Dalla trasversalità di Gianluca Petrella, impegnato con il fratello Pino Petrella in un’inedita rivisitazione di musiche del Seicento italiano, all’esplorazione di figure poco conosciute del passato, il festival itinerante Anima Mea diretto da Gioacchino De Padova si muove tra jazz e musica antica con una sequenza di concerti di grande interesse che sanciscono e rinsaldano importanti collaborazioni artistiche.
Si parte con «Plaudite», domenica 3 novembre (ore 20.15), nella Chiesa di San Giacomo, a Bari, e lunedì 4 novembre (ore 19.30), nella Chiesa del Purgatorio, a Palo del Colle, dove si esibirà l’Ensemble Zenit, formazione composta da Pietro Modesti (cornetto), Fabio De Cataldo (trombone barocco) e Gilberto Scordari (organo), direttore artistico del Barion Festival in collaborazione con il quale questi due concerti sono in programma.
Verrà presentato un disco di prossima pubblicazione per la prestigiosa Brilliant Classics dedicato a Giovanni Legrenzi, il compositore bergamasco che nella seconda metà del Seicento fu maestro di cappella della Basilica di San Marco, a Venezia, e anello di congiunzione tra Claudio Monteverdi e Antonio Vivaldi, che da piccolo pare sia stato allievo proprio di Legrenzi. Al centro del programma pagine del compositore scritte originariamente per questo organico, e altre derivate da musica vocale riadattata in versione strumentale attraverso la prassi storica della “diminuzione”, che vengono alternate ad altre opere dello stesso genere dei coevi Tarquinio Merula, Luigi Battiferri, Giovanni Paolo Colonna e Carlo Francesco Pollarolo.
È, invece, una coproduzione tra Agìmus, l’associazione diretta da Piero Rotolo, e Anima Mea il progetto «La Capona e altri giri», in programma martedì 5 novembre (ore 20.30) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari e mercoledì 6 novembre (ore 20.30) al Teatro Curci di Barletta, che nell’Ensemble La Capona vede coinvolti musicisti provenienti da esperienze differenti, come il trombonista jazz Gianluca Petrella e il fratello Pino Petrella, specialista di musica antica e virtuoso di chitarra e tiorba. Con loro, nella rilettura di musiche del Seicento italiano, ci sono altri due musicisti di ambito jazz, il bassista Vito Di Modugno e il percussionista Michele Rabbia.
Il basso ostinato è un fil-rouge che ha ispirato le pratiche musicali in ogni tempo: giri armonici essenziali e di grande energia creatrice dai quali nascono improvvisazioni e variazioni, attraversando stili diversi, dando forma a musiche solo apparentemente lontane. Il genere ricorrente, ieri come oggi, è la musica per danza, tanto colta quanto popolare, ma intesa anche come semplice evocazione, dove le tecniche strumentali invadono il campo che prima era del ballo vero e proprio. E il concerto «La Capona e altri giri» unisce in quest’ottica i quattro musicisti del progetto. Gli autori da cui si parte sono a volte chiamati esplicitamente in causa, altre volte resta sullo sfondo lo spirito delle loro composizioni, pretesto per continuare l’antica pratica. Ma il fulcro ricorrente è l’opera di Hyeronimus Kapsberger, il “Tedesco della Tiorba”, in realtà italianissimo, anche se di famiglia austriaca e noto con quello pseudonimo nel secolo XVII. Dopo gli anni della formazione a Venezia, svolse la sua attività prevalentemente a Roma, dove diede alle stampe una trentina di libri di musica, quasi tutti dedicati allo strumento per il quale è celebre. In molte sue composizioni compaiono soluzioni strumentali ardite e visionarie. E spesso la sua invenzione musicale è improvvisata, vale a dire esercitata su quelle formule di bassi ostinati di cui si è detto e che tanti compositori del barocco praticarono quando c’era da suonare Ciaccone, Canari, Passacaglie, ma anche le più rare Sfessaina e Capona, la danza di origine siciliana che dà il nome all’inedito progetto.
Tutti i concerti sono a ingresso libero presentando la rivista di Anima Mea 2019 (costo 10 euro).
Info www.animamea.it – 391.4858488 (dalle ore 16 alle 19).
redazione