In occasione della 69esima edizione del meeting scientifico annuale della AAFS American Academy of Forensic Sciences (www.aafs.org), che si svolgerà a New Orleans dal 14 al 17 Febbraio 2017, numerose Università italiane presentano casi e aggiornamenti nell’ambito di ricerche di interesse forense e medico legale.
L’Università degli studi di Torino è presente con 10 lavori scientifici sotto la direzione del professor Giancarlo Di Vella, ordinario di medicina legale. Due di questi afferiscono al gruppo di ricerca nell’odontologia forense coordinata da Emilio Nuzzolese, docente di odontoiatria forense.
Nel congresso statunitense l’odontologia forense rappresenta una sezione storicamente molto prestigiosa, dove sono presenti contributi internazionali su temi come l’identificazione di resti umani e la stima dell’età dentaria.
“Grazie alla costante presenza di autorevoli contributi scientifici italiani in questo come in tanti altri importanti eventi internazionali” – commenta Emilio Nuzzolese, unico Fellow italiano della AAFS nella sezione odontoiatria forense – “auspico il coinvolgimento istituzionale dell’odontoiatra forense che, come segnalo fin dal 2003, è una figura tecnica fondamentale nelle procedure autoptiche finalizzate all’identificazione umana dei corpi senza nome”.
Saranno presentati i risultati preliminari di una ricerca multinazionale sull’accertamento dell’età dentaria in un campione di 1100 minori attraverso l’applicazione del The London Atlas del professor Sakher AlQahtani, e un interessante contributo sull’uso degli smartphone nell’ambito del fenomeno degli scomparsi. Quest’ultimo aspetto sarà affrontato attraverso una disamina e confronto delle attuali applicazioni disponibili che, tuttavia, hanno essenzialmente l’obiettivo della ricerca delle persone scomparsi ma non sono mai state considerate possibili applicazioni forensi.
Il dottor Emilio Nuzzolese ritiene che l’uso dei social network e delle App per Smartphone potrebbe anche offrire un importante contributo nella identificazione, potendo essere una fonte accessoria di dati dentali ante mortem. “L’identificazione odontologico-forense di resti umani e vittime di disastri” – commenta Nuzzolese – “può raggiungere una efficacia anche di oltre il 70% dei casi. Le informazioni dentali individualizzanti non sono ottenute solo dalle cartelle cliniche dei dentisti che hanno avuto in cura il soggetto scomparso, contrariamente a quanto comunemente si ritiene. Noi odontoiatri forensi siamo, infatti, in grado di ricavare preziose informazioni anche dalle fotografie del viso e del sorriso. Ecco perché possono diventare estremamente utili i Selfie in cui è raffigurato il viso”.
Il gruppo di ricerca Torinese sta, infatti, mettendo a punto una nuova App che andrà ad integrare il complesso processo di identificazione umana forense attraverso l’impiego di scatti fotografici del terzo inferiore del volto eseguiti con il proprio Smartphone.
di Antonio Carbonara