Luca Barbarossa al teatro Palazzo di Bari

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Luca Barbarossa sara a Bari in concerto al teatro Palazzo, venerdì 16 marzo alle ore 21:00. 

 

ll cantautore romano, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con “Passame er sale”, pubblica un album di inediti interamente cantati in dialetto, riportando agli antichi splendori (quelli di Gabriella Ferri e Petrolini, per intenderci) la canzone romana d’autore. Un album ben riuscito, dalla poetica intensa, che racconta scorci di vita, storie quotidiane e universali, che da Roma varcano i confini del Grande Raccordo Anulare e permettono ad ogni ascoltatore di immedesimarsi, perchè, come recita il titolo dell’album, “Roma è de tutti”.

 

Luca Barbarossa ha partecipato al 68° Festival di Sanremo con Passame er sale, vincendo anche il Premio Lunezia per il miglior testo tra tutti i brani che hanno partecipato al Festival, con la seguente motivazione: “per quell’artistico senso di riscatto nei confronti della Canzone Romana, densa di gloria e di seminali personalità, che per la prima volta ottiene pregio e considerazione al Festival di Sanremo”.
In contemporanea con la kermesse sanremese è uscito il nuovo album d’inediti del cantautore romano, dal titolo Roma è de tutti.
Le motivazioni dell’assegnazione del Premio Lunezia rispecchiano a pieno titolo non solo il brano presentato al Festival, ma tutto il bellissimo album, cantato interamente in romano e che vede la produzione artistica e gli arrangiamenti a cura di Maurizio Mariani e Francesco Valente. La produzione invece è affidata allo stesso Barbarossa, che ha anche scritto tutte le canzoni, tranne Via da Roma, frutto di un lavoro a quattro mani di oltre 30 anni fa con il compianto regista Luigi Magni, e che vede la luce solo oggi, trovando la sua perfetta collocazione in questo album.
Non potevano mancare due ospiti “romani de Roma”, e sono Fiorella Mannoia nel brano che dà il titolo all’album e Mannarino in Madur.

Come detto, il disco è interamente in romano. Non l’antico dialetto romanesco, ormai desueto e non parlato più da nessuno, ma più semplicemente quell’inflessione classica romana, che chi vive nella Capitale usa quotidianamente con gli amici e tra le mura domestiche, quasi un italiano sporcato da un po’ di dialetto, e quindi di facile comprensione per tutti, proprio a voler ribadire, come il titolo del disco, che Roma è de tutti.
Se vogliamo fare qualche paragone tra questo album e chi ha portato al grande pubblico la romanità sotto forma di canzone si può pensare a Gabriella FerriEttore Petrolini, al Nino Manfredi di Tanto pe’ canta’, ma anche al Franco Califano di Roma nuda e L’urtimo amico va via.

L’album si apre con il brano sanremese, Passame er sale, canzone d’amore fuori dagli schemi classici, che ci mostra un amore maturo, ancora in grado dopo tanti anni di trovare la forza per andare avanti, nonostante le difficoltà di ogni giorno. Sicuramente una delle migliori canzoni del Festival, che ci dimostra immediatamente come l’uso del dialetto è una scelta azzeccata, che rende la narrazione più verace, più intima, come se fosse veramente il nostro partner a tavola a farci questo discorso mentre “ce passa er sale”. (“Se semo persi, inseguiti, impauriti / E in lacrime riconquistati / Se semo offesi, difesi, colpiti / E pe’ tigna mai perdonati / N’avemo fatta de strada e de strada ancora ce n’è / Ogni fiato, ogni passo che resta vojo fallo co’ te”)

Si prosegue con Come stai, che posizionata nella parte iniziale dell’album può idealmente rispecchiare l’inizio di una giornata-tipo romana che si sviluppa poi tramite gli altri brani, e che inizia con un una chiacchierata tra amici che magari si incontrano al bar, con uno dei due che nonostante ogni tanto senta la malinconia per essere stato mollato dalla propria donna, con un po’ di vino ritrova tutto lo spirito e la baldanza per guardare avanti con ottimismo (“‘Na vorta m’hai fregato / Mo’ nun ce casco più / Io nun so’ nato pe’ soffri’ e pe’ piagne / Si voi l’argento mio procura l’oro / C’è chi è nato pe’ sta’ in pista / Tu resta drentro ar coro”).
La dieta
 è una canzone ironica e bivalente: da una parte è un perfetto ricettario per preparare una cacio e pepe come tradizione vuole e un’ottima picchiapo’ con contorno di coratella, dall’altro però ci svela che il protagonista più che a una dieta volontaria è costretto a una dieta forzata causata dall’inappetenza dovuta alla fine di una storia d’amore: “Da quanno sei partita sto da solo / Nun magno e quanno magno basta n’ovo / Amore mio nun compro manco er pane / Che a vive senza te nun c’ho più fame”.
Roma è de tutti è la canzone-manifesto dell’intero album, che fa da collante per tutti gli altri brani, i personaggi e le vicende raccontate nel disco e che, con la partecipazione di FiorellaMannoia, ci fa un affresco della Roma di un tempo (“Perchè ‘na vorta era de Roma un po’ tutto er monno /  Che quanno l’omo dormiva ancora ne le caverne / Roma c’aveva già l’acqua calla co’ le terme”) e di quella di oggi, con le sue contraddizioni, le sue ambiguità, ma sempre pronta ad accogliere chi la sceglie (“Roma è de tutti, de li scienziati e de li gnoranti / De chi va in chiesa e de chi smadonna tutti li santi / Poi fini’ ar gabbio o dormi’ a palazzo o sta in bolletta / pe’ tutti a Roma ce sta un quartino e ‘na bruschetta”).
Di tenore completamente diverso è Se penso a te, dolce lettera d’amore di un carcerato di Regina Coeli alla propria donna, costretto nell’immobilità del tempo e nella passività dello stato detentivo in cella, che decide di suicidarsi per sentirsi nuovamente libero (“So’ tutti uguali i giorni qui ar Coeli / Te sveji oggi è come fosse ieri / Fa freddo si fa freddo, fa callo si fa callo / Io qui c’ho perso er core, aiutame a trovallo”).
La pennica è una delle più importanti tradizioni romane, ed è qui raccontata come un rituale sacro, come effettivamente è visto da chi non può prescindere dal riposino pomeridiano dopo mangiato, e ha bisogno per quella mezz’ora di spegnere il mondo intorno a sè (“Un forestiero nu’ lo po’ capi’ / Che a Roma dopo pranzo ce sta chi vo’ dormi’ / Che a core troppo poi se sa / Nun te rimane er tempo nemmeno pe’ campa’”).

Altro brano di forte impegno sociale e dal testo ironicamente amaro è Madur (morte accidentale di un romano), che vede la partecipazione di Mannarino e narra di un pestaggio di un ragazzo di colore ad opera di alcuni razzisti al grido di “negro, torna ‘ndo sei nato”, salvo poi scoprire dopo le indagini che l’unico vero romano era proprio il ragazzo ammazzato di botte (“Mo’ l’hanno rintracciati / Traditi dar firmato / Uno è mezzo calabrese / Er padre è n’immigrato / Uno è nato in Arbania / Un antro è siciliano / Fortuna che ero io / A nun esse romano”), chiudendosi con un messaggio chiaro ed estramente semplice, in un periodo storico in cui il dibattito sullo Ius Soli è ancora molto forte (“Roma è fatta apposta / Pe’ fa’ mischia’ la ggente / Nisuno è più romano / De chi romano ce se sente”).
A pochi giorni dalle elezioni, Tutti fenomeni sembra perfetta per sbugiardare tutte le chiacchiere che si fanno in campagna elettorale e che poi vengono sistematicamente disattese il giorno successivo. Traspostata nella realtà di quartiere romana (che è comune poi a quella del resto dell’Italia), si sbeffeggia chi è bravo a far chiacchiere al bar, chi pensa di avere sempre la soluzione e fa appunto il “fenomeno”, quando in realtà la gente che lo conosce da una vita sa benissimo chi è, e il coro di bambini che accompagna il ritornello glielo ricorda chiaramente: “Te conoscemo da quando sei nato / E manco un giorno intero hai lavorato / Mo’ fai finta de esse esperto der mercato / Ma nun t’avemo mai visto sudato”.
Via da Roma è un brano che Barbarossa aveva nel cassetto da oltre 30 anni, ed è frutto di una collaborazione col grande regista Luigi Magni, scomparso nel 2013, che aveva scritto questo testo in cui racconta una storia di amore-odio verso Roma, con il protagonista che si è stancato e vuole andare via, ma è la città stessa ad ammonirlo e a ricordargli che tanto prima o poi sarebbe tornato (“E gira e gira va ‘ndo’ te pare / Tanto sopra ‘ste mura ce sta scritto / Si proprio devi anna’, vattene pure / Però nun te scordà che qui t’aspetto”), portandolo al pentimento e a chiedere perdono, tornando sui suoi passi (“So’ tornato a ‘ste mura, so’ tornato su ‘sta strada / Roma apreme la porta, vabbè me so’ sbajato / Perdoneme stavorta“).
La mota è una canzone ironica che racconta di un bullo che fa il “coatto” con la moto (“Faccio le pinne, stamme a guarda’ / Smarmitto senza ritenzione / Punto er pedone che resta là / E nun s’azzarda a attraversa’”), ma a cui però un bel giorno “la mota” viene rubata, e si ritrova quindi senza motore, senza donna e da solo, proprio “come un pedon”.
Chiude l’album Lallabai, delicata ninna nanna in romano sulle note di Lullaby di Brahms, come a voler chiudere un’ipotetica giornata-tipo di vita romana raccontata nel disco, augurando la buonanotte alla propria figlia, ovviamente in dialetto, in un azzeccato mix tra ironia, dolcezza e amore paterno (“Ogni fiabba sai a memoria / Nun me posso improvvisa’ / Che si sbajo ‘na parola / Tu me fai ricomincia’”).

Un album godibile, con arrangiamenti che strizzano l’occhio alla canzone popolare, ma che suonano sempre freschi e moderni. La bellezza dei testi di Luca Barbarossa non la scopriamo certo oggi, e in questo disco riesce a tenere insieme perfettamente canzoni impegnate come Se penso a te e Madur e brani più scanzonati come La mota e La pennica.
Si potrebbe quasi definire un concept album su Roma, i romani, e alcuni dei loro usi e costumi, ma per l’universalità e la quotidianità degli argomenti trattati chiunque può riconoscersi nelle storie raccontate nel disco.
In definitiva, ve lo consigliamo. Certamente uno degli album più interessanti usciti negli ultimi tempi per idea, poetica, concetto e sviluppo.

Nelle prossime settimane il cantautore, oltre all’ormai classico appuntamento mattutino dalle 10:30 alle 12 su Radio2 con il suo Social Club, sarà impegnato in un instore tour nelle Feltrinelli per presentare l’album ed incontrare il pubblico. Ecco il calendario:
21/02 – Bologna, Feltrinelli di Piazza Ravegnana, ore 18:00
22/02 – Firenze, Feltrinelli Red di Piazza della Repubblica, ore 18:30
27/02 – Milano, Feltrinelli di Piazza Piemonte, ore 18:30
28/02 – Torino, Feltrinelli della Stazione di Porta Nuova, ore 18:30
02/03 – Napoli, Feltrinelli di Pizza dei Martiri, ore 18:00
15/03 – Bari, Feltrinelli di Via Melo 119, ore 18:30

A questo farà seguito il tour teatrale:
16 marzo – Bari, Teatro Palazzo
17 marzo – Foligno (PG), Auditorium San Domenico
18 marzo – Rimini, Teatro Novelli
21 marzo – Napoli, Teatro Cilea
24 marzo – Genova, Teatro della Tosse
26 marzo – Milano, Teatro Dal Verme
7 aprile – Montegranaro (FM), Teatro La Perla
10 aprile – Torino, Teatro Colosseo
19 aprile – Belluno, Teatro Comunale
20 aprile – Firenze, Teatro Puccini

Il tour si concluderà con un grande concerto-evento a Roma, il 29 giugno alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica.

redazione

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