La stagione della Compagnia Diaghilev si chiude sabato 25 maggio (ore 21), al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, con l’attore Umberto Orsini e la folksinger Giovanna Marini magistrali interpreti de «La ballata del carcere di Reading», spettacolo tratto dall’omonima opera di Oscar Wilde e diretta da Elio De Capitani per la Compagnia Umberto Orsini (info 333.1260425).
Con il suo misto di parole e musica, l’adattamento teatrale del testo di Wilde, sostanzialmente un pamphlet contro la pena di morte, mette in gioco narrazione e musica come se lo scrittore irlandese avesse voluto raccontare questa storia attraverso un’anima femminile e una maschile, qui affidate a una delle più illustri interpreti del canto popolare e ad uno dei grandi maestri della scena teatrale italiana. Una scelta che rende lo spettacolo unico nel suo genere, perché De Capitani cerca lo scrittore capace di prefigurare il secolo a venire. Quell’Oscar Wilde che anticipa l’arte come recita sociale e la vita come performance artistica.
In seguito a una causa per diffamazione da lui intentata al Duca di Queesberry, nel 1895 Wilde fu a sua volta accusato di comportamento contrario alla morale pubblica e condannato a due anni di carcere, che scontò nella prigione di Reading. Questa terribile esperienza è all’origine della «Ballata», una delle sue opere più autentiche e scopertamente sincere: un lamento poetico in due momenti: l’impiccagione di un giovane detenuto, il rituale assurdo e feroce dell’esecuzione, e la meditazione, profondamente religiosa, sul male e la redenzione, che vede Orsini, Marini e De Capitani artefici di questo spettacolo dalla strana genesi.
L’idea nasce, infatti, dall’incontro di Umberto Orsini e Giovanna Marini in un altro spettacolo, «Urlo» di Pippo Delbono, nel quale Orsini aveva portato la sapienza dei suoi frammenti di Wilde e Shakespeare e Giovanna la sua antica esperienza del canto degli umili. Nel progetto è stato poi coinvolto Elio De Capitani, che aspettava solo un’ultima spinta per affrontare qualcosa a cui pensava da tempo, «il dilemma, o meglio il paradosso di Wilde».
Per il regista, «The ballad of Reading gaol» è già scritta come «una messinscena complessa, ritualmente complicata, dove l’attrazione fisica si sublima in canto e il canto sublima la sofferenza in bellezza». E al centro c’è Wilde, con la sua condizione di prigioniero e il corpo di un ragazzo, un giovane soldato condannato per l’assassinio della sua amante, un Woyzeck inglese con la giubba rossa dei dragoni di sua maestà. Wilde lo ha visto nell’ora d’aria. E trova una nuova vena che unisce i suoni, i colori, i pensieri, gli incubi e i corpi inappagati della galera con la luce di un amore trasfigurato. Giovanna Marini, autrice di alcuni brani dello spettacolo, spazia dalla ballata irlandese, ai Beatles sino a Schubert. Mentre Umberto Orsini, nei panni di Wilde, è pronto a cogliere ogni minima goccia di bellezza che lacrima dai versi.
redazione