Nell’organizzazione dei nostri ricordi, la Musica sembra un regolatore perfetto. Svolge tanti ruoli contemporaneamente: Termometro Emotivo, Film Narrativo, Glossario, Indice Analitico, Album Fotografico in 3D, Stimolatore Sensoriale.
La Musica, e con essa le canzoni ascoltate soprattutto negli anni dell’infanzie e della prima adolescenza, rimette in sincrono ricordi con stati d’animo, ricollega gli avvenimenti alla possibilità di riviverli esprimendoli.
La Memoria è un’abilità centrale nei nostri processi cognitivi e riguarda il mantenimento dell’informazione nel tempo. E’ quindi la nostra capacità di elaborare, conservare e recuperare l’informazione acquisita. E qui la Musica è determinante.
Non bisogna quindi essere specializzati per godere della Musica. Inizialmente è stato, un atteggiamento passivo: la musica ascoltata dai genitori in casa o dai fratelli maggiori, ma, dagli anni 60 in poi, per migliaia e migliaia di persone è stata un’attività estremamente appagante. Una ricerca continua, una compagnia inseparabile. E la Musica ha scavato un magnifico fiume carsico di ricordi che col passare degli anni è rimasto molto spesso intatto. Lo scrigno indenne dall’erosione del tempo.
Ma come si è formata l’identità musicale, il mondo sonoro, effettivo ed emotivo in chi ha oggi 50, 60 o 70 anni?
La diffusione della Musica non è stata la stessa nei decenni che si sono susseguiti ma, dalla metà degli anni ’50, è avvenuta una “rivoluzione”.
Le generazioni nate da quegli anni in poi sono state le prime nella storia dell’umanità ad ascoltare una quantità di Musica fino a quel momento impensabile e oggi quel “corredo cognitivo” può tornare di grande utilità.
Per tracciare un identikit personalizzato il più possibile, una Carta d’Identità Musicale, non credo sia sufficiente andare a vedere solo le classifiche di vendita degli anni passati e stilare una lista di canzoni.
Redazione