Era il 30 agosto del 1705, quando seconda la leggenda, la Madonna apparve ad un sacerdote di Capurso gravemente ammalato, Don Domenico Tanzella. La Vergine gli avrebbe indicato il luogo esatto dove recarsi per la visita: un vecchio pozzo sito in zona detta Piscino. In quel pozzo si calarono insieme al Tanzella anche il fratello Lorenzo, Michelangelo Portincasa e il pittore Giovanni Battista Converso.
Sarebbero stati loro i protagonisti della sensazionale scoperta dell’immagine della Madonna nelle viscere di un vecchio pozzo e in prossimità di una parete. Tra le braccia di Maria il bambin Gesù: l’immagine è impressa su di un pezzo di intonaco e pare non possedere tratti simili alle antiche icone provenienti dall’Oriente. L’icona era stata ritoccata nel 1970, in seguito ad un furto avvenuto in santuario, poi più nulla sino all’ultimo intervento di restauro di questi mesi da parte della ditta Valerio Iaccarino di Andria. Si è trattato, dicono i frati, di un modesto intervento finalizzato alla conservazione nel tempo dell’immagine venerata e miracolosa. Migliaia probabilmente gli “ex voto” che testimoniano le “grazie” ricevute, già a partire dal periodo immediato al ritrovamento.
Parlare di “miracoli” non è ancora del tutto possibile, anche se sono in tanti a scommettere che nelle storie personali e umane conservate nelle sale del santuario possano esserci casi per i quali poter credere ad un intervento divino, per intercessione della Madonna. Infatti, non esiste ancora una commissione scientifica e teologica che possa esaminare e studiare gli ex voto, non ancora ben catalogati, riferisce Fra Filippo D’Alessandro, rettore del santuario. Resta una tesi del dott. Francesco Boezio, urologo di Capurso, che si è interessato di talune patologie legate ai devoti e al percorso dei pellegrini che hanno raggiunto il santuario.
Un frate sussurra: “La Madonna del Pozzo è la patrona di Capurso, che sia detto”. Un decreto della Santa Sede, ricorda il frate da noi interpellato, ha stabilito che Maria Vergine del Pozzo è la patrona di Capurso e cosi viene ricordata nei messali, senza escludere il patrono San Giuseppe al quale è intitolata la chiesa matrice.
La celebrazione di ieri è stata un grande festa, presieduta da Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo della diocesi di Bari- Bitonto. Con lui Fra Donato Sardella, vicario provinciale del Frati Minori, Don Antonio Lobalsamo, arciprete della Chiesa Madre S.S. Salvatore e i frati del santuario. Presenti le autorità civili e il sindaco Francesco Crudele. Sarà possibile ammirare l’immagine sino al 3 febbraio 2019, salendo sulla struttura che è stata allestita per i lavori. Già da questa mattina si è registrato un alto numero di visitatori.
Ma vogliamo concludere con la storia di Maria (nome convenzionale), donna capursese che tempo fa ha raccontato la sua storia alla nostra redazione. A ciascuno libertà di lettura e di interpretazione:
“ Quel giorno – racconta Maria – mi sono recata in cappella a Capurso poiché mi sentivo da tempo giù di morale e bisognosa di pregare, io che prego poco e che non frequento mai la messa domenicale. Ho preso un bicchiere, uno di quelli lasciati lì per i pellegrini e ho bevuto dell’acqua. Il giorno dopo sono andata a lavoro, sono entrata nella mia macchina e ho imboccato la SS16 direzione Bari, in prossimità di una uscita ho perso il controllo del veicolo che è cappottato. Mi sono ritrovata testa giù, conscia che ero ancora viva. Sono riuscita da sola ad uscire dall’abitato e notavo subito che avevo sangue in faccia e qualche ferita, ma ero viva. Mi hanno con urgenza portata in ospedale dove hanno accertato qualche lesione al volto e leggero trauma alla testa, ma nulla di più grave. Dopo una breve convalescenza sono tornata a fare le mie cose di ogni giorno. Un miracolo? Non lo so, quel che è certo – continua Maria – che io il giorno prima a meno di 24 ore dall’incidente sono andata a bere l’acqua di quella cappella, io che in chiesa non vado mai e che tanto meno vivo la mia fede quotidianamente. Sarei potuta morire ma sono viva e ringrazio la Madonna del Pozzo. Mi reco spesso a pregare, con commozione e tanta riconoscenza”.
Antonio Carbonara