Il Maggio dei Libri 2019, appuntamento nazionale relativo alla bella ed utilissima pratica della “lettura”, si è caratterizzato a Barletta, come ormai accade da diversi anni a questa parte, per un ampio ventaglio di iniziative.
Degna di rilievo è quella del nostro concittadino, esule istriano, il dott. Giuseppe Dicuonzo Sansa che, giovedì 30 maggio alle ore 18,00 nello stupendo scenario della Sala conferenze del Castello di Barletta, a conclusione del Maggio dei Libri, presenterà il libro, edizioni Nuova Prhomos, “L’eclissi della bellezza”. L’iniziativa è promossa dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta e dall’Unione Nazionale Insigniti al Merito della Repubblica Italiana U.N.I.M.R.I. Sezione “Ten. Col. Pilota Domenico Senatore” di Barletta.
Alla presentazione del libro parteciperanno, coordinati dal Responsabile della Sezione di Archivio di Stato di Barletta Michele Grimaldi, l’autore, Giuseppe Dicuonzo, l’Ufficiale Vito Dibitonto, il prof. Sabino Re David Presidente dell’Associazione Culturale “Eredi della Storia” di Minervino Murge e Ruggiero Dibenedetto Presidente Fondo Internazionale della Fotografia.
L’idea ispiratrice di questo lavoro non è stata quella di saturare il mercato con l’ennesimo libro di “testo”, bensì ha cercato di sviluppare e diffondere la conoscenza della storia del secondo dopoguerra vista con gli occhi delle genti istriane e per far questo l’autore hanno profuso un gravoso impegno alla ricerca di dati e fatti relativi a quei nostri connazionali, popolazione di profughi protagonisti involontari dell’esodo forzato verso altri paesi all’indomani del trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.
Uno studio, questo, che riguarda la storia e i fatti non solo di guerra, ma soprattutto delle sofferenze della vita quotidiana vissuta dagli esuli.
La lettura di questo volume si raccomanda soprattutto ai ragazzi delle scuole affinchè siano informati, vista la colpevole amnesia dei testi scolastici, sulle intere famiglie che vissero quella atroce tragedia e che soltanto attraverso la sofferta testimonianza di testimoni dei lutti che colpirono, in quei tragici anni, un’intera popolazione negli affetti più cari ed inoltre sulla pulizia etnica e l’esodo delle genti istriano dalmate.
L’impegno profuso da Dicuonzo, teso a recuperare quanto cercava, è stato grande e gravoso poiché poco o niente è stato scritto sulle vicende delle genti istriane e poi perché nei libri “canonici” di storia italiana, queste vicende non hanno mai ricevuto il seppur minimo accenno.
Per ricevere qualche testimonianza ufficiale da riportare come insegnamento per le generazioni di oggi, Dicuonzo ha dovuto ricorrere alla memoria orale tramandata dagli anziani del posto e dai propri genitori, nonni materni, madre e zii italiani, autoctoni di Dignano d’Istria, i quali hanno subìto, sulla loro pelle, quel periodo di persecuzioni e di sofferenze.
Il lavoro è l’anello che congiunge il racconto storico vissuto di ieri, al successivo anello di una catena che si prolungherà, si spera, nella memoria di domani.
Dicuonzo Sansa da anni lotta, in maniera strenua e purtroppo solitaria, per non far cadere nell’oblio un’immane tragedia quale fu quella delle genti istriane nell’arco di quaranta anni di storia, che non solo viene ignorata dalle generazioni più datate, testimoni in prima persona degli avvenimenti accaduti, ma è del tutto sconosciuta alle nuovissime generazioni le quali, oltre ad ignorare le figure basilari della Storia italiana, “rifiutano”, perché non guidati ed informati, tutto quello che va oltre gli inutili libri di storia canonici.
Il pensiero dell’autore è da sempre rivolto a tutti i familiari delle genti istriano-dalmate ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile per ristabilire la verità storica.
Intanto il Novecento è diventato Duemila, l’Europa una casa comune e i figli e nipoti dell’esodo, nati “al di qua”, che ruolo hanno in questo mondo che cambia ma che non deve dimenticare? Anzi, tutti noi, cosa dobbiamo fare per non rendere inutile il sacrificio di quei nostri fratelli?
Ci tocca, dopo il secolo della barbarie, tenere alta la memoria non per recriminazioni o vendette, ma perché ciò che è stato non avvenga mai più ed a questo è utile il duro lavoro compiuto dall’ autore del libro.
Se il perdono, infatti, è sempre un auspicio, la memoria è un dovere, è la via imprescindibile per la riconciliazione: non è vero che rimuovere aiuti a superare, anzi, la storia dimostra che il passato si supera solo facendo i conti con esso e da esso imparando. Le storie sono racconti dimenticati e ogni storia mai raccontata è successa davvero.
La maggior parte degli Italiani giuliano-dalmati è morta senza avere non dico giustizia, ma almeno il sacrosanto diritto di veder riconosciuto il proprio immane sacrificio. Nessuno li potrà cancellare, sono ancora là, invisibili, ma come dice Saint-Exupéry nel Piccolo Principe “l’essenziale è invisibile agli occhi”.
Loro sono il nostro essenziale, non dimentichiamo di onorarli.
Michele GRIMALDI
Responsabile Sezione di Archivio di Stato di Barletta
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