È morto oggi, all’età di 91 anni, fr. Marciano da Monteleone di Puglia (al secolo Ferdinando Morra), una delle figure più eminenti della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini: commendatore (Ordine al Merito) della Repubblica Italiana dal dicembre 1994, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva superato i 66 anni di sacerdozio ed aveva avuto il privilegio di vivere, sebbene per brevi periodi, nel convento di San Giovanni Rotondo con Padre Pio: dopo averlo conosciuto, custodire la sua eredità era diventata per fr. Marciano una missione, svolta attraverso le numerose pubblicazioni da lui scritte sulla vita e la spiritualità del santo Confratello, ma anche con il suo infaticabile apostolato in giro per l’Italia ed il mondo e attraverso i mezzi di comunicazione. Come guardiano del Convento garganico e rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie, il 23 maggio 1987 aveva accolto Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale a San Giovanni Rotondo e, il 5 settembre dello stesso anno, Madre Teresa di Calcutta. Come segretario generale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio, incarico che ha ricoperto per 18 anni (dal 1995 al 2013), nel 2002 aveva incontrato a Buenos Aires il cardinale Jorge Mario Bergoglio, desideroso di conoscere meglio la figura del Santo cappuccino.
Nato il 16 febbraio 1929 a Monteleone di Puglia (FG), da Giuseppe e Margherita Morra, sentì fin dalla più tenera età una particolare attrattiva per la missione sacerdotale, come ha raccontato egli stesso in un articolo scritto per Sentiero giovane: «Da bambino […] facevo il chierichetto nella chiesa parrocchiale del mio paese e in casa giocavo a celebrare le Messe nel pianerottolo della rampa di scale che porta da un piano all’altro. All’inizio la mia attenzione si rivolse a tre congregazioni religiose: ai Chierici Regolari di San Paolo (detti “Barnabiti”), tra i quali era sacerdote un cugino di mio padre; ai Fratelli delle Scuole Cristiane (detti “Lasalliani) e ai Preti della Dottrina Cristiana (detti Dottrinari), tra i quali erano rispettivamente entrati due cugini di mia madre. Furono spedite le domande a tutte e tre le Congregazioni, ma le risposte furono tutte negative. Tutto pieno! Tutto esaurito! Altri tempi! Intanto avevo terminato la quinta elementare e lavoravo nel bar di mio padre e nel vicino spaccio del dopolavoro, entrambi a gestione familiare. Quando mio padre partì per la guerra, nei pochi mesi della sua assenza, mi fu affidata la responsabilità dello spaccio, mentre mia madre pensava a gestire il bar. La mattina, all’età di undici anni, mi dovevo svegliare alle 6,30 per trovarmi sul posto prima dell’arrivo degli autobus di linea, da cui scendevano potenziali clienti. Il primo trimestre scolastico si avviava al termine, quando giunse al mio paese, Monteleone di Puglia, in provincia di Foggia, un frate cappuccino per predicare la novena dell’Immacolata. […] Ogni sera, con papà, mamma e le mie sorelle andavamo a sentire la predica. Ricordo che guardavo fisso il predicatore, anche se non capivo granché. Comunque gli esempi che utilizzava mi colpivano e mi rimanevano impressi. Ogni sera, al termine della novena, tornavamo a casa e, mentre mia madre preparava la cena, io mi chiudevo nella cameretta, salivo su un banchetto e, gesticolando, cercavo di ripetere quelle frasi che mi erano rimaste in mente della predica. Quel predicatore, padre Arcangelo Perrotti, mi aveva stregato. Dissi subito ai miei:
“Voglio farmi frate cappuccino, predicatore”». Due obiettivi che fr. Marciano raggiunse, superando le sue aspettative. Infatti come frate cappuccino è giunto a ricoprire la carica di ministro provinciale facente funzioni, quando da vicario prese in mano le redini della Provincia religiosa (dall’8 marzo del 1984 al 17 gennaio 1985) dopo l’improvvisa morte del ministro fr. Pietro Tartaglia. Come predicatore è arrivato a svolgere il compito di segretario nazionale dei predicatori cappuccini e di segretario nazionale per l’Evangelizzazione.
Un ruolo determinante, nell’accogliere la chiamata del Signore da parte del piccolo Ferdinando, è stato svolto dai genitori, come ha spiegato egli stesso: «Entrambi ne furono contenti. Con mio padre mi recai subito alla casa dell’arciprete, don Rocchino Paglia, che ci presentò a padre Arcangelo. Quest’ultimo ci ascoltò con entusiasmo e ci assicurò che, una volta rientrato a Sant’Elia a Pianisi, avrebbe convinto i vari professori a tenermi delle lezioni suppletive per colmare il vuoto formativo che avevo accumulato nel primo trimestre. Il 13 gennaio, accompagnato da mio padre, a bordo di un carretto trainato da due cavalli, partii per il seminario di Sant’Elia a Pianisi, in provincia di Campobasso».
Il 15 settembre 1946 vestì l’abito religioso e il 16 settembre dell’anno seguente emise la professione temporanea dei voti, che confermò per tutta la vita l’8 dicembre 1950.
Al termine del periodo formativo, prima dell’ultimo traguardo, ancora una volta fu importante il ruolo di papà Giuseppe Vito, che consentì a fr. Marciano di sentirsi completamente libero nella scelta definitiva. Il genitore andò a trovarlo e gli disse: «Manca meno di un anno per la tua ordinazione sacerdotale. Sappi che, se ti farai ordinare sacerdote, sarà la gioia più grande che mi puoi dare. Però, se vuoi tornare indietro, troverai la porta sempre aperta e ti aiuterò intraprendere l’attività che tu vorrai». «Io – ha raccontato successivamente il diretto interessato – liberamente scelsi di essere sacerdote di Cristo e ringrazierò in eterno per questo dono grandioso di Dio».
Con questa granitica certezza, il 21 febbraio 1954, accolse l’imposizione sul suo capo delle mani dell’arcivescovo di Campobasso, mons. Alberto Caringi. Insieme a lui furono ordinati altri dieci suoi confratelli e compagni di studio, tra i quali fr. Gerardo Di Flumeri, che avrebbe svolto l’importante compito di vice postulatore della Causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Pio.
I primi incarichi, svolti da fr. Marciano come sacerdote cappuccino, sono stati nel campo della formazione iniziale: prima come vice direttore del ginnasio inferiore nel convento di San Severo (anno scolastico 1954-1955), poi come direttore del seminario di Vico del Gargano (1955-1973), infine come maestro dei novizi a Morcone (1973-1974). Quindi è cominciato il ministero della predicazione che, per lunghi periodi, è coinciso con i compiti di governo nel Definitorio provinciale, con la responsabilità della Fraternità e del Santuario di San Giovanni Rotondo e con l’impegno di segretario generale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio.
Fr. Marciano conobbe Padre Pio durante una gita a San Giovanni Rotondo, organizzata per gli studenti al termine del ginnasio, prima di iniziare il noviziato. Il ricordo di quei giorni è rimasto per lui indelebile per tutta la vita: «Di Padre Pio l’impressione che ebbi fu di un papà ma, ancor di più, di un nonno. Un giorno egli si intratteneva con noi, quando si trovò a passare l’economo del convento, al quale il Confratello stigmatizzato, riferendosi a noi fratini, disse: “Mi raccomando, falli mangiare bene, perché questa è carne che cresce”.
Infatti, solo da qualche anno era terminata la guerra e non si “guazzava” nell’abbondanza».
Tra gli episodi che lo hanno legato al Santo, il Cappuccino di Monteleone raccontava spesso la guarigione di suo padre, che andò a trovare il figlio a San Giovanni Rotondo dopo essere stato dimesso dall’ospedale senza grandi speranze: «Aveva un tumore ai polmoni e i medici gli avevano dato poco da vivere. Padre Pio lo guardò fisso, poi lo prese per il bavero della giacca e con l’altra mano iniziò a tirargli dei pugni sul petto dicendo: E chi te l’ha detto che tu stai malato? Tu stai bene! Stai bene!”. E subito dopo: “Ora ti saluto. Arrivederci!” Disse proprio così: “Arrivederci”. Non capii subito cosa volesse dire, ma lo compresi in seguito. Il mio papà aveva i giorni contati e invece guarì e incontrò ancora Padre Pio. Ci lasciò quindici anni dopo per un’altra malattia».
Da oltre cinque anni fr. Marciano era in cura per una grave forma di leucemia, che però non aveva interrotto la continuità del suo apostolato. Anche dopo il riacutizzarsi della malattia, che a settembre del 2019 lo costrinse a un ulteriore periodo di inattività per la necessità di un ricovero in Casa Sollievo della Sofferenza, appena le condizioni fisiche glielo hanno permesso, è tornato a celebrare la Messa pubblicamente, a occupare quotidianamente il suo posto in confessionale, a garantire le sue catechesi ai telespettatori di Padre Pio Tv, a sedersi alla sua scrivania con l’obiettivo di terminare a scrivere il suo ultimo libro e, trascurando le raccomandazioni dei medici, ad accettare, quando se la sentiva, qualche giorno di predicazione fuori dal convento. Infine è tornato ad essere disponibile ad ascoltare e a offrire una parola di conforto a quanti si rivolgevano a lui: di giorno nell’incontro personale, di sera, dopo cena, telefonicamente. A bloccare l’instancabile cappuccino di Monteleone è stato il coronavirus, che lo ha costretto a ulteriori due ricoveri in ospedale e a un periodo di convalescenza e di riabilitazione nel presidio residenziale “Gli Angeli di Padre Pio”. Nonostante la guarigione dal covid, il suo corpo ha subito un progressivo decadimento, che le cure mediche prestate in un terzo ricovero non sono riuscite ad arginare.
Sarà possibile rendere omaggio alla salma di fr. Marciano a partire dalle ore 17,00 di oggi presso la chiesetta antica di Santa Maria delle Grazie, con ingresso contingentato per evitare assembramenti. I funerali saranno celebrati domani, alle ore 11,30, nel santuario di Santa Maria delle Grazie e saranno trasmessi in diretta su Padre Pio Tv.
San Giovanni Rotondo, 17 gennaio 2021
Ufficio Stampa
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