La Corruzione, ‘male incurabile anche a Bari’: intervista ad Antonio La Scala

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La corruzione in Italia:  un fenomeno inquientante per il prof. avv. Antonio Maria La Scala, penalista e presidente delle associazioni Penelope Italia e Gens Nova. Lo abbiamo intervistato in questi giorni per capire meglio cosa sia la corruzione e quali conseguenze determina nella vita di ogni giorno.  La Scala tiene a precisare di essere l’unico docente in Italia titolare di una cattedra (alla LUM di Casamassina): “reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione”,  una parte speciale di diritto penale.

 

La corruzione si traduce essenzialmente in un fatto culturale dichiara La Scala – un mal costume  attraverso il quale in tanti  tendono ad ottenere vantaggi nel modo più facile possibile. Da qui la corruzione, che si configura come reato. Tante le norme che non agevolano sempre la lotta  al fenomeno,  oltre alla mole di lavoro e alla complessa burocrazia che non facilitano il lavoro dei giudici. Occorerrebbe maggiore semplificazione normativa e soprattutto   formazione sul tema, sia per i pubblici ufficiali che per i cittadini”. 

Quanto alla corruzione nella città di Bari, La Scala non nasconde il proprio disappunto per casi che si sono verificati: IACP, Petruzzelli, Acquedotto e altri enti e dove, a dire dell’avvocato,  “sembrerebbe si siano verificati fenomeni corruttivi“.

A livello giurisdizionale non sempre ci sono pronunce definitive, nello stesso tempo c’è un malcontento generale: il cittadino barese è deluso. Bisognerebbe fare di più in termini di prevenzione. L’auspicio  è che si dia spazio alla meritocrazia. A ricevere gli incarichi sono sempre gli stessi,  gli stessi uomini anche quando cambiano colore politico. Sarebbe bello scegliere ogni tanto tra laureati con il massimo dei voti, tra ragazzi per bene e preparati. Vedo molta improvvisazione, capisco certe logiche ma non è questo che vogliono i cittadini italiani“.

Antonio Carbonara

 

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