“Édith Piaf, L’usignolo non canta più” di Melania Giglio: in scena al teatro Abeliano di Bari

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Nuovo appuntamento della rassegna Actor al Teatro Abeliano, sabato 12 gennaio alle 21.00 e domenica 13 gennaio alle 18.00 con “Édith Piaf– L’usignolo non canta più” nell’inedito testo di Melania Giglio, interprete insieme a Martino Duane, per la regia di Daniele Salvo, le scene di Fabiana Di Marco e i costumi di Giovanni Ciacci, prodotto da Marioletta Bideri per Bis Tremila s.r.l.

 

 

Siamo nel 1960, nell’appartamento di Édith. Una serie di eventi si sono susseguiti nella vita di questa piccola donna: lutti, incidenti, amori, liti, solitudine, alcol, gioie, successi e canzoni. Tutto si è abbattuto sull’usignolo come un uragano. L’usignolo non canta più. L’artrite l’ha resa gobba, l’alcol e i medicinali l’hanno resa gonfia e senza capelli, i lutti hanno ferito la sua voglia di vivere. Ma improvvisamente qualcuno bussa alla sua porta e arriva a profanare questo “buio”. È Bruno Coquatrix, l’impresario dell’Olympia.

Lo spettacolo ripercorre attraverso un testo inedito e mai rappresentato i giorni che precedettero la storica esibizione di Édith Piaf sul palco dell’Olympia, dalla fine del 1960 sino alla primavera del 1961. Questo racconto, arricchito da canzoni eseguite rigorosamente dal vivo (tra le altre L’accordéonisteLa vie en roseMilord), vuole essere un omaggio a una delle voci più belle e strazianti della canzone moderna.

Note di regia
Scriveva B. Pasternak: «Il talento innato è una via che conduce al futuro. È un modello infantile dell’universo, di un universo fondato sin dalla tenera età nel nostro cuore, una specie di libro di testo per capire il mondo dal di dentro, dal suo lato migliore e più fulgido. Questo dono insegna l’onore e il coraggio, poiché rivela quale favolosa importanza abbia l’onore nel sentimento drammatico dell’esistenza. Un uomo di talento sa quanto si arricchisca la vita in una piena e giusta illuminazione e quanto perda nel buio. L’interesse personale gli impone di essere orgoglioso e di perseguire la verità. Questa posizione può significare nella vita anche la tragedia, ma questo ha un’importanza secondaria.» Édith Piaf portava in sé questa scintilla, questa meravigliosa fiamma inesauribile e dolorosa. Vogliamo ricordarla con semplicità e nitidezza. Non vogliamo imitarne le movenze o copiarne l’esteriorità. Tentiamo invece di avvicinarci alla sua anima con levità mozartiana, di raggiungere il centro del suo petto per evocare per un istante, con attenzione e rispetto, il suo incredibile talento. Oggi più che mai, in questi anni vuoti di impulsi e necessità, abbiamo bisogno del suo calore, della sua luce, della potenza della sua voce e del battito del suo piccolo cuore che ancora oggi, anche se non è più, batte instancabile. E quel suo piccolo cuore non si fermerà mai.
Daniele Salvo

BOTTEGHINO TEATRO ABELIANO 080 542 76 78

redazione

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