Per la stagione di danza contemporanea del Comune di Bari realizzata dal Teatro Pubblico Pugliese, in collaborazione con Teatri di Bari e Altradanza, uno speech e una produzione domani, venerdì 13 gennaio, dalle ore 21.00 al Teatro Kismet.
Doppio appuntamento al Teatro Kimet OperA con Roberto Castello: La danza spiegata agli odontoiatri e a seguire In girum imus nocte (et consumimur Igni).
ALDES/Roberto Castello
LA DANZA SPIEGATA AGLI ODONTOIATRI. Conferenza – spettacolo semiseria su tutto ciò che a teatro non è letteratura
di e con ROBERTO CASTELLO
Il più ideologicamente impegnato e scomodo tra i coreografi che hanno fondato la danza contemporanea in Italia offre al pubblico la sua personale visione della danza in palcoscenico. 45 minuti su come rendere intellegibile l’arte coreutica.
a seguire
IN GIRUM IMUS NOCTE
(ET CONSUMIMUR IGNI)
(Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco)
di ROBERTO CASTELLO
in collaborazione con la compagnia
interpreti Mariano Nieddu, Stefano Questorio, Giselda Ranieri, Irene Russolillo
assistente Alessandra Moretti
luci, musica, costumi Roberto Castello
costumi realizzati da Sartoria Fiorentina, Csilla Evinger
con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo
Una scabro bianco e nero e una musica ipnotica sono l’ambiente nel quale si inanellano le narrazioni di questo peripatetico spettacolo notturno a cavallo fra cinema, danza e teatro. Illuminato dalla fredda luce di un videoproiettore, il nero profondo dei costumi rende diafani i personaggi e li proietta in un passato senza tempo abitato da un’umanità allo sbando che avanza e si dibatte con una gestualità brusca e scomposta, oltre lo sfinimento; mentre il ritmo martellante trasporta poco a poco in una dimensione ipnotica e ad un’empatia quasi fisica con la fatica degli interpreti. ”In girum imus nocte et consumimur igni”, “Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco”, enigmatico palindromo latino dalle origini incerte che già fu scelto come titolo da Guy Debord per un famoso film del 1978, va così oltre la sua possibile interpretazione di metafora del vivere come infinito consumarsi nei desideri, per diventare un’esperienza catartica della sua, anche comica, grottesca fatica.
di Antonio Carbonara