La vacanza? Uno status symbol. Da almeno due secoli e mezzo. Perché anche nel Settecento andare in ferie era una moda. Lo raccontò Carlo Goldoni ne «Le smanie per la villeggiatura», commedia che Paolo Panaro rilegge in chiave contemporanea in una nuova produzione della Compagnia Diaghilev al debutto mercoledì 11 aprile al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, con repliche da giovedì 12 a domenica 15 aprile e da mercoledì 18 a domenica 22 aprile (sipario ore 21, festivi ore 20, info e prenotazioni 339.8796764).
Testo del 1761 sul desiderio della borghesia del tempo di apparire più altolocata di quanto non fosse nella realtà, nell’adattamento e nella regia di Paolo Panaro «Le smanie per la villeggiatura» diventa rappresentazione della crisi economica, del tenore di vita troppo alto e della cattiva educazione dei figli nel terzo Millennio. Due famiglie non particolarmente agiate sono in affanno perché non possono permettersi le vacanze. Eppure, per la loro credibilità sociale, è impossibile mancare al tradizionale appuntamento estivo: partire è ormai una specie di obbligo, qualcosa da ostentare, e tanto meglio se la meta è un lontanissimo paese esotico. Le vicende del testo di Goldoni, che Panaro mette in scena con i costumi di Francesco Ceo facendosene lui stesso interprete con Altea Chionna, Marco Cusani, Deianira Dragone, Carlo D’Ursi, Alessandro Epifani, Francesco Lamacchia e Riccardo Spagnulo, somigliano, infatti, al nostro quotidiano, fatto di smancerie, ipocrisie e falsità. Perché siamo tutti vittime inconsapevoli della tirannia delle mode, a prescindere dal sesso, dalla condizione sociale, dall’età, dalla professione. E che Goldoni sottolineava oltre due secoli e mezzo orsono, con questa prima commedia di una trilogia dedicata al tema delle vacanze comprendente anche «Le avventure della villeggiatura» e «Il ritorno dalla villeggiatura».
I temi principali de «Le smanie per la villeggiatura» sono il desiderio degli appartenenti alla borghesia del tempo di mostrasi di una classe sociale più elevata e i pericoli della frenesia amorosa, in ottemperanza alla diffidenza di stampo illuminista nei confronti delle passioni struggenti. L’azione si svolge nell’arco di una giornata, a Livorno, nelle case di Leonardo e di Filippo, rappresentanti di un ceto borghese che vuole competere con i nobili e con i ricchi. Il primo atto si apre con i preparativi in casa di Leonardo. La partenza è fissata per la sera stessa, ma la sorella Vittoria protesta perché il suo «mariage», l’abito all’ultima moda, non sarà pronto per tempo. Loro ospite nella casa di Montenero sarà anche l’amico Ferdinando, scroccone e pettegolo, ma ricercato nelle case di villeggiatura perché di buona compagnia. I due fratelli partiranno insieme al signor Filippo e a sua figlia Giacinta, di cui Leonardo è innamorato.
Insomma, Goldoni presenta uno spaccato di vita borghese dell’epoca con caratteri ben delineati, situazioni e rapporti sociali, perbenismo e opportunismo, che nello spettacolo di Panaro diventano un’impietosa fotografia della nostra società.
redazione