Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry in scena nel Castello Aragonese di Otranto

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Il 5, 6 e 7 agosto 2019, nel Castello Aragonese di Otranto alle ore 22.00, avrà luogo IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine de Saint-Exupéry, adattamento e regia Salvatore Della Villa.

La produzione dello spettacolo è giunta al suo IV° allestimento dopo il successo di critica e di pubblico, e lo spettacolo essendo adatto sia ai bambini che agli adulti, ha registrato il sold out in tutte le repliche fino ad ora programmate dal 2008 ad oggi. Spettacolo fedelissimo al testo di Saint-Exupéry, la cui produzione è stata una delle rare mondiali autorizzate dagli eredi e Gallimard, che hanno concesso il placet scrupoloso di rappresentazione per l’adattamento e la regia a Salvatore Della Villa. Gli stessi costumi e scene, disegnate dall’artista Disney Emilio Urbano, sono fedeli ai disegni originali dell’autore. Le musiche originali sono firmate da Gianluigi Antonaci, che ha cucito addosso ad ogni personaggio note e temi identificativi di grande atmosfera.

 

Con Filippo De Carlo, Salvatore Della Villa, Matteo Padula, Rossana Peraccio, Maria Margherita Manco, Mariapaola Sistilli, Elena Spinelli.

Musiche Originali e Sonorizzazione Gianluigi Antonaci

Disegni Scene e Costumi dagli originali Emilio Urbano

Video di Scena Andrea Federico

Trucco di Scena  Sandra De Santis Gianfranco Protopapa

Realizzazione Costumi  Degas – Elena Cretì

Realizzazione Scenografia  Depo Scenografie

Macchinista Giancarlo Baglivo

Organizzazione Sara Perrone Elena Spinelli

Adattamento e Regia Salvatore Della Villa

Uno spettacolo fedele e coinvolgente che incanta i più piccoli ed emoziona gli adulti. Una galleria di figure attualissime, metafore della condizione umana. Fedele al testo di Saint-Exupery, Salvatore Della Villa inserisce elementi di grande originalità. Uno spettacolo coinvolgente, un allestimento dal sapore “felliniano” allegramente sognante, che incanta i più piccoli ed emoziona gli adulti.

Tutto comincia nel deserto, luogo simbolico, tappa obbligata per chi si smarrisce, stazione di transito per chi vuole ritrovarsi, paradosso dell’anima dove ospiti sconosciuti ed inattesi possono indicare una strada nuova o trafiggerci per sempre.

Motore in avaria e il Narratore è costretto a fermarsi. Anche il tempo, a modo suo, si ferma.

O meglio riacquista la propria natura di relatività e si dilata lungo la curva della memoria di un tempo lontano, quando il Narratore aveva sei anni e i grandi non capivano mai niente da soli e lui si stancava a spiegargli tutto ogni volta. Amava disegnare, l’avrebbe fatto come mestiere se non fosse stato frustrato da tutti quelli che si ostinavano a vedere un cappello dove la sua fervida immaginazione aveva disegnato un boa che digeriva un elefante.

Per fortuna, prima o poi, capita a tutti di piombare nel mezzo di un deserto e lì incontrare il Piccolo Principe. Uno che arrossisce per dire sì, non risponde alle domande, ma non rinuncia mai ad una domanda che aveva fatto lui. Uno che coglie l’essenziale, anche se “l’essenziale è invisibile agli occhi”.

Allora finalmente chi gli ha chiesto di disegnare una pecora accetta che una scatola con tre buchi può evidentemente custodire una pecora, anzi trova anche il modo di notare che la piccola si è addormentata!

Il Narratore si lascia condurre docilmente in un viaggio lungo pianeti, stelle ed asteroidi, luoghi cui i grandi hanno attribuito un numero per nome, ma dove lo spazio non è più grande di una casa. Piccoli mondi abitati da buffe mediocrità e tragiche megalomanie: l’ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere; il re che per esistere ha bisogno di comandare su un pianeta abitato solo da lui; il vanitoso che si accorge degli altri solo quando questi lo ammirano; l’uomo d’affari che trascorre il suo tempo a contare le stelle, il che basta a fargliele sentire tutte sue, color giallo oro, come i soldi, con cui comprarne ancora altre; il geografo che attende i resoconti degli esploratori ed intanto ignora la geografia del proprio pianeta; il lampionaio che accende e spegne ogni minuto l’unico lampione del pianeta .

Ogni giorno il Narratore impara qualcosa di sé e del pianeta del Piccolo Principe, l’asteroide B 612, un luogo poco più grande di una casa, con tre vulcani (due attivi ed uno spento, ma ogni giorno ne pulisce il camino, perché non si sa mai !).

Come tutti i bambini anche il Piccolo Principe conosce la solitudine; lui la vince contemplando i tramonti, vi si crogiola inventandosi quarantatré tramonti in un solo giorno, per il gusto di attendere l’incontro con il sole e la luna, che tornano più volte al solo scopo di fargli piacere.

Su quel pianeta il Piccolo Principe custodisce un tesoro prezioso per la sua bellezza, una rosa, indifesa eppure fiera delle proprie quattro spine, delicata ed esigente, perché lui ne è responsabile per essere l’unica cosa l’uno per l’altra.

Su quel pianeta, come su tutti i pianeti, crescono erbe buone ed erbe cattive. Il Piccolo Principe, quando ha finito di lavarsi al mattino, si occupa della pulizia del pianeta: strappa gli arbusti cattivi, specie quelli di baobab che, prima di diventare grandi, cominciano con  l’essere piccoli e non è facile distinguerli dai rosai, ma se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. “Bambini! Fate attenzione ai baobab!”

Anche il Piccolo Principe ha bisogno di conoscere altri pianeti diversi dal proprio. Perché così è la vita, lui è cresciuto e d’un tratto il mondo appare senza confini. Come il deserto sul pianeta Terra, dove il serpente gli ha insegnato che il male esiste e qualche volta può servire anche a condurre verso il bene. Sulla Terra il Piccolo Principe ha scoperto un giardino fiorito di rose, dove, piangendo, ha capito che il suo fiore non era l’unico al mondo. Ma la volpe era lì per insegnargli che l’amicizia, come l’amore, è una di quelle rare cose che a dividerle si moltiplicano e ciascuna, quando è vera, resta sempre unica.

 

 

L’AUTORE Antoine de Saint-Exupéry

Da sempre avvolto nel mito per via della sua misteriosa scomparsa mentre si trovava alla guida del suo aeroplano proprio a poca distanza dalla pubblicazione del Piccolo Principe, Antoine de Saint Exupéry nasce a Lione nel 1900, da una famiglia aristocratica.

La sua infanzia allegra e spensierata trascorsa nella campagna di Saint-Maurice si delinea nella sua vita come leggenda così come un giorno, in un bar, Antoine de Saint-Exupéry accetta la sfida del suo editore di scrivere un racconto per bambini. Lo scrittore aviatore, che fino ad allora aveva scritto ampiamente sulle sue avventure aeree, si ritroverà ad attingere alle memorie della sua infanzia per dare vita a quello che diverrà un capolavoro fra tutti i suoi scritti.

Pochi immaginano però che dietro la favola più amata di tutti i tempi si celi una crisi profonda dello scrittore che a quel tempo, siamo nel 1942, si trovava a New York in esilio volontario dalla sua patria. Antoine non era uno scrittore che inventava: lui raccontava ciò che aveva vissuto, per questo molti sono gli aspetti autobiografici che grazie a nuovi studi si sono scoperti essere celati nel racconto, nutrito non solo dei  ricordi d’infanzia ma anche delle emozioni di Antoine, in particolare negli aspetti che riguardano l’amore per la moglie e quello per la patria in quel periodo agognata.

Il Piccolo Principe,  si identifica essere il figlio che non ha mai avuto e che come tale riceve i suoi tratti distintivi dalla madre Consuelo – i disegni ne lasciano trasparire infatti una forte somiglianza che non può passare inosservata a conoscenti e amici.

Ma nel personaggio principale si insinua anche della birichinaggine, della malizia, dello stupore, della tenerezza disattesa e della tristezza, ossia tutta la gamma dei sentimenti umani che l’autore stesso ha provato.

La presenza della moglie si rivela invece evidente nel personaggio della Rosa, il fiore delicato che il Piccolo Principe sente di non aver mai protetto abbastanza e che diviene il filo conduttore del racconto..”ho avuto un problema con un fiore”..

L’amore per la patria si può invece leggere nel tema della partenza: lui stesso vuole condividere il destino di questo piccolo personaggio: raggiungere il proprio pianeta ( la Francia), allontanandosi dalla terra ( gli Stati Uniti) in silenzio, senza un grido, senza clamore. Da lì a poco infatti Antoine lascerà gli Stati Uniti per prendere parte alla seconda guerra mondiale al fianco del suo paese.

 

IL TESTO

Tra i libri più famosi del XX secolo e più venduti della storia, Il Piccolo Principe è stato tradotto in 257 lingue e dialetti e stampato in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo. Testo di difficile catalogazione, è considerato una favola per bambini che si rivolge  soprattutto agli adulti. La genesi del libro inizia nel 1940, quando Saint-Exupéry, pilota dell’aereonautica militare, dopo un grave incidente aereo avvenuto in Francia durante la Prima Guerra Mondiale, si trasferisce negli Stati Uniti, a New York, come rifugiato. I suoi editori americani Eugene Reynal e Curtice Hitchcock furono innanzitutto degli amici, aiutando Antoine economicamente e poi cercando di confortarlo spiritualmente: la sofferenza dell’esilio in un paese che non amava e l’inattività e la lontananza dalla sua squadriglia, gli procurarono molti sensi di colpa, per non poter essere d’aiuto al suo paese martoriato dall’invasore tedesco. Tante sono le ipotesi intorno alla motivazione che spinse l’aviatore francese a scrivere il libro: si dice che mentre fosse in ospedale per curare le numerose ferite in seguito all’incidente, una sua cara amica, l’attrice Annabella, gli lesse La Sirenetta, una delle fiabe più belle di H.C. Andersen, ed egli volle scriverne una di uguale bellezza; secondo un’altra ipotesi, forse la favola del Piccolo Principe sarebbe stata ispirata da suo fratello François, prematuramente scomparso, a cui Antoine era particolarmente legato. Quando poi, l’amico Renè Clair gli regalò degli acquerelli, iniziò ad illustrare la storia che sarebbe quindi nata come una sorta di terapia al dolore. In realtà, Antoine aveva cominciato a disegnare questo personaggio efebico anni prima, Le Petit Bonhomme lo chiamava, una sorta di Pierrot senza la calotta di velluto nero e una sciarpa al posto della gorgiera: lo abbozzava ovunque, sui margini delle lettere, tra equazioni matematiche e progetti meccanici, sui bordi del manoscritto Pilota di Guerra. Poi la svolta. Una sera Saint-Exupéry cena con il suo editore Reynal e la moglie Elizabeth. Proprio mentre sta disegnando sulla tovaglia del ristorante, fu la stessa Elizabeth a proporgli di scrivere una favola ispirata al piccolo principe che stava disegnando. Sedotto dal progetto, Reynal mise sotto contratto Saint-Exupéry per scrivere un libro per bambini da pubblicare per il Natale del 1942. Lo scrittore accetta e inizia a scrivere nella sua casa-rifugio di Long Island, lontana dall’odiata frenetica vita newyorkese. Nel suo consueto disordine, sfrutta le esplosioni di energia notturna accompagnate dal fumo di sigarette e potenziate da bevute di caffè, gin e Coca-Cola, le cui abbondanti tracce sono visibili sul manoscritto originale. In piena notte telefona ai suoi amici per parlare e chiedere consigli. Alcuni di loro, si dice abbiano ispirato i suoi famosi acquerelli. Saint-Exupéry lavorò alla stesura de Il Piccolo Principe per tutto il 1942, fino a quando non affidò il manoscritto ai suoi editori. Reynal e Hitchcock, che nei mesi precedenti avevano saputo ben poco del libro, erano entusiasti. Reynal lo fa tradurre e lo pubblica simultaneamente in versione originale e in inglese il 6 aprile 1943, mentre Saint-Exupéry parte per unirsi alle Forze francesi di stanza in Algeria. La prima edizione francese sarà pubblicata da Gallimard nel 1946, dopo la morte misteriosa di Antoine, precipitato con il suo aereo durante una ricognizione al largo della Corsica nel 1944.

NOTA DI REGIA

Ho letto per la prima volta Il Piccolo Principe alcuni anni fa quando me lo hanno proposto per un laboratorio teatrale. Dopo qualche anno, per una situazione analoga, ho ripreso il testo e ne ho fatto un primo adattamento. Indipendentemente dai contenuti e parabole che il testo ha in se, ho capito che il racconto poteva essere un ottimo materiale per fare del buon Teatro. Anni dopo ho portato in scena per la prima volta Il Piccolo Principe, nello stesso allestimento di oggi, con il placet degli eredi che per molte ragioni, sia artistiche che strumentali, ne custodiscono gelosamente il lavoro.

Ho evitato quei manierismi che da anni si accaniscono su molti gratuiti palcoscenici, ancorati nel cosiddetto teatro di regia o di figura o ancora più stupendamente definito anche teatro verticale, quasi sempre privo di attori e sorprendentemente ricco di effetti che ammaliano e ammiccano al pubblico, in una stucchevole e desueta modernità. Ho semplicemente cercato il ritmo e l’armonia che una bella storia o una buona scrittura può contenere, per restituirla viva e unica. Il mio lavoro è caratterizzato fondamentalmente da questo e dal rapporto sempre diverso e specifico per ogni composizione o scrittura, anche della medesima penna, per poterla rendere originale. Ogni lavoro deve avere la sua dimensione e la sua unicità. Ho semplicemente cavato il potenziale della storia e della scrittura che lo compone, il suo fascino, la sua magia, con l’auspicio che questo lavoro non tradisca l’ emozione dell’intima lettura e accompagni il pubblico nella  dimensione del proprio immaginario.

 

BIGLIETTI
Intero €15 (posto unico non numerato) + diritto di prevendita €1,5 – Ridotto €10 per bambini fino a 12 anni (posto unico non numerato) + diritto di prevendita €1,5. Prevendita on line su Vivaticket e punti vendita autorizzati.
Info: Compagnia Salvatore Della Villa 329 7155894-327 9860420.

 

redazione

 

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