La storica compagnia dei Mummenschanz è tornata a Bari al Teatroteam, ieri 5 gennaio 2016, continuando a proporre il suo immaginifico repertorio.
Fondata a Parigi nell’ormai lontano 1972 l’antico trio (oggi arricchito di un’ulteriore presenza) propone antiche e nuove storie visive nel più assoluto silenzio. Tutto è apparentemente semplice nella loro esibizione. Materiali come la carta igienica, le luci, i tubi, le mani e soprattutto i corpi: quelli degli artisti che si nascondono dietro le installazioni/oggetti e i corpi/forme realizzati all’unisono dagli artisti stessi. Anche le storie raccontate agli spettatori sono semplici. “Dialoghi” fra innamorati il cui genere è riconosciuto dal colore celeste e rosa di piccoli particolare; scontri fra mostri e animali che cambiano continuamente con semplici aggiustamenti delle maschere; forme di luce o semplici rappresentazioni geometriche (cerchi, quadrati e triangoli) che si inseguono e che giocano, talvolta, incredibilmente, volando. Insomma un linguaggio muto di forme e di colori che fa sognare lo spettatore malgrado l’assoluta assenza di scenografie e di arrangiamenti musicali. I Mummenschanz creano una magia in cui i corpi sono oggetti o maschere e gli oggetti e le maschere diventano corpi. E poi nella semplicità del messaggio resta però la convinzione per il pubblico di assistere ad una esibizione di tecnica superlativa, addirittura unica. Gli spettatori alla fine applaudono artisti eccezionali nel dubbio strepitoso di aver assistito a performance di mimi, o di danzatori/ginnasti e semplicemente di oggetti/forme silenziosi.
di Pierluigi Balducci
foto di Rossana Rignani