La polizia ha arrestato a Lecce e in Bulgaria 22 persone accusate, tra l’altro, di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, alla riduzione in schiavitù e alla tratta.
Si tratta di 21 persone di nazionalità bulgara (finite in carcere) e di un italiano (ai domiciliari).
L’inchiesta è stata coordinata dalle procure antimafia e da quella ordinaria di Lecce. Complessivamente sono 30 gli indagati.
Gli arresti sono stati eseguiti questa mattina con una operazione della questura di Lecce sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Lecce Antonio Gatto. Secondo le indagini l’associazione si occupava di portare in Italia donne bulgare che venivano ingannate con la promessa di un lavoro e che poi venivano costrette a prostituirsi. Le ragazze che si opponevano venivano picchiate con violenza, in alcuni casi con una mazza da baseball. Gli incassi dell’attività illecita venivano poi trasferiti in Bulgaria dove il denaro veniva riciclato. La sede logistica dell’associazione è stata individuata in un’abitazione a Lecce. Qui erano state posizionate delle telecamere dalle forze dell’ordine che hanno immortalato anche alcuni momenti in cui una bambina di pochi anni passa un piatto con la cocaina ad alcune persone sedute a un tavolo mentre una donna viene picchiata.
I destinatari delle misure cautelari sono indagati anche per alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalità, per fatti che si sarebbero verificati dal 2021 a oggi, tra Lecce e la Bulgaria. L’associazione a delinquere agiva nei confronti di giovani donne, prevalentemente di nazionalità bulgara e anche di altri paesi dell’est europeo, costrette a prostituirsi nella periferia di Lecce o in altre zone della provincia. Le donne erano sottoposte a violenze, minacce di morte, violenze fisiche e psichiche, a volte venivano private dei documenti di identità e del telefono cellulare. Dalle indagini sono emersi i ruoli di ogni membro dell’associazione criminale: è stato accertato come alcuni si occupassero prevalentemente di reperire le giovani donne, altri dei viaggi e degli spostamenti, altri della logistica, altri ancora del controllo delle ragazze nei luoghi in cui erano costrette a prostituirsi. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’attività illecita era agevolata anche da alcuni cittadini italiani che, approfittando di una maggior libertà di movimento sul territorio, favorivano lo sfruttamento della prostituzione occupandosi di accompagnare le donne e provvedendo anche alle loro necessità quotidiane. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite in Italia e in Bulgaria congiuntamente e in maniera simultanea grazie anche al coordinamento con il desk di Eurojust mediante l’emissione da parte dell’autorità giudiziaria di un mandato di arresto europeo( Ansa).
Redazione