Prodotto da Arealive con il contributo di Puglia Sounds, il nuovo album dei Radicanto esce il 13 settembre in contemporanea con il video del singolo “La gatta Masciara”. “Le Indie di Quaggiù” nasce dalla voglia di esplorare attraverso la forma “canzone” in chiave d’autore e acustica la musica del Mediterraneo. Il disco è frutto di ricerca, rielaborazione e dedizione verso le tradizioni popolari “vive”, che nel corso dell’ultimo decennio hanno fatto dei Radicanto una delle più interessanti realtà musicali italiane.
Il progetto propone un approccio tutt’altro che filologico, basato più sulle suggestioni che la musica suscita all’ascolto odierno, arricchito d’influenze e sonorità contemporanee. La sensibilità di musicisti provenienti da differenti tradizioni musicali dà vita a un’interpretazione non convenzionale del repertorio. A far da fil rouge fra le diverse istanze creative è ancora una volta la voce, ponte immaginario che unisce memoria e creazione poetica. Il marchio di fabbrica dei Radicanto riluce dunque nelle sofisticate armonie vocali di Maria Giaquinto, sorrette dai timbri percussivi di Francesco De Palma nonché dalle corde intrecciate di Giuseppe De Trizio e Adolfo La Volpe. Nel loro percorso artistico i Radicanto vantano collaborazioni con alcuni tra i massimi esponenti della musica antica e di tradizione, spingendosi verso la canzone d’autore e il jazz sia in contesti cinematografici che in ambito live e discografico (in primis assieme a Teresa De Sio, Raiz e Roberto Saviano).
a data del 9 settembre segna invece la pubblicazione del primo video realizzato per il lancio del nuovo album, un’opera visiva di particolare impatto emotivo che vede incrociarsi l’impianto compositivo radicato nella tradizione ai disegni animati realizzati dall’artista Luigia Bressan. La tecnica autoriale utilizzata per il video de “La gatta Masciara” nasce infatti da un intento narrativo in cui suono, immagine e racconto si sviluppino attraverso sovrapposizioni e innesti, contrasti e chiaroscuri. Realizzato con le illustrazioni e il montaggio della Bressan e l’apporto all’editing di Marco Agostinacchio, questa opera audiovisiva intende trasmettere la fascinazione per un mondo fatto di riti e credenze, senso di comunità e relazioni sociali, proponendo con ironia e rappresentazione simbolica un pezzo di storia popolare ancora inveterato.
Con la pubblicazione dell’album riparte anche l’attività live dei Radicanto, che hanno già fissato le prime date di un esteso tour che li porterà in giro per i palchi di tutte Italia.
10/09 Matera – Palazzo Lanfranchi
13/09 Taranto – Caffè Letterario
15/09 Roma – Anfiteatro Bombicci (Festival Agorà)
16/09 Terni – Libreria Feltrinelli
04/10 Ruvo (Ba) – Cattedrale (Ruvo Coro Festival)
13/10 Bitonto (Ba) – Teatro Traetta (Festival Di Voce in Voce)
21/11 Altamura (Ba) – Cantina D’ Ferrud (Festival Suoni Della Murgia)
22/11 Lecce – Fondo Verri (Festival Mareaperto)
23/11 Settimo Torinese (To) – La Suoneria
«L’idea che ci ha portato ad immaginare il nuovo lavoro discografico», afferma Giuseppe De Trizio, leader dei Radicanto, «nasce dal motto: “la storia non smetterà mai di insegnarci il futuro”. Alla fine del XVI secolo, i Gesuiti iniziarono il loro lavoro di ‘missione’ in Europa. A quel tempo, come oggi, nelle contrade europee convivevano riti magici e pagani ma anche confessioni altre come quelle musulmana, ebraica nonché la nuova cristianità: calvinismo e luteranesimo. I gesuiti, sia quelli impegnati nelle Indie vere che in quelle di quaggiù, si scrivevano per condividere le proprie esperienze, partendo dal presupposto che fosse necessario trovare un linguaggio comune con le popolazioni autoctone. Per questo l’arte, la musica in particolare, erano il vettore privilegiato per stabilire un contatto che fosse immediato ed empatico, una nuova grammatica. Nel nostro quotidiano questo messaggio diviene dirompente: la strada della cultura, della bellezza quale antidoto alla separazione, al razzismo, all’assenza di senso civico ad un nuovo oscurantismo che avanza. Alla caccia alle streghe noi intendiamo opporre l’insegnamento di Gustav Mahler: coltivare la tradizione vuol dire alimentare un fuoco e non venerare le ceneri”.