Pioggia di riconoscimenti per “L’incredibile storia di Santa Scorese”. Da Hollywood a New York sino a Saint Vincent, il mediometraggio del regista tarantino Mimmo Spataro, girato in Puglia con un cast composto totalmente da attori pugliesi, sta conquistando premi e critica con il biopic sulla ragazza di Palo del Colle uccisa da uno psicopatico nel 1991. Spataro si afferma nella categoria “miglior film indipendente” al New York Film Awards, dove Alfredo Traversa è “miglior attore” per l’interpretazione del padre della ragazza. Inoltre, Spataro porta a casa due premi all’Oniros Film Awards di Saint Vincent, per il miglior film biografico e come miglior regista esordiente, mentre Clara Magazzino, l’interprete di Santa, vince come “migliore attrice” l’Hollywood International Moving Pictures Film Festival di Los Angeles. E non finisce qui, perché, sempre a Los Angeles, “L’incredibile storia di Santa Scorese” si afferma nella categoria “Best narrative featurette” al Festigious International Film Festival.
«Sapere che il film stia ricevendo, anche oltreoceano, premi e attenzione da parte della critica, mi riempie di gioia, e sono felice di aver diretto due attori che anche Hollywood e New York stanno apprezzando per il loro grande talento», commenta raggiante Spataro.
«Sono felice e sorpresa», commenta emozionata Clara Magazzino, che vuole condividere il premio con tante persone, a partire dal regista Spataro e dalla sceneggiatrice Assunta D’Elia. «Interpretare Santa è stato un dono d’amore – aggiunge – e questo riconoscimento va a tutti coloro che in questi mesi mi sono stati accanto, soprattutto la mia famiglia, dalla quale ho ricevuto uno straordinario sostegno».
Alfredo Traversa, invece, dedica il premio al padre di Santa «e a tutti i papà del mondo lacerati dalla perdita di una figlia».
L’incredibile storia di Santa Scorese è l’opera prima del filmmaker tarantino, che con filminprogress.it ha autoprodotto il lavoro firmando regia, montaggio, direzione della fotografia e fonica, mentre la sceneggiatura è di Assunta D’Elia, partita dai diari della vittima per raccontare una storia di follia criminale ai limiti dell’assurdo.
Un film d’esordio col marchio d’autore, per Mimmo Spataro, che sul set e in post-produzione ha svolto molti ruoli fondendo in un’unica persona il lavoro di un’intera troupe. Spataro ha trasferito sul grande schermo una vicenda accaduta ventotto anni fa che supera la più macabra fantasia: la storia di Santa, una ragazza che nel nome aveva un destino segnato. Infatti, per lei si parla di beatificazione. La Chiesa ha già avviato le procedure. Perché Santa avrebbe voluto farsi suora, se il suo carnefice, un squilibrato animato da odio cristiano, non l’avesse barbaramente uccisa.
Spataro avvolge questa storia di fede, persecuzione e violenza in quella luce misteriosa appresa dal suo modello di riferimento, Italo Petriccione, direttore della fotografia dei film di Gabriele Salvatores. E nel film, girato prevalentemente a Taranto, ma anche a Palo del Colle e in altre località del Barese, tiene insieme cronaca e fiction sul filo della suspense affidandosi ad un cast di attori pugliesi, con Clara Magazzino nel ruolo di Santa, ragazza accesa da una fortissima fede e una vocazione per la solidarietà, e Giuseppe Calamunci Manitta in quello di Giuseppe, l’assassino, un uomo di 31 anni profondamente disturbato che vuole farsi prete e nel suo delirio schizofrenico si dichiara figlio di Dio. Al progetto hanno prestato il loro volto anche Alfredo Traversa (il padre di Santa), Angela De Bellis (la madre), Vanessa Caponio (la sorella), Francesco Cassano (il cognato), Mario Blasi (don Tino) e Rino Massafra (don Carlo).
In Santa, Giuseppe ha visto la Madonna. E, nella rielaborazione cinematografica di Spataro, il folle assassino compie farneticanti rituali nella sua stanza, tappezzata di immagini della Vergine, tra le quali campeggia una foto della ragazza. Inizia una lunga persecuzione, durata anni. L’uomo, che nel suo delirio si rivede bambino in cerca del padre rinchiuso in una clinica psichiatrica – proiezione disturbata della sua stessa follia – non dà tregua alla vittima predestinata. Le invia lettere, le telefona, la segue ovunque. Minaccia di “farla secca”. Piero, il papà di Santa, poliziotto in servizio, riesce ad ottenere protezione per la figlia. Ma non serve. Perché quella sera del 15 marzo 1991 è sola, quando sta rincasando. E il suo carnefice è lì, ad aspettarla. Santa viene assassinata sotto gli occhi del padre, che osserva impotente la scena dal balcone al quale si è affacciato disperato, mentre il cognato arriva in soccorso con altri parenti e amici. Poi, la corsa precipitosa in ospedale, nel disperato tentativo di salvare la ragazza. La morte arriva dopo tre ore di agonia. Con le ultime parole di Santa. Parole di perdono per il suo assassino.
redazione