Commozione e qualche sorriso per lo spettacolo teatrale “Il Padre”, in scena ieri sera al Teatro Palazzo di Bari, con protagonisti Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere.
Il Padre, dal francese “Le Pere” vincitrice di due premi Molière, è la settima opera dello scrittore e drammaturgo Florian Zeller. L’autore ha vinto uno dei più prestigiosi premi, il Prix Interallié nel 2004 ed è stato definito come il nuovo scrittore teatrale più grande e più emozionante dei nostri tempi. Con Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere: David Sebasti, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo e Riccardo Floris. Scene di Gianluca Amodio, musiche di Antonio Di Pofi, costumi di Alessandro Lai, disegno luci di Umile Vainieri.
Lo spettacolo di ieri sera ha suscitato profonde emozioni tra il pubblico, per la delicatezza del tema e per la straordinaria interpretazione di Alessandro Haber nel ruolo di Andrea. Quest’ultimo è un uomo di mezza età che mostra i primi cedimenti della memoria dovuti ad una grave malattia. A mostrare vicinanza è la figlia Anna, interpretata da Lucrezia Lante della Rovere. Anna mette a disposizione del padre il grande appartamento che condivide con il marito Piero. Ciò non basta per gestire un problema che di fatto stravolge i ritmi quotidiani e la serenità interna della famiglia. Una convivenza difficile che non trova preparate le persone di casa. Lo spettatore si ritrova a vivere la realtà con gli occhi del protagonista, vedendo entrare ed uscire di scena quattro attori diversi, che, interpretando gli sdoppiamenti di Anna, di Piero e della badante Laura, si muovono velocemente, si alternano, scompaiono, ripetono le stesse azioni.
E’ la confusione che si registra ancora oggi in tante famiglie italiane, lasciate sole da uno Stato non ancora in grado di garantire il diritto alla salute. Per chi può permetterselo l’ultimo rimedio è una struttura privata o protetta, al contrario l’anziano e l’ammalato rischiano la solitudine e l’abbandono.
Una commedia che fa sorridere ma che lancia forti messaggi: solidarietà, affetto, dedizione per gli ultimi e i più deboli, quanto basta per costruire una società più umana.
foto di Alessandro Lonoce
Antonio Carbonara
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