Perpetual Gateways, ultimo disco di Ed Motta (2016)*
Perpetual Gateways(LAB 344) è la sua ultima fatica discografica, pubblicata nel 2016. Anche in questo disco si dimostra il nuovo profeta della contaminazione musicale mondiale. In questo disco Ed riesce a unire ingredienti musicali di vario genere con una disciplina ed un equilibrio da manuale. La produzione è firmata da Kemau Kenyatta (Gregory Porter) e si attornia di un cast stellare di mostruosi musicisti della American West Coast, tra cui Patrice Rushen e Greg Phillinganes (tastiere), Hubert Laws (flauto), Marvin ‘Smitty’ Smith (batteria), Tony Dumas (basso) e Charles Owens (sassofono). Ed inizialmente si mostra davanti a questi Maestri con la timidezza di uno scolaro ma il suo debordante talento alla fine viene osannato dai suoi stessi mentori.
Il disco si articola in due blocchi (Part one & Part two, come ai bei tempi andati). Il lato A profuma di groove, ritmiche complicatissime da spellarsi le mani, effluvi sulfurei di Fender Rhodes, partiture di fiati come non se ne scrivono più, con una meravigliosa ballad, Reader’s Choice, che tanto sarebbe piaciuta all’indimenticato Pino Daniele che Ed amava e stimava. Captain’s Refusal è un effervescente pezzone pop “a la carte”, tiratissimo e molto godibile. Nel lato B Ed si consegna ai suoi estimatori ed al panorama musicale internazionale con straordinari brani intrisi di Bop, Scat, Spiritual Jazz con la chiusura del disco, quella Overblown Overheight, che è la perla di tutto il progetto, il definitivo marchio originale di Casa Motta. Ma la cosa migliore che il Nostro produce in Perpetual Gateways è la scrittura personale di storie con una visione profondamente poetica della Vita, dell’Amore, della Libertà. Già Libertà, perché Ed Motta è un Artista libero, fuori dagli schemi e dai cliché dello Show Biz, scevro da compromessi con Majors, un talento puro, sincero, dannatamente semplice e gradevole. La copertina del disco descrive a pieno lo stato d’animo di un musicista sereno e dall’ingombrante profilo culturale.
*recensione di Rosario Francesco Saverio Cafiero, pubblicata su artistsandbands.org