Dire l’assenza.
Da Splendi come vita a Dove non mi hai portata
la scrittrice Maria Grazia Calandrone all’Università di Bari
Lunedì 16 ottobre 2023, ore 18 – Aula Leogrande, Centro Polifunzionale Studenti
(ex Poste) Piazza Cesare Battisti 1, Bari
Si terrà nell’ambito del Corso di Letteratura di genere del Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica dell’Università di Bari, lunedì 16 ottobre alle 18, nell’Aula Leogrande del Centro Polifunzionale Studenti, l’evento che vede protagonista la poetessa e scrittrice Maria Grazia Calandrone. Un incontro per parlare di assenza, ma anche di letteratura dei margini, di nodi intimi e di storie complesse che diventano patrimonio pubblico, di ferite non ancora rimarginate e ricordi brucianti.
Al centro della conversazione, alla quale parteciperanno Lea Durante docente di Letteratura italiana e Letteratura di genere all’Università degli studi Aldo Moro e il giornalista di Repubblica Antonio Di Giacomo, due dei libri attraverso i quali Maria Grazia Calandrone ha indagato le sue origini e la sua vita, sullo sfondo di un’Italia stanca e contraddittoria.
Splendi come vita, incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021, è la storia del tormentato amore fra una madre adottiva e sua figlia. Un libro che ridà vita a ciò che non c’è più, illuminando di riflesso la vita del lettore. È una lettera d’amore e odio alla madre adottiva. Non è la storia di un disamore, ma la storia di una perdita. Chi scrive è una bambina adottata, che ama immensamente la propria madre e che rivede oggi quella stessa madre con gli occhi di una donna adulta, non più solo come la propria madre, ma come una donna a sua volta adulta, con la sua storia e i suoi propri dolori e gioie, un essere separato e autonomo e perciò tanto più amabile.
Dove non mi hai portata, libro vincitore del Premio Elio Vittorini 2023 e incluso nella cinquina finalista del Premio Strega 2023, indaga la storia dei genitori di Maria Grazia Calandrone, grazie a una narrazione che dal 1965 arriva sino al 2021. Una indagine sentimentale che inizia dall’arrivo a Roma di Lucia, Giuseppe e la loro figlia di 8 mesi. Sono innamorati, ma non riescono a liberarsi dall’inquietudine che prova chi è braccato. Perché Lucia è fuggita da un marito violento che era stata costretta a sposare, e ha tentato di costruirsi una nuova vita con Giuseppe. Per la legge dell’epoca, però, la donna si è macchiata di gravi reati: relazione adulterina e abbandono del tetto coniugale. Prima di scivolare nelle acque del Tevere in circostanze misteriose, la coppia lascia la bambina su un prato di Villa Borghese, confidando nel fatto che qualcuno si prenderà cura di lei. Più di cinquant’anni dopo quella bambina, a sua volta diventata madre, ricostruisce come una detective, la sequenza dei movimenti di Lucia e Giuseppe, enumera gli oggetti abbandonati dietro di loro, legge articoli di giornale, ricerca sentimenti utili a spiegare il gesto, quel gesto, che le ha permesso di avere un futuro.
redazione