“Il pranzo di Babette”, in scena al teatro Teatro van Westerhout di Mola di Bari con Paolo Panaro

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DIAGHILEV_Paolo Panaro_Orlando furioso 28.2.12 foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

È il film preferito di Papa Francesco. Diretto da Gabriel Axel vinse il Premio Oscar nel 1988 e rese celebre anche l’omonimo racconto capolavoro dal quale era tratto, «Il pranzo di Babette» di Karen Blixen, che la Compagnia Diaghilev propone in una trasposizione teatrale di Francesco Niccolini con la regia e l’interpretazione di Paolo Panaro. L’appuntamento è al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, dove lo spettacolo andrà in scena dal 18 al 21 e dal 25 al 28 gennaio (ore 21, domeniche ore 20) con le musiche eseguite dal vivo dal baritono Angelo De Leonardis e dalla pianista Debora Del Giudice (prenotazioni 333.1260425).

 La riduzione di Niccolini e Panaro punta alla ricerca della purezza cristallina delle emozioni, potenti e livide, create dall’immenso talento della grande scrittrice danese: il miracolo e l’invidia, la paura dei sentimenti, il batticuore, gli anni che passano, le occasioni perdute, i rimpianti. E, sopra ogni cosa, una riflessione sulla generosità dell’arte, che cambia la vita.

Alla fine dell’Ottocento, in un piccolo villaggio della Danimarca, vivono due anziane sorelle, Martina e Philippa. Figlie di un pastore protestante, decano e guida spirituale del posto, dopo la sua morte hanno ereditato la direzione della locale comunità religiosa respingendo le proposte di matrimonio e continuando a vivere una vita semplice e frugale, per aiutare i compaesani in difficoltà.

Un giorno si presenta alla loro porta, stremata, la parigina Babette Hersan. Accolta dalle anziane signorine, si guadagna l’ospitalità facendo da governante e contribuendo all’attività di beneficenza. E le vicende che ne seguono vanno a comporre una storia in una casa di fantasmi. Perché tutto è finito molto tempo fa. Eppure il ricordo è vivissimo, come una fiamma di candela che scalda anche le notti più gelide. Una storia da leggere come un “cupo mal di denti” che l’arte di una donna, venuta da lontano, scioglie miracolosamente. Sullo sfondo, un fiordo norvegese, una comunità religiosa ossessionata dal senso del peccato e dalla penitenza, la fuga precipitosa di tre donne: una dall’amore, la seconda dalla lirica, la terza dalla Comune di Parigi. Tutte, adesso, riunite nella stessa casa, secondo i capricci del destino.

redazione

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