Eseguiti al “Di Venere” i primi due interventi in utero del Meridione: da oggi la Puglia entra nell’eccellenza della Chirurgia Fetale
A Bari la nuova frontiera della Medicina Fetale. Condotte due complesse operazioni di laser coagulazione a livello della placenta, possibili solo in pochissimi Centri specializzati in Italia e in Europa
La nuova frontiera della Medicina Fetale passa dall’Ospedale “Di Venere” di Bari. Sono stati eseguiti i primi 2 interventi di Chirurgia fetale in utero, in particolare la laser coagulazione a livello della circolazione vascolare della placenta, su donne in gravidanza gemellare: una novità assoluta per tutta l’Italia Meridionale. A realizzarli gli specialisti dell’Unità operativa complessa di Medicina Fetale con la collaborazione delle équipe di Anestesia e Rianimazione e di Ostetricia e Ginecologia.
I dettagli sono stati illustrati in conferenza stampa dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dal direttore generale della ASL di Bari, Antonio Sanguedolce e dal direttore del Dipartimento per la Gestione del Rischio Riproduttivo e la Gravidanza a rischio della ASL di Bari, dottor Paolo Volpe.
“Qualche anno fa ho incontrato il dottor Volpe, il dottor Vicino e tutta l’equipe del Di Venere – ha detto il presidente Emiliano – che ha costruito un insieme di competenze in grado di gestire – dal concepimento alla nascita – i casi più complessi di maternità a rischio. Parlammo della necessità di investire in infrastrutture e in capitale umano per consentire una migliore diagnosi fetale che è la base per poi fare quello che oggi viene presentato, il primo intervento nel sud Italia di chirurgia fetale con riferimento a problemi legati alla circolazione sanguigna di parti gemellari. Questa equipe multidisciplinare, che ha utilizzato attrezzature modernissime e di ultimissima generazione e che viene realizzata all’interno di un reparto che è stato completamente ristrutturato, è un successo straordinario. La Puglia quindi può presentare questo record di essere la prima regione nel Mezzogiorno ad avere fatto un intervento di questo livello. Da un lato la cultura della donazione, dall’altro le capacità tecniche, ci hanno consentito in molti settori di crescere nei numeri e di avere un’organizzazione che in grado di fare cose che un tempo venivano considerate impossibili”.
Quelli eseguiti al “Di Venere”, infatti, sono interventi di estrema complessità e hanno interessato due donne, entrambe al quinto mese di gravidanza gemellare, una con due feti e l’altra con gravidanza trigemina, evento quest’ultimo di per sé eccezionale. In entrambi i casi, i feti erano affetti da una patologia tipica dei gemelli che condividono la stessa placenta (monocoriali), tanto che essa si riscontra nel 15-20% delle gravidanze gemellari di questo tipo. Si tratta di una eccessiva presenza di alcune anastomosi vascolari placentari – ossia connessioni vascolari a livello della placenta – che creano una circolazione del sangue verso un feto a discapito dell’altro. La conseguenza è che un feto riceve poco sangue e l’altro ne riceve troppo determinando così, nella maggior parte dei casi, la morte di entrambi i feti per motivi opposti. L‘intervento che riesce a bloccare questa sequenza è la laser coagulazione: consiste nell’entrare in utero tra i due feti con una sonda in fibra ottica di pochi millimetri e coagulare con il laser le anastomosi placentari. La patologia, se non trattata, può portare a morte tutti e due i feti o uno solo creando però gravi lesioni cerebrali nel sopravvissuto.
“Sono pochissimi i Centri in Italia e pochi in Europa – ha rimarcato il direttore generale Sanguedolce – in cui è possibile effettuare questi interventi in utero di grande difficoltà e complessità. Questo evento rappresenta il punto culminante di un percorso fatto di investimenti in strutture, attrezzature e risorse umane. La ASL Bari ha creduto nella formazione dei propri medici e ha favorito la collaborazione tra la chirurgia fetale della clinica Mangiagalli di Milano e la Medicina fetale del “Di Venere”, grazie ad un innovativo protocollo d’intesa attraverso il quale è stato avviato un interscambio tra le loro competenze specifiche in chirurgia fetale e quelle nostre nel campo della diagnosi delle malformazioni cardiache, essendo entrambi centri di riferimento europeo ciascuno nel proprio settore. Ora queste professionalità, e la struttura di eccellenza in cui operano, ci consentono di aprire qui da noi una nuova stagione per le pazienti pugliesi. Sono infatti già in programma, nelle prossime settimane, altri interventi”.
Interventi ad alta complessità che oggi sono alla portata di un Ospedale come il “Di Venere”. Come spiega il dott. Paolo Volpe, direttore della UOC di Medicina Fetale, “attualmente queste tecniche ormai validate scientificamente, e quindi non più sperimentali come fino a qualche anno fa, possono essere eseguite solo in Centri selezionati in cui oltre ad essere presenti le conoscenze approfondite circa la vita e le patologie fetali esiste un contesto medico adeguato che permette di eseguirle. La Chirurgia fetale, in sostanza, rappresenta il fulcro attorno al quale ruotano altre figure specialistiche: nella selezione dei casi è importante il ruolo del genetista, mentre nella gestione possono entrare in gioco l’anestesista, l’ostetrico, il neonatologo e, in alcuni casi, il neurochirurgo e altri specialisti». «Per poter realizzare in Puglia questi interventi – aggiunge – niente è stato affidato al caso o all’abilità di singoli operatori, ma tutto è stato reso possibile grazie ad un lavoro iniziato alcuni anni fa, quando la dott.ssa Claudiana Olivieri è stata inviata presso la clinica Mangiagalli per approfondire le proprie conoscenze in chirurgia fetale, e alla sinergia con le unità operative del Dipartimento, in particolare la Genetica e l’Ostetricia, e anche all’esterno con alcune unità operative di settore del Policlinico di Bari. Vorrei ringraziare per tutto questo i miei collaboratori, i medici e gli infermieri delle altre Unità operative che hanno collaborato, in particolare ostetricia e sala operatoria del Di Venere, la psicologa per il sostegno offerto a queste coppie”.
Le attività e le prospettive della Medicina fetale
Il nuovo centro di Medicina Fetale è stato inaugurato nel dicembre 2022, risultato di un progetto di ristrutturazione con fondi FESR (1,6 milioni di euro) che ha messo a disposizione di queste innovative attività (con aree interdipendenti ma separate con la Genetica Medica) una superficie di 1.310 metri quadri più che raddoppiata rispetto al passato. La Medicina Fetale dispone di cinque sale ecografiche fetali dotate di ecografi di ultima generazione, una sala di Chirurgia Fetale, sala d’attesa con percorsi dedicati, area per accettazione rapida. L’organico è formato da 8 medici, oltre al direttore Paolo Volpe, fortemente impegnati su diversi fronti: solo negli ultimi due anni, sono stati presi in carico circa 20 mila feti a rischio di patologia congenita o per lo screening delle anomalie cromosomiche.
Le attività principali riguardano gli screening del primo trimestre delle anomalie cromosomiche e della Pre-eclampsia (circa 4 mila esami gratuiti svolti annualmente), una grave patologia materna legata alla gravidanza che colpisce il 3-5% delle gestanti; la diagnosi e gestione dei feti affetti da anomalie congenite (comprese le cardiopatie congenite) e da altre patologie congenite; inoltre, i percorsi di counselling multidisciplinari prevedono al proprio interno anche il ruolo della psicologa.
La struttura, oltre all’attività di diagnosi prenatale invasiva, amniocentesi e villocentesi, ora può garantire anche la Chirurgia fetale in grado di intervenire su determinate malformazioni del feto a partire da alcune patologie riguardanti le gravidanze gemellari monocoriali. La Medicina Fetale ha anche una funzione formativa sul campo, essendo frequentata da specializzandi provenienti da università di tutta Italia, con richiesta in forte aumento negli ultimi tempi.
Redazione