“Agli sciacalli che tentano di usare il tema dell’odio verso i migranti come propaganda politica, vogliamo dire che i veri irregolari sono i mafiosi, di qualsiasi nazionalità. Qui è radicata una criminalità organizzata che domina l’economia urbana e mette sotto scacco costante le famiglie e i giovani di questo quartiere”.
Lo ha detto Gigia Bucci, della Cgil Bari, aprendo il dibattito organizzato in piazza Risorgimento, nel cuore del quartiere Libertà, in risposta alla “becera” raccolta firme contro gli immigrati avviata da una associazione barese, che ha chiesto anche l’intervento del ministro Matteo Salvini. All’iniziativa della Cgil dal titolo “Il quartiere Libertà tra sviluppo e riqualificazione” hanno aderito ANPI, ARCI, Libera, Rete della conoscenza, Act, Camera di Commercio, parrocchia Redentore, Convochiamoci per Bari, Confesercenti e hanno partecipato assessori del Comune di Bari e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “L’odio verso i migranti – ha detto Bucci – sposta l’attenzione dai temi veri di disagio del quartiere, a partire dall’assenza del lavoro per i giovani e dalla violenza con cui la crisi economica si è abbattuta soprattutto sulle periferie”, proponendo “l’attivazione di un tavolo permanente di programmazione che tenga insieme politiche educative, sociali e formazione, accanto a progetti di riqualificazione urbana”. Per Emiliano, “bisogna intervenire con la strategia che abbiamo sempre avuto in questa città: alle forze dell’ordine il compito di arrestare chi commette reati, al Comune, alla Regione, all’antimafia sociale, quello di lavorare sul sostegno alle fasce deboli e sulla riqualificazione delle periferie”. Nel dibattito si sono susseguite le testimonianze di alcuni migranti che vivono nel quartiere. “È facile prendersela con l’ultimo arrivato – ha detto uno di loro – ma anche se noi andassimo via, i problemi resterebbero”. Don Francesco Preite, direttore dell’oratorio del Redentore, ha lanciato un appello alle istituzioni affinché “aumentino i presidi di legalità e si investa sulla formazione professionale e sulle povertà”. “Quella per il Libertà è una battaglia per l’intera città, – ha detto Michele Laforgia, presidente dell’associazione La Giusta Causa – Dobbiamo dare una risposta, iniziando a ripensare e riprogrammare il futuro di questo quartiere, perché se non c’è futuro qui, non c’è futuro per la città, per la Regione, per il Paese”.
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