Il regista Liv Ferracchiati ospite del BIG con un workshop teatrale: dal 23 al 26 febbraio

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Elaborare riflessioni e sperimentazioni sul corpo, sulla mente e sul loro contesto di immersione, fino alla creazione di piccoli frammenti di drammaturgie che raccontino con ironia le umane oscillazioni tra maschile e femminile. Da sabato 23 a martedì 26 febbraio, dalle 15 alle 20, in Spazio13 a Bari (via de Cristoforis), arriva per un prezioso workshop di formazione il regista e drammaturgo Liv Ferracchiati, uno degli artisti italiani under 35 tra i più apprezzati in assoluto. Sarà ospite di Big Factory, all’interno del Bari International Gender Film Festival (promosso dalla Cooperativa AL.i.c.e), con il sostegno di MiBACT, SIAE (nell’ambito dell’iniziativa «S’Illumina-Copia privata per i giovani, per la cultura»), Comune di Bari e Regione Puglia. Si tratta anche del secondo BIG Lab sostenuto dalla Regione Puglia.

Il workshop di Ferracchiati, intitolato «Genere due punti», sarà un laboratorio per attori, drammaturghi, performers e osservatori dell’esistenza. La ricerca del regista tuderte – classe 1985 – sul tema del gender è stata già premiata in diverse occasioni prestigiose: dopo aver fondato nel 2015 la Compagnia «The Baby Walk», ha iniziato la collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria, per il quale, nel 2016, scrive e dirige «Todi is a small town in the center of Italy». Al contempo, lavora alla sua Trilogia sull’Identità. Nel 2017 la pièce su Todi, insieme a «Peter Pan guarda sotto le gonne» e «Stabat Mater» (Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena) è stata selezionata da Antonio Latella per la Biennale Teatro 2017. Il terzo e ultimo capitolo della Trilogia sull’Identità, «Un eschimese in Amazzonia», ha vinto il Premio Scenario 2017.

Ferracchiati è dunque oggi uno dei registi italiani under 35 tra i più acclamati. Lo stesso Antonio Latella, tra le figure di spicco del teatro italiano, lo ha voluto al Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia 2017 (nel primo anno della sua direzione), considerandolo tra i migliori registi della sua generazione. «La mia formazione è quella di regista – chiarisce l’artista nato a Todi – e per me la regia è una fase della scrittura, oltre che un lavoro di equipe con gli autori dei diversi reparti (light designer, scenografa, costumista, coreografa, e anche con la drammaturgia di scena). Il testo nasce insieme alle drammaturgie degli altri linguaggi scenici e verificata attraverso il lavoro con gli attori». Una cosa è certa: Ferracchiati, con il suo innegabile talento, ha già collezionato diversi premi, una trilogia e un quarto spettacolo in appena due anni. Concentrando il suo lavoro teatrale in particolar modo sul tema del gender: il tema dell’identità viene spesso indagato per interrogare la nostra natura di esseri umani, ma soprattutto di esseri liberi.

Dopo essersi fatto le ossa alla Scuola d’Arte Drammatica «Paolo Grassi» di Milano ed aver studiato a fondo illuminotecnica, disegno del suono, recitazione, drammaturgia e regia, Ferracchiati continua a impostare il suo lavoro anche sul versante della formazione. «Il maestro più grande è la scena – spiega il regista –, il palcoscenico, lo spazio dove si instaura il confronto con la creazione vera e propria. Mi riferisco a questo frangente come a una sfida, un tempo in cui vivi costantemente in crisi, oscillando a ripetizione tra la sensazione di potercela fare e la sensazione di essere sconfitto. È questo “corpo a corpo” che ti rende di volta in volta più capace, più abile. Trovo molto noioso riproporre un prodotto, o una variazione sul tema; il percorso attraverso il quale raggiungo lo spettacolo è sempre diverso. La formazione avviene nel momento in cui fai teatro: si dice sempre che un attore cresca proporzionalmente alle occasioni che riceve di lavorare. Ecco, la stessa cosa vale per un drammaturgo o per un regista: diventi più bravo quanto più lo sforzo di creazione ti dà del filo da torcere».

Il workshop di Big Factory verterà su domande centrali nell’esistenza di ognuno di noi: cosa definisce il genere a livello culturale e cosa lo definisce a livello intimo e psicologico? Cos’è l’energia maschile e l’energia femminile? Come cambiano le attitudini corporee e la vocalità, oscillando tra un polo e l’altro? L’identità di genere è poi così importante? Partendo da questi spunti tematici, il laboratorio barese, teso a inventare la propria voce e la propria danza usando il corpo come strumento, è destinato a 15 iscritti. Per informazioni e dettagli: direzione@bigff.it, infotel: 349.226.54.99.

LIV FERRACCHIATI, REGISTA E AUTORE – Biografia

Liv Ferracchiati si laurea in Lettere e Filosofia indirizzo Letteratura, Musica e Spettacolo a La Sapienza di Roma e si diploma in regia teatrale alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Nel 2015 fonda la Compagnia THE BABY WALK e inizia la sua collaborazione con il TSU Teatro Stabile dell’Umbria per il quale, nel 2016, scrive e dirige “Todi is a small town in the center of Italy”, al contempo, lavora alla sua Trilogia sull’identità. Nel 2017, “Todi is a small town in the center of Italy”, “Peter Pan guarda sotto le gonne” e “Stabat Mater” (che si è aggiudicato il Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017) sono stati selezionati da Antonio Latella per la Biennale Teatro 2017, 45° Festival Internazionale del Teatro. Il terzo e ultimo capitolo della Trilogia sull’identità è “Un eschimese in Amazzonia”, Premio Scenario 2017 ha debuttato nella sua prima versione compiuta a Bologna, nel dicembre 2017, per Scenario. Attualmente sta lavorando al nuovo testo “Commedia con schianto. Struttura di un fallimento tragico”, satira sul sistema.

Ufficio stampa BIG!ff

redazione

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