E’ già nel vivo la festività della Madonna del Pozzo di Capurso. 4 giorni di festa che vedranno la presenza di numerosi pellegrini. Domenica si terrà la lunga processione mattutina e la sera l’uscita del carro trionfale.
Era il 1705 quando la Madonna apparve al sacerdote capursese don Domenico Tanzella. Da quel giorno il culto mariano si é diffuso in tutto il meridione e non solo. Tra le diverse compagnie di pellegrini va ricordata quella di Massafra che quest’anno giungerà a Capurso con i tradizionali traini guidati dai carrettieri. L’associazione Maria Santissima del Pozzo è stata eretta canonicamente presso l’Antica Chiesa Madre di Massafra, con decreto di S.E MOns Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Castellanare , il 1 luglio del 2011.
Il pellegrinaggio del gruppo di Massafra sarà preceduto in questi giorni da momenti di preparazione e formazione spirituale: giovedì 22 agosto messa eucaristica a Massafra, il giorno dopo partenza per l’Abbazia della Scala di Noci. Giorno 24 agosto il gruppo raggiungerà la località di Rutigliano per una santa messa alla Chiesa del Crocifisso. Domenica 24 agosto l’ingresso nel santuario di Capurso alle ore 4:00.
La storia del pellegrinaggio a Capurso affonda le sue radici nel tempo: già lo storico Roppo raccontava come i pellegrini giungessero a Capurso radunati sotto rozze croci, disposti in ordine professionale e recitanti preci e laudi. E poi carri mulari, ricinti di bianche tende, come torme di pellegrini orientali, sotto la cocente sferza del sol d’agosto. I numerosi pellegrini costrinsero i diversi sindaci a prendere provvedimenti per regolare le giornate: di festa. Ogni carro portava le sue provviste cibarie, compreso il calzerotto, la graticola ed il fastello di legna per il focolaio posticcio. Si improvvisavano cucine impiantate con tufi, ardevano i fuochi e venivano allestite grandi tavolate all’aperto. Il folklorista molfettese La Sorsa raccontava che a conclusione della festa ciascun pellegrino portava con sè piccoli oggetti votivi: fettucce benedette, nastri da legare ai capelli, medaglie ed abitini, ventagli di cartone rettangolari, attaccati a delle asticine, con l’immagine della Vergine da un lato e di qualche santo dall’altro, tamburelli ricchi di nastri dai colori sgargianti, ed altri piccoli ricordi.
Il sig. Angiuli Giuseppe del gruppo di Massafra sarà alla guida del traini: gentilmente ci ha inviato un suo contributo proprio sulla storia dei traini e dei carrettieri. Il traino è stato sempre usato in passato per le attività agricole, soprattutto come mezzo di trasporto. Traini ricavati dall’ottimo legnale di Puglia, specialmente quello tratto dai querceti in agro di Noci. Particolare è sempre stata l’acconciatura del carrettiere. Il copricapo per esempio, la cosidetta “coppola”, la camicia senza colletto ma con collo alla coreana. Alla gola il carrettiere portava e porta ancora un fazzoletto di colore rosso con fantasie e piccoli riquadri. Le maniche della camicia arrotolate sull’avambraccio in modo che fuoriesca la manica della maglia interna, rigorosamente di lana bianchissima. I pantaloni di tela pesanti colore scuoro con il taglio delle tasche alla francese. La “fusciacca” un vita di colore rosso intonato con il colore del fazzolletto annodato alla gola oppure di colore scuro. Come calzature gli stivaletti con gli elastici laterali. Il capo spalla estivo è un gilet di colore scuro. Questo e altro per una tradizione che qualcuno cerca di tenere in vita, nel rispetto delle generazioni passate e soprattutto per preservare il ricco patrimonio storico culturale.
ATONIO CARBONARA