Il crocifisso dei Misteri di Valenzano: ritorna a risplendere nella città di Turi

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Sin dal lontano 1671, nella città di Valenzano (BA), durante le celebrazioni religiose della settimana santa si svolge la processione dei “Santi Misteri”, evento fra i più belli e suggestivi dei riti quaresimali della provincia di Bari.

    

 

Ad oggi, la processione si compone di cinquanta Misteri, e da sempre, per la devozione popolare i più importanti sono il “Santo Crocifisso”, “Gesù deposto dalla Croce”, e la statua “Mater Dolorosa”.

La processione di Valenzano con il passare degli anni acquisì importanza, tanto che nella prima metà dell’800 venne arricchita di ulteriori statue di santi, delle vere opere d’arte, molte di proprietà di alcune famiglie, che con devozione o per grazia ricevuta, avevano commissionato a botteghe napoletane e ad artisti pugliesi. Sculture raffiguranti ognuna un episodio della passione di Cristo, tutte opere finemente realizzate in cartapesta.

Il Mistero più importante e bello dal punto di vista artistico, era il “Calvario”, un antico crocifisso in cartapesta, con raggiera in legno dorato, di proprietà del valenzanese Francesco Sicoli, che aveva ereditato dal sacerdote Don Giovanni Pantaleo, suo zio materno.

Il sig. Sicoli, non avendo eredi, prima della sua dipartita, il 20 aprile  1964 volle vedere sistemato il santo crocifisso appartenuto alla sua famiglia. Nella circostanza, decise di donarlo alla chiesa Maria Ss. Ausiliatrice di Turi, nella persona del parroco, don Giovanni Cipriani.

La sofferta decisione della donazione, fu spinta dal fatto che Sicoli negl’anni, aveva avuto alcuni dissapori e divergenze con Don Domenico Labellarte, arciprete di Valenzano, e per questo motivo, suo malgrado, decise di non fare dono del crocifisso alla sua città d’origine.

Per paura di ritorsioni da parte dei devoti valenzanesi, il crocifisso dei Ss. Misteri, nottetempo, venne trasferito segretamente a Turi. Nell’atto pubblico di donazione, oltre al pregiato crocifisso in cartapesta, venne donato anche l’intero corredo processionale, la sua base e otto puttini in legno. Il donante, scrisse a chiare lettere al parroco di Turi che il crocifisso proveniente da Valenzano, doveva essere ben custodito, venerato e portato in processione il 14 di settembre, giorno in cui ricorre la festa dell’esaltazione della Santa Croce. “quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me

Dopo circa sessanta anni da quel trasferimento, qualche mese fa, l’opera in cartapesta è stata sapientemente ripulita e restaurata dalla dott.ssa Gianna Tieuli, restauratrice ed esperta in conservazione dei beni culturali.

Il simulacro presentava due ridipinture sovrapposte con parti in carta e stucco posticce (sangue colante). L’opera è stata pulita dai due strati di colore, riportando alla luce l’antico colore dell’incarnato del Cristo. Lo scorso primo di novembre, dopo una solenne celebrazione eucaristica, officiata dal parroco, Don Giuseppe Dimaggio, il Ss. Crocifisso è ritornato in chiesa alla venerazione dei fedeli turesi.

Il crocifisso è di pregevole fattura, misura l’altezza di cm. 150 circa. Viste le sue dimensioni, e il tipo di barba“ a punta”, stilisticamente può essere datato, con molta probabilità, tra la fine del sec. XVIII e gli inizi del XIX sec.

Il soggetto del crocifisso potrebbe essere stato realizzato ottenendo due calchi, e successivamente l’opera uscita è stata unita dalla parte superiore a quella inferiore, caratteristica peculiare per la realizzazione di una scultura in cartapesta.

L’arte della cartapesta, si diffuse nella città di Napoli verso la fine del 500. In quel tempo la cartapesta non era molto diffusa, basti pensare che nella seconda metà del ‘700 i“maestri cartapestai” che operavano nella città di Napoli, erano circa cinquanta. Mentre in Puglia,in particolare nella provincia di Lecce,le botteghe che operavano l’arte della cartapesta erano solo 4-5 maestri artigiani.

Tuttavia nei primi anni del ‘800, nell’intero regno di Napoli, si ebbe la massima diffusione della cartapesta, con il fiorire di numerose botteghe artigianali, che trasformavano materiali poveri in arte.Questo fu possibile grazie alla sua facilità nel plasmarla, e alle sue peculiarità di leggerezza e duttilità, e soprattutto grazie al suo costo, nettamente inferiore rispetto ad altri materiali utilizzati.

Stefano de Carolis

 

 

 

 

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