quel processo chiamato “Inclusione scolastica”, è stata l’assenza della figura degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, previsti dalla “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” che avrebbero, in qualche maniera, dovuto assicurare gli enti locali.
Lo slogan #ANDRÀTUTTOBENE non servirà alla disabilità e al suo mondo se qualcuno non si interesserà con responsabilità e coscienza, dando risposte concrete, perché il virus non è stato ancora sconfitto e si prospettano tempi incerti e difficili. Questo sarà lo scenario in cui il “Comitato Disabilità In-Difesa” dovrà operare per la tutela dei diritti soggettivi e degli interessi legittimi dei cittadini disabili e delle loro famiglie nel territorio della Città Metropolitana di Bari, vigilando sulla corretta erogazione dei servizi e interloquendo con le autorità politiche e i competenti uffici della pubblica amministrazione.
Il Comitato è aperto a tutti i cittadini dei comuni della Città Metropolitana, interessati a vario titolo alla disabilità, a simpatizzanti e a chiunque abbia voglia di rimboccarsi le maniche.