Una produzione Diaghilev
IL CASO BRAIBANTI
di Massimiliano Palmese
con Fabio Bussotti e Mauro Conte
musiche composte ed eseguite dal vivo da Mauro Verrone
regia di Giuseppe Marini
Rassegna stampa – estratti
…un bello spettacolo di Massimiliano Palmese. Un testo narrativo costruito su documenti, lettere, arringhe, che la regia di Giuseppe Marini rende vivo solo con precise caratterizzazioni delle voci che via via assumono i due protagonisti, Fabio Bussotti e Mauro Conte, sempre intensi e veri, mai retorici. Questo grazie anche a un bel ritmo incalzante, che crea tensione, sostenuto dal sax di Mauro Verrone, che interviene dal vivo
Paolo Petroni, Il Corriere della Sera
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La società italiana del dopoguerra, addirittura del movimentato ’68, viene svergognata per un processo-farsa in un testo, ‘Il caso Braibanti’ di Massimiliano Palmese, a cui la regia lucida e umana di Giuseppe Marini e le sentitissime interpretazioni di Fabio Bussotti e Mauro Conte riservano momenti di grande etica. E di intollerabile scandalo.
Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica
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“…Massimiliano Palmese l’ha costruito sugli atti del processo che incuriosì l’Italia smemorata, affidandolo alla regia di Giuseppe Marini e alla tensione forte di Fabio Bussotti e Mauro Conte. Concertato per sentimenti, parole e musiche di Mauro Verrone che esegue in scena. Duetto pudico che si fa storia, lasciando avvocati e vittime a dire di una sopraffazione e di un dolore. Martirio civile che non dovremmo dimenticare. Per insegnare il rispetto a chi non sa“.
Giulio Baffi, la Repubblica
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Una drammaturgia sobria, elegante, immediata.
Angela Di Maso, Roma
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Grazie ad una scrittura asciutta e coinvolgente, in grado di alternare, con uguale forza, momenti di commedia e momenti estremamente drammatici, e grazie all’apprezzabile ed intensa interpretazione dei protagonisti (gli ottimi Fabio Bussotti e Mauro Conte), lo spettacolo sprigiona una straordinaria potenza espressiva ed entra nell’alveo della migliore tradizione del teatro civile e militante.
Alessandro Grieco, teatro.it
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Le frasi che Massimiliano Palmese fa pronunciare ai due pluripersonaggi sono a volte di una spiazzante autorità morale, come nella difesa di Braibanti (“ma quella era la sua volontà… oppure avrei dovuto plagiarlo!” e “…ma l’amore stesso, è un plagio!“), e sono parole che si ascoltano meglio, nell’essenza di due sedie lontane ma che sembrano sempre strettamente affiancate.
Riccardo Limongi, teatro.it
Il caso Braibanti, di Massimiliano Palmese, è un bell’esempio di teatro civile, interpretato e diretto con stile raffinato. Un testo lucido, chiaro, forte, anche ironico, senza orpelli e venato di poetica tenerezza nel finale. Da vedere per ricordare. Da vedere per conoscere.
Paolo Leone, Corriere dello Spettacolo.
Uno spettacolo intenso, capace di alternare con equilibrio risa e drammaticità, senza affievolire, anzi dando forza e accrescendone l’impatto emotivo. Le musiche composte ed eseguite in scena da Mauro Verrone non hanno solo accompagnato e scandito il racconto, ma sono state un interlocutore e un’istanza imprescindibile per questa ballata per Braibanti.
Luana Poli, recensito.net
Fa rivivere ‘Il caso Braibanti’ in chiave drammaturgica lo scrittore Massimiliano Palmese in un mirabile atto unico (…) per l’efficace regia di Giuseppe Marini e un’impagabile interpretazione di Fabio Bussotti e Mauro Conte. (…) Con grande forza mimetica, i due protagonisti, sempre in scena unitamente al musicista Mauro Verrone, recitano anche la parte degli avvocati, dei preti, dei genitori, caratterizzandoli grottescamente nelle rispettive inflessioni dialettali. Ne fuoriesce uno spaccato di Italia clericale e omofoba, che tanti atei devoti vorrebbero perpetuare anche ai nostri giorni.
Franco Buffoni, Nazione Indiana
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Palmese ha ripreso gli atti del processo, gli articoli di giornale, le lettere che Braibanti scrisse alla madre, i commenti dell’epoca e ne ha fatto un testo di alto valore civile.
Paola Spedaliere, arteatro.eu
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Oggi, il nome di Braibanti è pressoché misconosciuto dagli italiani. Lo scrittore Massimiliano Palmese, a quattro decenni di distanza, ne ha recuperato la vicenda intellettuale ed umana. Una vicenda che non ci ha ancora indignato abbastanza, ricostruita attraverso articoli, lettere, atti e testimonianze, e che ha costituito la delicata partitura drammaturgica de “Il caso Braibanti” (…). L’equilibrata regia di Giuseppe Marini fa parlare per bocca dei due protagonisti principali anche giudici, avvocati, familiari e periti, trovando un codice espressivo della vicenda nell’ironia generata involontariamente dalle battute omofobe di chi prese parte al processo. Quella mentalità pronunciata per bocca di chi l’ha combattuta al prezzo della dignità rende il senso del radicamento profondo di certe idee e la difficoltà di sradicarle. Mauro Conte nei panni del giovane Sanfratello delinea con grazia ed energia accorata una carrellata di personaggi.
Milena Cozzolino, pasolinipuntonet
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Il testo scritto da Massimiliano Palmese ricostruisce la vicenda attraverso documenti d’archivio, lettere, arringhe che ripercorrono le fasi del processo che portò alla condanna dello scrittore. La vicenda è un racconto polifonico a due voci, dove Fabio Bussotti (eccellente nel ruolo del Braibanti) e Mauro Conte danno vita non solo ai protagonisti ma anche al contesto che li circonda (genitori, avvocati, preti) caratterizzandolo attraverso l’uso del dialetto che colora il tutto di verosimiglianza e vita. Dialogo che viene via-via seguito, contrastato, sottolineato dal sax di Mauro Verrone che accompagna la platea in una vicenda di cui si sente ancora oggi la necessità di raccontare
Fabio Melandri, ilgrido.org
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Lo spettacolo teatrale di Palmese ricostruisce meticolosamente i fatti avvalendosi di articoli, atti del processo, interviste e documenti originali dell’epoca, comprese le cartelle cliniche degli specialisti. Trasfigura in un dramma un caso emblematico dell’Italia dell’epoca, la stessa nella quale Pier Paolo Pasolini, che, pure si era schierato a difesa del perseguitato Braibanti, perderà la vita qualche anno dopo, in circostanze che tutt’oggi appaiono controverse. Se “l’Italia non ricorda”, come si recita nelle prime battute, lo spettacolo offre una testimonianza che serva a non dimenticare un pezzo della storia giudiziaria, aggiungendo un tassello importante al mosaico della memoria collettiva.
Angela Marino, Caffè News
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Uno spettacolo di straordinaria bellezza, magnificamente interpretato da Mauro Conte e Fabio Bussotti (..) Uno spettacolo da vedere, rivedere e sostenere con una presenza massiccia in sala.
Alessandro Paesano, Gaiaitalia
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La voce è padrona. Vibrante di forza, scuote la mente, penetra nel corpo con sentimento, costruisce attorno a sé i luoghi. Ascoltarla si rivela un intenso piacere. La bravura degli attori riesce a calarla nella rappresentazione dei vari personaggi. Non perde in convinzione, anche quando si tratta di caricature. Nella sua essenzialità, lo spettacolo si rivela così un viaggio nello sgomento, di grande intelligenza ed amara ironia.
Gabriele di Donfrancesco, Tribuna Italia
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La cronistoria di Massimiliano Palmese è stata manipolata con intelligenza e sobrietà dal regista Marini che ha fatto incursione nel teatro di narrazione producendo uno spettacolo intenso, capace di alternare con equilibrio risa e drammaticità, senza affievolire, anzi dando forza e accrescendone l’impatto emotivo. Le musiche composte ed eseguite in scena da Mauro Varrone non hanno solo accompagnato e scandito il racconto, ma sono state un interlocutore e un’istanza imprescindibile per questa ballata for Braibanti.
Luana Poli, Recensito.net
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Dagli stralci dell’omonimo processo, terminato con la condanna per plagio nei confronti di un ragazzo (peraltro maggiorenne), e dalle lettere e dai testi dello stesso Braibanti, Massimiliano Palmese ha tratto un testo denso eppure agile, ampio e leggero come un ricamo, ma resistente e ricco di spunti.
Flavio Mazzini, gay.tv
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(…) un meticoloso lavoro di Massimiliano Palmese requisitorie, epistole, documenti di archivio, consulenze mediche narrano con precisione i fatti processuali.La figura del Braibanti, con la sua delicatezza e saggia tranquillità finemente si incarna in Fabio Bussotti, quella di Sanfratello, disposto al sacrificio pur di non rinnegare il suo maestro, è consegnato alla veemenza di Mauro Conte. Gli attori danno corpo e voce anche a tutti gli altri personaggi della storia: i vari psichiatri di Sanfratello disumani, senza scienza e coscienza, il prete di famiglia, falsi testimoni , la madre e il padre di Giovanni dalle idee retrograde, avvocati e il pubblico ministero. Le asserzioni di questi sono esaltate o avversate dal sassofono di Verrone che riduce o ingrandisce, restituendocele a volte ridicole, a volte dolenti o inquietanti. Con forza Giuseppe Marini ci racconta di un processo di destra in cui giudici e periti colpiscono Braibanti per quello che rappresenta: il libero pensiero.
Barbara Lalle, progettonewsitalia.net
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(…) occorre resistere e lottare, come ci dice Palmese in ‘Osservando le piante’, quando Braibanti ci dice: ‘La forza, la costanza per resistere? L’ho imparata osservando le piante. Quelle selvatiche. Quelle che la gente chiama erbacce. La gente non sa che le erbacce riescono a bucare anche il cemento. L’uomo pulisce, disinfesta. Ma, dopo ogni disinfestazione, le erbacce rinascono’. Credo che questo sia un messaggio importante e ringrazio Palmese per questo, perché è uno di quei messaggi che dovremmo trasferire ai nostri studenti, presentando la piéce nelle scuole e scavando nel fondo delle motivazioni che ancora oggi sono alla base di una diffusa omofobia.
Anna Grazie Stammati, progettonewsitalia.net
Redazione