I reparti medicina interna accolgono spesso pazienti con malattie croniche riacutizzate, come ad esempio i soggetti con BPCO, scompenso cardiaco, malattie metaboliche, neoplasie, malattie tromboemboliche. Tutte richiedono un elevato grado di expertise e skill specifiche per la gestione appropriata del paziente. Il convegno vuole fornire agli internisti gli strumenti interpretativi più aggiornati per la presa in carico del paziente complesso anche in un’ottica di organizzazione dei sistemi gestionali (vedi a titolo di esempio infezioni ospedaliere, o la gestione delle iperglicemie in ospedale) al fine di rendere le cure appropriate, personalizzate e precise.
«La complessità del paziente, oggi, significa “prendersi cura” piuttosto che “prestare cure”», spiega il dott. Franco Mastroianni, Presidente FADOI Puglia. «La presa in carico del soggetto deve rappresentare non solo una prerogativa degli internisti, ma anche un dovere per il medico moderno. Gli strumenti di telemedicina, telemonitoraggio, e, in ambito formativo, quelli connessi alla realtà aumentata sono la nuova frontiera della medicina con cui il medico moderno dovrà confrontarsi, senza però perdere di vista il cuore del sistema che rimane sempre e solo il paziente».
L’avvento degli strumenti tecnologici offre nuove opportunità sia per il paziente – aumentando il comfort di cura – che per il medico e i sistemi sanitari. Questi ultimi snelliscono le procedure per la gestione della cronicità e possono ridistribuire le risorse per le nuove emergenze che si affacceranno all’orizzonte. Una di queste è sicuramente il long/post Covid, che già oggi assorbe molte energie ambulatoriali dei reparti di medicina interna. Gli ospedali, e in particolare i reparti di medicina interna, sempre di più dovranno confrontarsi con questa complessità che non riguarda solo il paziente, ma coinvolge la famiglia (caregiver), l’accesso alle cure e l’intera organizzazione dei sistemi sanitari al servizio della persona.
Redazione